Lunedì 20 giugno
Con l’invasione russa dell’Ucraina, la circolazione ferroviaria nell’Europa orientale è tornata a dominare il nostro immaginario.
Su un treno vecchio stile hanno viaggiato nella notte Scholz, Macron e Draghi verso Kiev; sui treni viaggiano armi e munizioni con cui l’Europa e gli Usa permettono all’Ucraina di resistere, sui treni viaggia la storia del domani, ricordando il secolo scorso, quando la Germania fece viaggiare Lenin su un treno blindato perché provocasse in Russia la rivoluzione che avrebbe fatto uscire il suo paese dalla guerra; cosa che Lenin fece brillantemente. I treni poi furono la forza del bolscevismo, Trotzky comandava l’Armata Rossa da un treno, e Lenin definì il socialismo come “il potere ai Soviet più l’elettrificazione delle ferrovie”. Nel 1939, come NON si ama ricordare, Hitler e Stalin firmarono un trattato di amicizia che ebbe, tra le molte conseguenze pratiche (prima di tutte l’invasione della Polonia) l’unificazione dei due sistemi ferroviari, che avvenne con una cerimonia ufficiale alla stazione di Leopoli, appena conquistata dalle truppe naziste.
Fu un atto pubblico altamente pubblicizzato, all’epoca.
Gli storici hanno da tempo concluso che l’intervento ferroviario fu decisivo per l’attuazione (Wannsee, 1941) della “soluzione finale della questione ebraica”; tutto era programmato, si calcola che furono almeno tre milioni gli ebrei europei che vennero deportati dai ghetti sparsi in ogni parte dell’Europa, verso i campi di sterminio di Sobibor, Auschwitz, Birkenau.
Tutti gli altri sistemi, secondo gli ingegneri di Hitler, sarebbero stati più costosi; i treni merci, invece, erano a buon mercato; blindati, non necessitavano di soldati di scorta.
L’olocausto europeo venne realizzato con duecentomila treni merci, tutti regolati centralmente da Berlino (orari, costi, fermate), che attraversarono l’Europa per tre anni almeno, con la partecipazione attiva di circa 20.000 ferrovieri. Nel 1944, a guerra per Hitler ormai persa, i nazisti riuscirono a deportare dalla magnifica stazione di Budapest Keleti, 440.000 ebrei ungheresi, destinazione Auschwitz, sotto gli occhi distratti dell’Occidente, che non volle bombardare i binari, come la resistenza chiedeva.
Churchill e Roosevelt considerarono quell’azione militare una inutile deviazione dagli obiettivi primari della guerra.
Quella, purtroppo, fu la nascita della rete ferroviaria europea che oggi è tornata di attualità. La prima volta che la vidi fu nel film di Claude Lanzmann, Shoah, del 1985.
Treni, grandi boschi, campagne deserte, neve, fango. Quando vedo oggi le immagini della guerra e vedo gli stessi paesaggi e le stesse stazioni di allora, quelle immagini mi tornano in mente un po’ troppo spesso.
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