Il 14 febbraio 1989 l’ayatollah Khomeini emette una fatwa (condanna a morte) contro Salman Rushdie per il suo libro I versi satanici. Poche ore dopo, Susan Sontag, presidente di PEN America, organizzazione il cui obiettivo è aumentare la consapevolezza per la protezione della libertà di espressione negli Stati Uniti e nel mondo, attraverso il progresso della letteratura e dei diritti umani, decide di sostenere Rushdie. Molti intellettuali si fanno da parte (tra questi John le Carré o Roald Dahl); altri invece si schierano a favore della libertà di espressione (tra questi Don DeLillo e Edward Said).
Un intellettuale non è solo ciò che scrive, non è solo ciò che dice. È soprattutto è ciò che fa.
In questa dimensione, la biografia di Benjamin Moser, basata sugli archivi privati della scrittrice, oltre che su centinaia di interviste realizzate dall'autore, è un'esplorazione nella vita pubblica e privata di un'intellettuale di grande spessore dell’ultimo mezzo secolo: consente di capire un tempo culturale e politico.
Dal Premio Pulitzer 2020 Benjamin Moser. Sontag è la prima biografia basata sugli archivi riservati di Susan, oltre che su centinaia di interviste realizzate dall’autore, fra cui spicca quella alla fotografa Annie Leibovitz, compagna di Susan per quasi vent’anni, che per la prima volta ha accettato di parlare della loro storia.
Susan Sontag è ricordata oggi per le sue scelte di vita, per il concetto di impegno, ma lo è meno per le intuizioni che ha avuto. Per esempio: sul concetto e l’uso della fotografia nel profilo della cultura di massa e nell’età dell’immagine; sulla questione della malattia e sull’AIDS; sul fascino che esercita il film totalitario o l’idea di bellezza legata alle esperienze dittatoriali; su quanto e se ci inquieta vedere il dolore degli altri in un tempo in cui tutti vedono tutto. Ovvero nel tempo, scrive, in cui la macchina fotografica è una «macchina predatoria» e lo sguardo è un «occhio selettivo non innocente».
Non necessariamente una biografia deve essere il luogo di una santificazione. Benjamin Moser non nasconde niente del carattere personale, ma anche del rapporto con il pubblico che Sontag tiene nel tempo.
Sontag. Una vita mantiene l’impegno e la promessa che un lettore si aspetta da una biografia: la ricostruzione di un ambiente, l’attenzione ai conflitti e alle scelte che compie il protagonista, l’illustrazione attenta di un percorso che è fatto di «svolte» e di contraddizioni – nel pubblico e nel privato, la voglia di saperne di più, la capacità di fornire molti elementi senza ergersi a giudici o a inquisitori.
In tempi in cui molti vanno a cercarsi santini con cui identificarsi non è poco. Anzi è molto, moltissimo.
Di
| Einaudi, 2004Di
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