Diario di bordo

Il canarino e il lavandino

Venerdì 28 ottobre

Dal nostro inviato a San Francisco, Enrico Deaglio

Caro “Maremosso”, c’erano altre notizie grosse, stasera: Putin che attacca le élite liberal dell’Occidente – e viene la pelle d’oca per il linguaggio; il crollo a Wall Street dei giganti della Silicon Valley; la gigantografia di Mussolini apparsa sul Colosseo a cent’anni dalla marcia su Roma… ma quando qui a San Francisco era già sera, è successo qualcosa che passerà alla storia.
Si è vista agitazione in centro, nel palazzo art deco di nove piani a Market Street che ospita il quartier generale di Twitter.
Ieri già si era intuito che qualcosa di strano era nell’aria: Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, era entrato nell’edificio di Twitter portando un lavandino fra le braccia.
Che cosa voleva dire? Facile: che aveva concluso l’acquisto e che si apprestava a “mandare nelle fogne” gli sconfitti.

Un breve riepilogo: Twitter è il social più influente del mondo, usato da politici, giornalisti, influencer, sportivi, industrie.
Ha 1,3 miliardi di utenti, di cui 300 milioni sono attivi. È il principale veicolo nel mondo per far passare “contenuti” con la velocità di un fulmine; ma mantiene delle regole di comportamento. Elon Musk, 220 miliardi di dollari di patrimonio, 51enne americano nato in Sudafrica, è il creatore dell’auto elettrica Tesla, dei viaggi spaziali, dei satelliti che, per esempio, sono finora serviti all’esercito ucraino. Si dice che Musk sia pazzo, e forse è vero. Certo è un despota. Ha ambizioni politiche, è un sostenitore di Trump, adoratore del profitto, nemico dei lavoratori, narcisista.

Ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari per una ragione sopra tutte le altre: riammettere Donald Trump sulla piattaforma, dopo che era stato bannato per il suo ruolo di istigatore nella sedizione del sei gennaio 2021. Ora può farlo: Twitter, da domani può diventare un ricettacolo di pazzi, di antisemiti, razzisti di ogni genere, ciarlatani.
È la concezione del “free speech” che ha Elon Musk.

La seconda cosa strana si è vista giovedi che già faceva buio.
C’era agitazione intorno al palazzo, e la notizia si è sparsa velocemente: Musk ha licenziato tutto il top management di Twitter (ecco spiegato il lavandino…); manager milionari sono stati “scortati” alla porta e invitati a non fare più ritorno. Musk ha preso il potere, e lo ha voluto fare nella vecchia San Francisco che non ha mai amato; forse spunterà qualche foto simbolica della resa degli sconfitti, a fare il paio con le immagini delle purghe in diretta al congresso del Partito Comunista Cinese.

Vedremo il nuovo corso di Twitter tra pochi giorni, forse già da domani. Con le elezioni di Midterm alle porte, con le elezioni in Brasile alle porte, con i satelliti di Musk in Ucraina.

Da domani molti dei discorsi che facciamo – sulla democrazia, per esempio - forse saranno obsoleti.

Domattina vado a farmi un giro intorno a quel palazzo. Non è distante, poi vi farò sapere

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