Giovedì 4 maggio 2023
In caso ci fossero dei dubbi, vorrei assicurare i lettori che non tutti i fisici teorici, non tutti i divulgatori scientifici famosi, non tutti gli ex giovani di sinistra, su temi cruciali come la guerra e la pace la pensano come Carlo Rovelli.
Rovelli sta avendo un incredibile successo di pubblico, e io francamente non riesco a capire perché sia stato invitato sul palco del primo maggio.
Non capivo neanche perché il professor Orsini venisse invitato alla trasmissione della figlia di Enrico Berlinguer e perché continui ad esserlo. Vabbè, veniamo al punto.
Nell’agosto del 1939, colleghi importanti come Teller e Szilard, andarono a trovare Albert Einstein, nella sua casa di Long Island, New York.
Volevano metterlo a parte dei progressi rapidissimi che la Germania nazista stava facendo nel progetto di fissione dell’atomo, partendo dall’uranio di cui avevano conquistato miniere in Cecoslovacchia; cosa che doveva allarmare, perché avrebbe potuto portare presto alla costruzione di una bomba atomica, talmente leggera da essere trasportata in aereo. Einstein li guardò stupito: una bomba? Poi mormorò: "Daran habe ich gar nicht gedacht" ("Non ho mai neanche lontanamente pensato a una cosa del genere”).
I tre decisero di scrivere una lettera pubblica per avvertire il governo americano del pericolo e fu Einstein solo, per la sua fama, a firmarla.
Il presidente Roosevelt, cui era indirizzata, l’ebbe tra le mani l’11 ottobre, un mese dopo che Hitler aveva invaso la Polonia.
Due giorni dopo il presidente istituiva il Comitato consultivo sull’uranio, del quale facevano parte, tra gli altri, Fermi e Szilard. Fu l’inizio dell’era atomica.
La paura per la minaccia nazista aveva dunque trasformato la visione politica di Einstein. Come egli stesso scriverà nel 1952: “La mia parte nella realizzazione della bomba atomica è consistita in un unico atto: firmai una lettera per il presidente Roosevelt […]. Ero pienamente consapevole dei danni terribili che sarebbero stati arrecati all’umanità in caso di successo. Ma la possibilità che i tedeschi stessero lavorando al medesimo problema con qualche probabilità di successo mi obbligò a compiere questo passo. Non potevo fare altro, sebbene fossi un convinto pacifista”.
Tutto qui, ma sono cose che Rovelli dovrebbe conoscere.
Di
| Bollati Boringhieri, 2019Di
| Adelphi, 2022Di
| Bollati Boringhieri, 1997Potrebbero interessarti anche
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente