Enrico Galiano, seduto sulla nostra poltrona per raccontarci di Geografia di un dolore perfetto (in un'intervista che pubblicheremo a breve), ci consiglia di leggere un libro il cui autore abbiamo avuto ospite su quella stessa poltrona poco tempo prima di lui.
Scopriamo La mossa del matto. L'Iliade di Bobby Fischer, scritto da Alessandro Barbaglia.
La mossa del matto è la storia di una vita, quella di Bobby Fischer, e il tentativo di rispondere a questa domanda partendo dalla ricostruzione della finale del campionato mondiale di scacchi del 1972, la sfida del secolo, quella tra il "matto" americano – Bobby Fischer – e il campione in carica: il leggendario scacchista russo Boris Spasskij.
Nel 1972 la Guerra Fredda tra USA e URSS poggia su dei riquadri bianchi e neri e si svolge tra alfieri, torri e cavalli: l'americano Bobby Fischer e il sovietico Boris Spasskij siedono ai due lati di una scacchiera alla finale del campionato mondiale di scacchi.
Tra le loro dita, ben più che pedine: due culture che si sfidano con la sola forza della mente.
La vicenda e la scrittura di Barbaglia ti portano dentro questo libro, ed è bellissimo anche perché l'autore è talmente bravo che riesce ad infilare la propria vicenda personale in tutto questo
Sono infatti tre le linee narrative che si intrecciano nel libro di Alessandro Barbaglia, che va oltre alla descrizione dell'evento storico in sé per mettere in parallelo le due personalità di Fischer e Spasskij e paragonarle a quelle di Achille e Ulisse. A sorpresa, tra le pagine, emerge anche l'infanzia dell'autore e il rapporto con il padre, perso in giovane età.
Fischer, il "matto" dalla personalità eccentrica e imprevedibile che imparò a giocare a scacchi leggendone le istruzioni a soli sette anni, è Achille, chiamato alla guerra che inizialmente rifiuta poiché offeso da Agamennone per avergli portato via Briseide, la sua schiava. Alla sua stregua, Fischer si rifiuta di recarsi a Reykjavik finché non viene convinto, ma chiedendo in cambio il raddoppiamento del premio spettante al vincitore.
Sembrerebbe automatico pensare che il suo avversario sia Ettore, proprio come nell'Iliade, e invece è Ulisse. Stratega, ingegnoso e accomodante, come dimostra più volte (un esempio è accettare che alcune partite vengano disputate in uno sgabuzzino al riparo dal pubblico), il campione russo fronteggia l'americano come i due eroi mitologici sulla piana di Troia.
E dove trova il suo incastro l'esperienza autobiografica di Barbaglia?
Negli aneddoti. Un'infanzia passata ad ascoltare il padre psicologo parlare con i colleghi della personalità di Bobby Fischer: un viaggio tra i ricordi intrisi di nostalgia.
Un richiamo, questo libro, non solo alla storia ma anche all'introspezione.
Galiano ha fatto sua questa lettura e ci invita a fare altrettanto. Potremo mai tirarci indietro?
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