Martedì 16 maggio 2023
Una sessantina di anni fa divenne molto di moda un brillantissimo sociologo canadese, Marshall McLuhan, che cominciò con buoni consigli su come collocare le merci negli scaffali dei supermercati per vendere di più e concluse con il suo mantra più famoso: “il medium è il messaggio”, essendo “medium” quello che oggi noi chiamiamo “media”.
In sostanza: se dici “... Hitler in fin dei conti aveva ragione” su un volantino, magari distribuito di notte, non ti si fila nessuno. Se invece passi lo stesso messaggio sulla televisione pubblica, vinci le elezioni.
Da questa idea, nacque uno dei tanti disastri dei media moderni: ovvero, una ricerca ossessiva su quali fossero i mezzi di comunicazione che si potevano prestare a diffondere le convinzioni più offensive, disoneste e tragiche per convincere “la platea”, ovvero l’opinione pubblica.
La televisione la fece da padrona fino a una decina di anni fa, quando si scoprì che i social media erano una TV moltiplicata per cento e potevano arrivare dentro le tue paure più nascoste spingendoti a fare cose che non avresti mai pensato di fare.
Tutto ciò mi è venuto in mente di fronte alle cose che succedono oggi, indicatori di un sistema entrato in crisi: Fox News (grande stampella di Trump) ha appena licenziato il suo più redditizio conduttore televisivo, Tucker Carlson, perché "troppo razzista"; Facebook, che ebbe un grande ruolo nella manipolazione del voto popolare in Inghilterra e in America, sta licenziando a mani basse perché nessuno ci crede più; stessa cosa sta succedendo con Twitter che, da quando l’ha comprata Musk con l’idea di farne una piattaforma della destra, è sull’orlo del collasso.
Se il vecchio McLuhan fosse ancora vivo - è un peccato che se ne sia andato nel 1980, perché era molto spiritoso - si sarebbe enormemente divertito a seguire le vicende paranoiche che hanno legato politica, manipolazione mediatica ed opinione pubblica, in cui noi italiani siamo sempre stati all’avanguardia: siamo stati noi (mica altri!) ad aver prodotto Berlusconi e Beppe Grillo, guadagnandoci un totale di trent’anni, a ripensarci, di scemenze, egualmente divise tra Mediaset e RAI.
Ora assistiamo a sintomi di declino.
Mediaset, con l’abbandono del fondatore, pare non abbia più ragione di esistere; per quanto riguarda i resti della RAI, ora che Fazio e Littizzetto se ne sono andati, resta più poco al grande servizio pubblico, perlomeno sul versante dell’informazione e della pubblica conversazione.
Ma la maledizione della RAI è che deve trovare qualcuno, qualcosa, per continuare a manipolare, perché questo è il suo compito, come avrebbe detto il vecchio Marshall.
Ce la farà?
Di
| Il Saggiatore, 2015Di
| Feltrinelli, 2019Di
| Einaudi, 2015Potrebbero interessarti anche
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