Martedì 14 febbraio 2023
Scontato e deprimente il risultato elettorale, con quel tocco ambiguo che ci ricorda come solo il 40 per cento abbia partecipato al gioco democratico. C’è forse da ringraziare, perché probabilmente sarebbe andata peggio se un altro venti per cento avesse partecipato a questa festicciola sul ponte del Titanic.
Lugubri, meschini o vacui i commenti post-voto degli sconfitti; decisamente al di sotto – a livello qualitativo - dei commenti post Sanremo, che almeno parlano di sesso, tradimenti, trasgressioni, cannabis, biancheria intima.
Tranquilli, però: non resterà molto di tutto questo parlare, viviamo in tempi leggeri, fluidi e – stando ai sociologhi - abbastanza stupidi.
Ma francamente non mi sarei aspettato l’indifferenza italiana davanti al proclama, alla vigilia del voto e di una possibile, nuova invasione russa, di Silvio Berlusconi contro Zelensky; Berlusconi non solo gli ha intimato la resa, ma lo ha indicato come la causa della guerra in corso e come il responsabile delle sofferenze del suo popolo; ha individuato nell’America di Biden (e non certo in quella di Trump) l'ispiratrice di un complotto che vuole arrivare alla terza guerra mondiale.
Nessun leader politico al mondo - nemmeno nessun dittatore - si era mai esposto tanto.
Berlusconi ha persino dettato le condizioni finanziarie di una resa della Repubblica Ucraina.
L’America dovrebbe abbandonare Zelensky alla mercé del suo boia e pagare novemila miliardi di dollari per le distruzioni provocate…. dall’invasione russa.
E dove pensa, B., di trovare un tribunale internazionale che accetti una simile proposta?
Nessuno sa spiegare perché un vecchio fané, ma che è pur sempre una persona che tuttora detiene potere politico in un grande paese europeo – fino a pochi mesi fa era un possibile candidato alla presidenza della Repubblica Italiana – si possa spingere fino a tanto.
Nessuno sa spiegare da dove gli venga tanto odio, tanta determinazione, tanta tracotanza.
Eppure l’Italia - e purtroppo non in piccola porzione - sta dalla sua parte.
E questo è - secondo me ben più del risultato elettorale – il segno ripugnante di quel che siamo diventati.
Di
| La nave di Teseo, 2022Di
| Rizzoli, 2015Di
| Il Mulino, 2022Potrebbero interessarti anche
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