Martedì 21 giugno
La storia si ripeterà? La democrazia è una di quelle cose che sembrano fragili, ma poi alla fine vincono sempre?
Sarà… ma negli Stati Uniti comincia a montare una certa angoscia.
Siamo a cinquant’anni dal Watergate di cui oggi tutti parlano (ne abbiamo appena parlato qui su Maremosso), quando l’opinione pubblica costrinse un presidente corrotto in carica, Richard Nixon, a dare le dimissioni, che la vicenda si ripete con l’ex presidente Donald Trump. Alla Camera si stanno svolgendo le drammatiche audizioni su quanto successe il 6 gennaio 2021, definito ormai comunemente un tentativo violento di “sovvertire il risultato elettorale”, istigato, organizzato e finanziato da Trump.
Sfilano testimoni, si vedono video agghiaccianti, si raccolgono prove che forse renderanno possibile l’incriminazione di Trump per “tradimento della Costituzione”, eppure… Trump è sempre lì, continua ad avere il suo partito in mano, a raccogliere fondi, a minacciare di morte i suoi oppositori interni e soprattutto ad accumulare la forza di ricatto per riottenere la nomination per le presidenziali del 2024.
Unico argomento: “le elezioni del 2020 le avevo vinte IO”, è Biden l’usurpatore della democrazia, “ma questa volta non lo permetteremo”.
Cinquant’anni fa, Nixon si ritirò, il suo partito gli diede cortesemente la grazia, ma lo fece semplicemente scomparire dalla storia.
Oggi, invece, il partito repubblicano sembra essere immerso in un’ipnosi che lo spinge irrimediabilmente sempre più a destra; armi libere e divieto di aborto, limitazioni al diritto di voto (in breve, gli afroamericani devono essere fisicamente dissuasi dal votare), guerra “culturale” per la supremazia bianca e contro il mondo omosessuale. Questi i biglietti da visita; con lo scenario possibile di una nuova guerra civile.
Un esempio? Si è appena concluso il congresso repubblicano del Texas (stato chiave per le prossime elezioni) ed ha stabilito – addirittura con argomentazioni giuridiche – che Biden è un presidente illegittimo, di cui non si riconosce l’autorità.
E su questo, tutti i candidati repubblicani devono “giurare”, così come devono accettare altri punti del programma: “rieducazione degli omosessuali”, “divieto del matrimonio gay”, nessuna pur timida correzione alla pazzia dell’acquisto di armi (e dire che il Texas è lo scenario della strage di Uvalde).
Perché succede questo? Davvero il Grand Old Party ha cambiato natura? Che cosa li rende così fanatici?
Nessuno lo sa, ma l’angoscia comincia a crescere.
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