«Io credo che il Movimento Sociale Italiano abbia avuto il ruolo molto importante di traghettare verso la democrazia milioni di italiani che erano usciti sconfitti dalla guerra», disse Giorgia Meloni da poco insediata alla presidenza del Consiglio, nella conferenza stampa di fine anno del 2022, «e a mio avviso ha avuto anche un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica, il terrorismo».
La realtà è stata assai meno edificante, in particolare fino ai primi anni Settanta, e questo saggio di Davide Conti arriva giusto in tempo per smontare l’ennesimo tentativo di riscrivere il passato da parte degli eredi della fiamma tricolore.
Almirante e Rauti furono gli animatori di una comunità fortemente ostile alla radice fondativa della democrazia. E sono il punto d'origine di una certa destra contemporanea.
Il partito nato dalle ceneri della Repubblica di Salò, unica forza parlamentare estranea al cosiddetto “arco costituzionale”, non mancò di attaccare con vigore la repubblica parlamentare nata dalla Resistenza. In nome dell’anticomunismo (suo principio di legittimazione, al posto dell’antifascismo), il MSI arrivò ad auspicare soluzioni sulla falsariga del golpe militare in Grecia.
Dopo L’anima nera della Repubblica. Storia del Msi (Laterza 2013), Conti approfondisce qui i primi tre decenni della sua storia, focalizzandosi sulle figure dei due “gemelli diversi” missini, l’ex segretario Giorgio Almirante e Pino Rauti, giornalista, parlamentare di lunghissimo corso e fondatore di Ordine Nuovo, prima corrente e centro studi e poi gruppo scissionista d’impronta neonazista, razzista e antidemocratica.
Oggi sono figure celebrate del pantheon di Fratelli d’Italia, il primo come grande protagonista della vita democratica, il secondo come intellettuale coraggioso, anticipatore e anticonformista, presunta vittima di una “persecuzione giudiziaria” (tesi vittimistica agitata dal partito sin dal primo arresto nell’ambito dell’inchiesta per la strage di piazza Fontana), sebbene lo stesso Rauti, intervistato nel 2000, affermasse come avendo "sempre sfuggito questo piagnisteo […] avendo fatto parte di un esercito ribelle ed illegale, avendo sempre fatto attività politica antisistema, beh un certo scotto uno lo deve pagare".
Sulla scorta di una vastissima documentazione reperita presso numerosi archivi, analizzando con rigore episodi e passaggi cruciali, Conti illustra invece come Almirante e Rauti abbiano coltivato per anni – in modo diverso ma complementare – rapporti ambigui con l’estrema destra radicale, finanche con soggetti coinvolti nella stagione stragista.
Bisogna attendere il 1973 perché Almirante prenda posizione in modo netto contro le derive violente.
E se Rauti è stato assolto da ogni imputazione connessa alle stragi, ben diverso è il quadro delle responsabilità accertate in capo agli appartenenti alla sua creatura politica.
Nel novembre 1969, dopo che Almirante diventa segretario, Ordine Nuovo rientra in larga parte nel Msi a seguito di Rauti (anche per beneficiare dell’ombrello protettivo del Partito), tuttavia mantiene sempre una spiccata autonomia e strutture proprie. E oggi sappiamo che Ordine Nuovo non fu soltanto una “fucina di idee”, ma uno degli attori protagonisti della strategia della tensione, in stretta relazione con le strutture occulte per la “guerra non ortodossa” al comunismo che prendono forma all’interno delle forze armate e degli apparati di sicurezza dal 1966.
L’azione violenta, dunque, non appartenne solo agli scissionisti del Movimento Politico Ordine Nuovo, responsabili dell’omicidio del P.M. Vittorio Occorsio nel 1976. Dietro la facciata legale del centro studi, esisteva una struttura paramilitare coperta, in cui hanno militato i responsabili delle maggiori stragi terroristiche da piazza Fontana a piazza Loggia.
Per questo e per molto altro Fascisti contro la democrazia è una lettura appassionante, indispensabile per capire in quale terreno si siano protese davvero quelle “radici profonde” spesso richiamate dagli esponenti di Fratelli d’Italia.
L’edizione aggiornata della prima storia complessiva del Msi a firma del politologo Piero Ignazi, originariamente pubblicata nel 1989: Il polo escluso. La fiamma che non si spegne: da Almirante a Meloni, Il Mulino 2023.
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