Diario di bordo

Finalmente un giudice che dice una verità sul 41 bis

Immagine tratta dal libro "Elogio dei giudici scritto da un avvocato di Piero Calamandrei, Ponte alle Grazie, 1999"

Immagine tratta dal libro "Elogio dei giudici scritto da un avvocato di Piero Calamandrei, Ponte alle Grazie, 1999"

Lunedì 6 febbraio 2023

Domenica di transizione: Giorgia Meloni ci difende con fermezza dall’anarchia; Cospito, se morirà, lo farà in ospedale, “monitorato”; i sondaggi sono per la “linea dura”, che a questo punto non si capisce più che cosa sia…  Insomma, il clima è davvero deprimente.

Per questo motivo, ho letto con piacere un’intervista concessa a La Stampa dal magistrato Alfonso Sabella (famoso nel mondo per la serie televisiva Il Cacciatore in cui si raccontano le sue imprese palermitane che hanno assicurato alla giustizia alcuni tra i latitanti mafiosi più importanti).
Sabella,  apertamente e con un certo coraggio, definisce il 41 bis uno strumento di tortura per ottenere confessioni e un qualcosa che avvicina i metodi dello Stato a quelli della mafia.

Sabella ricorda poi un caso importante, quello del “depistaggio Borsellino”, che ha infangato tutta la magistratura antimafia ed è stato digerito dall’opinione pubblica senza scandalo.

Dice Sabella, parlando del falso pentito reo confesso dichiarato credibile da una novantina di magistrati che hanno avvalorato quella sciagura della nostra civiltà giuridica:

«Io ho interrogato due volte Vincenzo Scarantino e non ho mai creduto che fosse il responsabile della strage di Via d’Amelio. Lasciandolo gli dissi: ‘Se lei è un mafioso, io sono un fisico nucleare’. Ciò prima ancora della collaborazione di Gaspare Spatuzza e del ruolo di pezzi da 90 come il boss Pietro Aglieri. Ho sempre pensato che ad ammazzare Paolo Borsellino e gli agenti di scorta fossero stati gli uomini di Brancaccio. Lo Stato non estorce dichiarazioni. E si è capito dopo cosa era accaduto in quel depistaggio. Non si cerca un colpevole a tutti i costi. E con il 41 bis non si avallano teoremi né si ottengono confessioni anche vere. Il fine non giustifica i mezzi. Così si distrugge il 41 bis e non si consegue nessun risultato utile.

Complimenti a Sabella per la chiarezza.
Aggiungo però due dettagli, che possono aiutare a rendere attuale la conversazione. Il primo è che la “confessione” di Scarantino (1994) portò all’arresto di una dozzina di innocenti che passarono una quindicina d’anni nelle carceri speciali al 41 bis, prima di essere liberati, senza che sia mai stata loro chiesta scusa. E questo dovrebbe essere ricordato oggi, che il 41 bis è messo in discussione, e da un anarchico, per giunta!

Al secondo dettaglio può rispondere Sabella stesso. Dopo aver assistito a questo scempio di giustizia, fece qualcosa per impedirlo? Che effetto gli ha fatto vedere compiersi sotto i suoi occhi tanta inciviltà?  Cambiò la sua vita? Denunciò il caso, protestò, intervenne nelle sedi appropriate?

Grazie anticipatamente per la risposta.

Libri per saperne di più

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