Diario di bordo

Cinquant'anni fa il Watergate. Sembra oggi

Venerdì 17 giugno

Tutta la storia – anzi la Storia - cominciò per un pezzo di scotch che non doveva essere lì.
Lo trovò, nella notte del 17 giugno 1972, e dunque oggi cade il cinquantesimo, Frank Willis, afroamericano di 24 anni, uno dei guardiani notturni del Watergate Hotel, parte di un lussuoso ed enorme complesso edilizio di Washington, sulle rive del fiume Potomac, dalle cui finestre si vedono sia la Casa Bianca che il Pentagono.

Lo scotch copriva la serratura di una porta del garage. Strano. Willis lo tolse di lì e proseguì il giro. Ripassò dopo un’ora e qualcuno aveva rimesso lo scotch, e allora chiamò la polizia che rimediò una pattuglia. Gli agenti salirono le scale, arrivarono al sesto piano e arrestarono in flagranza quattro scassinatori, occupati ad inserire microspie nei telefoni del Comitato Nazionale Democratico, che nell’hotel aveva posto la sua sede. Era un anno di elezioni presidenziali, il “Comitato Democratico” era il luogo da cui il partito democratico decideva la destinazione dei finanziamenti elettorali, in breve il cuore finanziario di una difficilissima campagna contro il presidente uscente Nixon.
I quattro scassinatori erano, senza dubbio, “politici”: ex agenti segreti, ex spie cubane, legati al mondo repubblicano; con la bocca rigorosamente chiusa.

Di questa stranezza si accorgono due cronisti del “Washington Post”, mandati dal giornale a seguire quel piccolo e insignificante processo per direttissima e destinati - loro sì, non la guardia Willis... - a diventare i protagonisti di un mito moderno: quello del giornalismo indipendente che riesce a detronizzare un presidente mascalzone.
Si chiamano (e sono ancora tutti due in attività) Bob Woodward e Carl Bernstein, meglio noti a tutti con le fattezze di Dustin Hoffman e Robert Redford di uno dei film “civili” più famosi del Novecento, Tutti gli uomini del presidente, diretto da Alan J. Pakula, con estremo realismo (a parte il fascino dei due attori, decisamente più sexy dei veri Bob e Carl).

Chissà quanti ragazzi hanno deciso di fare i giornalisti dopo quel film!
I grandi stanzoni con le macchine da scrivere, i caporedattori burberi, la proprietaria del giornale gran signora che sfida il potere, per amore della verità e della dignità.
E poi, loro due, (nel film sono una proto-coppia gay): sempre al telefono, sempre col taccuino in mano, a suonare campanelli, a farsi chiudere porte in faccia, a strappare confidenze, a raccogliere prove con incontri notturni nei garage, a mettere insieme il “caso” e a farsi dare qualche riga in più dal caporedattore. E che caso!
I due scoprono l’esistenza di un “comitato per la rielezione del presidente Nixon”, completamente illegale, che agisce con enormi fondi neri, corrompe giudici, spia gli avversari e li intimidisce, mina dall’interno le regole della democrazia. Quanto sono vicini al presidente Nixon? Prendono ordini direttamente da lui?

Così nacque “Watergate”, diventato ormai proverbiale, tutti gli scandali politici hanno ormai il suffisso “gate”; ma l’originale ebbe il merito di togliere qualsiasi ingenuità dalla politica americana, che si rivelò impastata di soldi sporchi, di corruzione e di manipolazione dell’opinione pubblica.
Con un unico baluardo democratico: i giornali. “Watergate” durò in tutto due anni. L’inchiesta non fu sufficiente a cambiare le elezioni nel novembre del ’72 che Nixon vinse a valanga su un debolissimo McGovern, ma il presidente rieletto non riuscì a fermare lo scandalo e il Senato ordinò una commissione d’inchiesta. E qui arrivò la sorpresa: le sedute della commissione vennero trasmesse in diretta televisiva sui tre maggiori canali di allora, per 11 settimane consecutive, 273 ore totali! sempre con un’audience molto alta; furono la prima soap opera politica, e lasciarono Nixon distrutto. Sottoposto ad impeachment, il presidente preferì dare le dimissioni, il 9 agosto 1974.

Forse non tutti sanno che...
Qualche curiosità sul caso Watergate

  • Curiosità di allora. Il grande complesso Watergate era stato costruito dalla Società Generale Immobiliare, un tempo di proprietà vaticana, passata nelle mani del banchiere della mafia Michele Sindona (la SGI compare col suo nome nel film Il Padrino III, comprata nientemeno che da Michael Corleone).
  • L’informatore segreto che passa le notizie a Bob viene chiamato “gola profonda”, dal titolo del primo film pornografico, uscito appunto nel 1972.
    Solo nel 2005 si scoprirà che era il vicecapo del FBI.
  • L’espressione “follow the money” compare per la prima volta nel film, come modello da seguire quando ci si trova davanti a casi complicati.

A distanza di cinquant’anni, le somiglianze e le differenze con il caso Donald Trump sono sotto gli occhi di tutti. Ancora una volta, in diretta…         

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