Mercoledì 8 febbraio 2023
La vittoria è nella foto: un uomo anziano, che non sembra passarsela benissimo.
È provato, ha la barba lunga; deve aver perso un occhio, perché lo copre con una lente affumicata applicata su un paio di occhiali di quelli che passa la mutua. Però sorride, timidamente, stirando le labbra e, meno timidamente, con l’altro occhio, che è giovane, allegro ed ha il lampo della felicità.
L’occhio del fortunato sopravvissuto…
Chi è? È Salman Rushdie, 75 anni, il grande scrittore indiano che, per aver scritto Versetti Satanici, un libro irridente sulla superstizione religiosa islamica, venne condannato a morte dall’ayatollah iraniano Ruhollah Khomeini. Era il 1989, Khomeini era al potere assoluto in Iran da dieci anni, con milioni di seguaci pronti ad esaudire i suoi desideri. Rushdie aveva 42 anni e sapeva che la “fatwa” doveva servire da esempio a tutti. Per dieci anni visse in una virtuale prigione a Londra, protetto ma separato dal mondo; con il nuovo secolo si trasferì a New York e, lentamente, prese ad uscire per le strade, ad andare al ristorante, a frequentare alcuni amici. Riprese a vivere e a scrivere. Si sposò – lui, bruttarello - con una donna bellissima, poi divorziò, infine si risposò. Si sentiva libero di vivere e di scrivere.
Aveva conservato, forse anche acuito, il gusto per la storia, la mitologia e la profezia tipiche della sua scrittura e che lo avevano reso famoso fin dai tempi di Figli della mezzanotte. Il suo Quichotte, un eroe mezzosangue indiano-americano in lotta contro i mulini a vento della superstizione, del consumismo e del razzismo trumpiano, uscì proprio allo scoppiare della pandemia di Covid, che il romanzo aveva previsto.
E poi, quando l’epidemia declinò e il mondo cominciò a respirare, Salman Rushdie venne selvaggiamente colpito dalle coltellate di un fanatico khomeinista durante una pubblica conferenza nello stato di New York, nella sede di un’antica tradizione culturale in cui lettori e autori si ritrovano a discutere di su “immaginazione e scrittura”. Era l’agosto del 2022. Scampato alla morte, si seppe solo che aveva perso un occhio e l’uso di una mano.
Oggi esce il suo nuovo libro, Victory City (in Italia La Città della Vittoria, Mondadori).
Salman parla di una sua immaginaria antenata, nel medio evo indiano, una ragazza che sfuggì alla morte e fondò una città dove la superstizione non aveva cittadinanza.
Salman ha vinto per noi tutti, che non siamo eroi, ma solo lettori.
Di
| Mondadori, 2023Di
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