Diario di bordo

Tre passi nella democrazia

Mercoledì 20 dicembre 2022

Giornata piena, per definire quello che si intende per democrazia.
Con tre casi destinati a durare, di sicuro nelle nostre discussioni.

Primo caso: Il comitato della Camera americana che conduce i lavori d’inchiesta sugli “avvenimenti” del 6 gennaio 2021, ha concluso la sua monumentale missione definendo quello che è successo: si è trattato di una insurrezione tesa a sovvertire un regolare esito elettorale; è stata organizzata e finanziata dal presidente sconfitto; lo stesso ha cercato in diversi modi di ostacolare il corso della giustizia.
Per queste ragioni il comitato raccomanda al ministro della giustizia di indagare Donald Trump e la sua corte per cospirazione, insurrezione e ostruzione della giustizia. Se la domanda verrà presa in considerazione – lo sarà? Questo è il problema – Trump potrebbe essere imputato di reati che prevedono l’ergastolo.

Il caso non ha precedenti alla storia occidentale moderna.

Secondo caso. Il signor Elon Musk, sudafricano-americano inventore visionario e uomo più ricco del mondo, è in seri guai finanziari. In un impeto di megalomania due mesi fa ha acquistato la piattaforma Twitter - 44 miliardi di dollari, una cifra che allieverebbe i principali mali del mondo -  per farne un veicolo politico orientato verso le peggiori intenzioni; Twitter, nella sua idea, dovrebbe dare spazio legittimo a Trump, al suprematismo bianco, all’antisemitismo, al razzismo. Non ha funzionato, Twitter gli è crollata nelle mani
Ieri ha chiesto ai suoi milioni di follower: “pensate che debba lasciare la guida dell’azienda? Rispetterò il verdetto”.
Il verdetto è arrivato, con il 57 per cento dei 13 milioni di votanti che hanno cliccato “yes”. Adesso tocca a lui.

È un bel caso a proposito delle insidie della democrazia diretta – una cosa che rimanda a Ponzio Pilato con Gesù e Barabba – e che gli italiani ben conoscono, essendo passati per Grillo, Casaleggio e piattaforma Rousseau. 
Tutte cose, fortunatamente, dimenticate.

Terzo caso.  Dopo la conclusione dei mondiali in Qatar, con tutto ciò che ha comportato – corruzione per l’assegnazione, meraviglia per la realizzazione, trionfo del cattivo gusto con la vestaglia d’oro imposta a Messi - si può ancora pensare che il gioco del pallone sia l’unica isola in cui vale il talento, la fatica, l’intelligenza, l’amicizia?

Ma sì. Tutto sommato sì.       

... è la democrazia, bellezza!

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