Venerdì 11 novembre
Dal nostro inviato a San Francisco, Enrico Deaglio
Una delle tante cose belle dell’America è la velocità.
Il cambiamento nella moda, nel linguaggio e, naturalmente, nella politica. Dopo le elezioni di midterm – il grande sondaggio universale sulle sorti della democrazia, vinto per fortuna da noi – alcune cose “non si portano più”. La prima, fortunatamente, è Donald Trump, “the loser”. Qualsiasi cosa decida di fare – candidarsi, rompere con il Partito Repubblicano, mettersi alla testa di un’insurrezione… - ormai Trump è accompagnato da una vibrazione negativa. In sostanza, non ha dato al suo popolo niente di quello che aveva promesso e nel suo bilancio ci sono tre elezioni (e un colpo di stato), tutte fallite. Non ha più molti soldi, è inseguito da processi…
Peccato per tutti quelli che avevano creduto in lui, anche nelle nostre contrade. Mi sembra di capire che “riposizionarsi” sia la parola d’ordine di Meloni, Salvini e compagnia cantante.
Velocissimo anche il cambio di clima nel mondo fantastico e terribile della tecnologia digitale.
Il caso clamoroso è quello di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, che aveva provato ad influenzare le elezioni con la sua nuova creatura, Twitter: “votate repubblicano”, aveva chiesto ai suoi cento milioni di follower. Beh, non gli hanno dato retta. E la cosa probabile è che ora Twitter affronti una causa per bancarotta fraudolenta.
Elon Musk si credeva king maker, dovrà lui stesso diventare dipendente dall’opinione pubblica.
Il più tragicamente candido è stato Mark Zuckerberg, il padrone di Facebook che si è sempre considerato – ed è stato considerato – l’asso nella manica per la vittoria delle elezioni americane. Con una lettera ai suoi dipendenti, ieri Zuck ha annunciato il licenziamento di 11.000 dipendenti e ha anche spiegato il perché: colpa del Covid, ha scritto.
Il Covid - è la sostanza del suo discorso - aveva alimentato un grande volume di affari per noi, e speravamo che durasse. Invece, sembra che ora le persone riprendano una vita reale e ci lascino. Scusate tanto, colpa mia, arrivederci. Difficile pensare che dopo questa scarsa dimostrazione di empatia (lui non si è tagliato lo stipendio), Facebook – o Meta, come si chiama adesso – possa ancora avere un ruolo nella politica e nell’orientamento dell’opinione pubblica.
E dunque, sarà il vecchio Biden o il rampante Ron De Sanctis il futuro dell’America? De Sanctis, attuale governatore della Florida è un uomo di estrema destra, che si sente investito da Dio in una crociata contro l’aborto, l’omosessualità, il materialismo, la woke economy… Non sembra un candidato così forte. “M ‘ndo vai?” gli direbbe Monica Vitti.
Riconsiderate il vecchio Biden, piuttosto. Sentiremo parlare ancora di lui.
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