Arrivi e partenze

Deaglio racconta "C'era una volta in Italia. Gli anni Sessanta"

C'era una volta in Italia. Gli anni sessanta

Con un ritmo serratissimo, Deaglio racconta gli intrecci, le trame sotterranee e le svolte inaspettate del nostro racconto collettivo, mentre in sottofondo ci sono le canzoni, la moda, i film che hanno cambiato il volto del Paese.

Gli anni Sessanta? Sono stati favolosi.

Ogni volta che qualcuno cita il decennio compreso fra il 1960 e il '69, ogni volta che una voce evoca gli anni Sessanta in radio, alla televisione o semplicemente nel corso di una discussione fra amici, c'è sempre quell'aggettivo pronto a saltar fuori, come un pupazzetto a molla salta fuori dalla scatola, per riassumere il clima di un periodo storico che fu bello anche in virtù delle sue contraddizioni.
I favolosi anni Sessanta: parentesi storica effervescente come le bollicine di uno champagne di favolosa - appunto - annata. Vero. 
Ma dietro quella sfavillante retorica, ad ascoltare con attenzione, si può ancora udire il rumore delle fabbriche e dei ritmi cui sottoposero milioni di emigrati dal mezzogiorno, il frastuono delle automobili che cominciavano allora a colonizzare le città, il digrignar di denti di poteri e ideologie che vedevano come fumo negli occhi il vento giovane e nuovo che attraversava le piazze. 

Gli anni sessanta (pubblicato da Feltrinelli) è il primo volume di una storia d'Italia tutta da scoprire.
Una storia raccontata come solo Enrico Deaglio poteva raccontarla, inanellando cronache, testimonianze, aneddoti e riflessioni - assieme a tantissime fotografie - nel segno di un approccio decisamente pop a una materia che troppo spesso risulta gravata da ipoteche ideologiche.

All'occhio e all'orecchio di Deaglio non sfugge nulla: dalle canzoni trasmesse alla radio agli eventi sportivi, dalla politica ai fatti di costume, dal cinema ai libri, tutto è degno di essere raccontato e di contribuire alla restituzione vivida e credibile di un periodo che continua a irradiare una allure fortissima. 
E allora C'era una volta in Italia. Gli anni Sessanta è un libro che si può aprire in un punto qualsiasi, forti della convinzione che ad ogni pagina qualcosa catturerà la nostra attenzione e ci farà pensare "... toh! e chi l'avrebbe mai detto?".
Perché se è vero che sessant'anni - come quelli che sono trascorsi dal periodo che Deaglio indaga in questo libro - sono un tempo umanamente considerevole, è altrettanto vero che dal punto di vista della Storia sono poco più che un battito di ciglia
E invece l'Italia che va componendosi davanti ai nostri occhi, pagina dopo pagina, anno dopo anno, è stupefacente: un paese che ha appena prodotto un boom del quale è difficile trovare l'eguale nella storia moderna e nel contempo un paese ancora profondamente segnato da un'arretratezza che verrebbe da definire "sistemica". La Chiesa, soprattutto, con il suo potere di persuasione e di orientamento della società, appare in molte delle cronache che Deaglio redige quasi come fosse un "animale ferito": alle posizioni di apertura e modernizzazione emerse dal Concilio Vaticano II, la parte più retriva e conservatrice di quel "secondo Stato" oppone un furore ideologico che spesso produce ingerenze indebite nella società civile. A questo proposito, ad esempio, la vicenda della rivista del Liceo Parini La zanzara e dei fatti che seguirono la pubblicazione di un'inchiesta sulle abitudini delle giovani studentesse, è davvero esemplare

E poi la morte di Fausto Coppi, con l'ondata di cordoglio che suscitò, quella di Adriano Olivetti e del suo sogno utopistico (ma quanto reale!) di una fabbrica che fosse a misura d'uomo e capace di far parlare di sé nel mondo intero, quanto a innovazione (altro che certe start up dei giorni nostri!)… e ancora: il sogno dell'indipendenza energetica perseguito da Enrico Mattei e la sua tragica interruzione; i tanti film che al cinema seppero rappresentare il lato oscuro di una dolce vita alla quale era lecito cominciare a non credere più… fino al sigillo definitivo su una stagione in cui tutto era sembrato, davvero, possibile: la bomba del 12 dicembre 1969 che devastò la Banca Nazionale dell'agricoltura di Piazza Fontana, a Milano, causando molti morti e chiudendo a doppia mandata tutte le finestre di opportunità che il decennio aveva aperto. Da lì in poi, sarebbe stata tutta un'altra storia.
Quella che Deaglio ci racconterà nel prossimo volume di C'era una volta in Italia

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Conosci l'autore

Laureatosi in Medicina a Torino nel 1971, comincia poi la carriera da giornalista della carta stampata e della televisione negli anni settanta, presso il quotidiano «Lotta Continua», di cui è stato direttore dal 1977 al 1982. Successivamente lavora in numerose testate tra cui «La Stampa», «Il Manifesto», «Epoca», «Panorama», «L'Unità». Tra il 1985 e il 1986 è direttore del quotidiano «Reporter» e collaboratore del quotidiano «La Stampa» di Torino. Alla fine degli anni Ottanta comincia a lavorare come giornalista televisivo per Mixer: segue in particolare le vicende della mafia in Sicilia e viene inviato per programmi di inchiesta in vari paesi. Negli anni novanta conduce vari programmi d'inchiesta giornalistica di attualità su Raitre, tra cui: Milano, Italia (gennaio-giugno '94), Ragazzi del '99 (1999), Così va il mondo, Vento del Nord e L'Elmo di Scipio. Dal 1997 al 2008 dirige il settimanale «Diario». Oltre ad alcune opere di narrativa, ha pubblicato vari libri-inchiesta tra cui La banalità del bene - Storia di Giorgio Perlasca (Feltrinelli), Patria 1978-2008 (il Saggiatore). Tra gli ultimi suoi lavori si ricordano: Il vile agguato (Feltrinelli), Storia vera e terribile tra Sicilia e America (Sellerio), La zia Irene e l'anarchico Tresca (Sellerio), La ferita del secolo scorso (Feltrinelli), La bomba. Cinquant'anni di Piazza Fontana (Feltrinelli), Patria 2010-2020 (Feltrinelli), Cose che voi umani (Marsilio) e C'era una volta in Italia. Gli anni sessanta (Feltrinelli).

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