Diario di bordo

Cent'anni di solitudine in Israele

Mercoledì 15 giugno

La morte di Abraham B. Yehoshua certo rende tristi, ma è una tristezza che scivola immediatamente nel ricordo del piacere che i suoi libri ci hanno dato.
Parlo per me, naturalmente, ma credo che molti abbiamo avuto la mia stessa sensazione: quel sottile brivido lungo la schiena che prende quando sfogli le pagine e precipiti nella vertigine insieme ai personaggi che escono dalla carta, ti rapiscono e ti portano nel loro mondo.

Mi riferisco, in particolare a Il signor Mani, romanzo tradotto dall’ebraico in italiano da Gaio Sciloni per Einaudi nel 1990.
L’architettura del libro riproduce un castello delle fiabe; il lettore in visita a quello strano palazzo assiste a una serie di conversazioni di cui sente solo una voce; come se fosse all’ascolto di una persona che telefona da una stanza attigua; non sa con chi parla, non sa a quali domande risponde, ma impara, lentamente ad orientarsi nello spazio e nel tempo e a conoscere i misteriosi interlocutori. La prima persona che parla è un soldato israeliano con una devastante esperienza dell’occupazione militare del Libano, seguito dalla sua fidanzata che racconta la sua interruzione di gravidanza; ma poi si torna indietro e diversi “altri Mani” (è il nome della famiglia dei protagonisti), compaiono – sempre in lotta per non morire, sempre accompagnati da funesti presagi - un Mani che rischia di essere condannato a morte per spionaggio dagli inglesi che occupano la Palestina, un Mani soldato nella Creta occupata dai nazisti, un Mani che a Parigi figura tra i più entusiasti sionisti… fino a risalire al patriarca Abraham, rabbino nella Atene di metà Ottocento, il fondatore, in tutti i sensi, di una stirpe che rischia di estinguersi.

Certo, tutti i libri di Yehoshua sono belli, come sono profondi i suoi saggi politici sulla metamorfosi e sul destino di Israele, ma Il signor Mani (per me almeno), supera tutti gli altri.
È come ascoltare una sinfonia, la grande saga dell’ebraismo, che attraversa tutto il Mediterraneo da cui è nata la storia universale; se fosse stato nella lontana America Latina sarebbe stato Cent’anni di solitudine, qui sembra di leggere dei rotoli ritrovati nel Mar Morto, con storie dimenticate della Bibbia.     

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