Diario di bordo

Regna l'ordine a Sakko i Vancetti?

Dettaglio da "The Passion of Sacco and Vanzetti" di Ben Shahn (1967) mosaico installato presso la Syracuse University

Dettaglio da "The Passion of Sacco and Vanzetti" di Ben Shahn (1967) mosaico installato presso la Syracuse University

Mercoledì 15 febbraio 2023

Sembra un macabro scherzo ma, appena ieri, il gruppo di macellai privati al servizio di Putin chiamato Battaglione Wagner ha annunciato con clamore la conquista di un villaggio chiamato Sakko i Vancetti alle porte di Bakhmut, in quel famoso Donbass che sta tanto a cuore a Silvio Berlusconi. Il gruppo Wagner ha anche pubblicato una foto dell’unica casa rimasta in piedi.
D’altronde Sakko i Vancetti, che vent’anni fa vantava 17 abitanti, negli ultimi tempi ne aveva solo tre.

Come tutti sanno, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti sono i due anarchici italiani famosi in tutto il mondo per essere morti sulla sedia elettrica nel Massachussetts nel 1927, alla fine di un lungo processo (erano accusati di rapina e omicidio) che gettò il disonore sul sistema giudiziario degli Stati Uniti, guidato dal pregiudizio politico e dal razzismo. Per salvare le loro vite si era mosso mezzo mondo; furono indetti scioperi generali e manifestazioni, preghiere e rosari, diplomatici fecero tentativi, ma nulla riuscì a smuovere la decisione della giustizia americana. I due andarono al patibolo dichiarandosi innocenti e proclamando la loro fede nell’anarchia.

Non fa quindi stranezza che la Russia sovietica decidesse di onorare due martiri del capitalismo americano, in Ucraina e nei luoghi che avevano visto la rivolta anarchica dei contadini guidata da Nestor Machno; ma c’era della malafede o del sarcasmo, perché se gli USA di anarchici ne mandarono al patibolo due, ne deportarono centinaia offendo loro una destinazione a loro scelta: la maggioranza scelse la Russia e se ne pentì amaramente. Prima (poco) Lenin e poi (molto) Stalin, i bolscevichi sterminarono gli anarchici in Russia, in Ucraina, e li inseguirono fino in Spagna e in Messico.

Quando l’Ucraina divenne indipendente, anno 2001, la toponomastica comunista venne sradicata. Sakko i Vancetti, però, rimase.
Un po’ perché era piccolo, un po’ perché da quelle parti gli anarchici di Machno avevano lasciato un bel ricordo.

Non c’è morale in questa storia.
Se non che gli anarchici, alla fine, vincono loro. I veri Sacco e Vanzetti emozionarono il mondo nel film di Giuliano Montaldo (1971) e con la canzone di Joan Baez; l’allora governatore dello Stato Dukakis riabilitò la loro memoria e dichiarò il loro processo ingiusto.

Ci sarà un futuro anche per il villaggio di Sakko i Vancetti, laggiù nel Donbass.

Per approfondire

La storia di Sacco e Vanzetti

Di Remo Fuiano | Andrea Pacilli Editore, 2022

Non piangete la mia morte

Di Bartolomeo Vanzetti | Edizioni Clichy, 2017

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