Mercoledì 9 novembre
Dal nostro inviato a San Francisco, Enrico Deaglio
Non so voi, ma nella mia lunga esperienza di nottate elettorali mi è capitato troppo spesso di andare a letto vincitore e risvegliarmi sconfitto.
Questa volta è il contrario: i democratici, contro ogni previsione, tengono il Senato e forse addirittura “non perdono” la Camera.
L’ondata “rossa”, il colore dei repubblicani, si è trasformata di una disfatta, in particolare per Trump.
Non solo i suoi candidati hanno perso, ma ora l’ex presidente – che alla vigilia aveva fatto come al solito il ganassa – si troverà in seria difficoltà perché sarà il suo partito a fargliela pagare.
Ancora ieri, con fare da gangster, aveva minacciato chi avesse voluto mettersi contro di lui nella candidatura alla Casa Bianca. Ora i minacciati lo ripagheranno con la stessa moneta.
Il Partito Repubblicano sembra essere una succursale del Cremlino, dove non si sa cosa succederà, ma qualcosa di brutto succederà.
Aveva ragione Marylin Monroe: “le elezioni sono uno spasso, non si sa mai chi vince”, non è necessario averne paura.
L’affluenza alle urne è stata molto alta, il tema dell’aborto ha spinto donne e giovani alle urne e ha controbilanciato il luogo comune secondo il quale le elezioni di midterm penalizzano sempre il partito del presidente.
Questa volta il vecchio Joe Biden, dato per finito, ha visto giusto e la sua coerenza è stata premiata.
Ci ricorderemo di queste elezioni, elezioni che tutto il mondo aspettava. Se ci fosse stata l’ondata trumpiana, che tutti prevedevano (bisognerà fare i conti con i sondaggisti e gli opinionisti, prima o poi), oggi guarderemmo all’America come al fallimento della democrazia. E se fallisce lei, liberi tutti. Per fortuna, non è andata così.
Brindano in molti, nell’universo, Zelensky per primo. Nella nostra italietta, nessuno sente la necessità di un commento di Giorgia Meloni, che si era spesa parecchio per Trump.
Alle vostre otto del mattino, l’annuncio che ci si aspettava è arrivato: John Fetterman ha vinto in Pennsylvania, la vittoria che cambia tutto. (la sua storia ve l’avevamo raccontata su Maremosso). Il reverendo Raphael Warnock è in testa (di un soffio) in Georgia, Mark Kelly ha praticamente vinto in Arizona e ci sono chances anche in Nevada per Catherine Cortez Masto. Con questa situazione, il Senato resta a maggioranza democratica.
La cavalcata inaspettata è partita durante la notte con i risultati della Camera dove opinionisti e sondaggisti si aspettavamo un’ecatombe di democratici, e invece, uno dopo l’altro, arrivavano risultati inattesi. Di nuovo, l’abolizione del diritto di aborto è stata la molta che ha portato al voto. Alle 8 di mattina, quando mancano i voti della democratica costa ovest, la Camera (data per terreno di conquista di repubblicani cospirazionisti) è in bilico e i più speranzosi quasi pensano che i dem la possano tenere.
Troppo bello, accontentiamoci del fatto che i trumpiani non l’abbiano espugnata.
Ottime notizie ancora nelle elezioni per i governatori, e clamorose nei referendum sull’aborto, anche negli Stati più conservatori.
E con questo, per la notte, è tutto. Domani scopriremo quanti bei segreti ci fa conoscere la democrazia americana.
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