Venerdì 31 marzo
La guerra c’è, ed è destinata a restare. Mariupol rasa al suolo, un milione di bambini rifugiati, voci dicono che Putin è ormai nel bunker, altri dicono che ha una strategia terribile, le notizie dai campi di battaglia nella neve hanno un qualcosa di napoleonico, con l’Armata Rossa assiderata.
Per questo weekend vi propongo tre libri.
Il primo è di Gyorgy Dalos, Ungheria 56, sulla rivolta di Ungheria (così attuale). Mi è venuto in mente sentendo le notizie di oggi, i russi si ritirano, è quasi fatta.
Anche allora si ritirarono, una colonna lungo la via Ulloi (quella dei Ragazzi della via Pal), gli ungheresi festeggiarono e poi… la colonna tornò, sempre dalla via Ulloi, per chiudere i conti.
Imre Nagy, lo Zelensky di allora, venne “invitato a spiegare” a Mosca. Trent’anni dopo si seppe che era stato impiccato subito.
Il secondo mi viene in mente osservando le prestazioni del dilagante prof. Orsini, che invita alla resa gli ucraini, e anzi consiglia loro di farlo subito, per evitare l’agonia.
Ha un precedente – oltre ai gangster che nei film dicono “tutti a terra, e non succede niente” - nel famoso Charles Lindbergh, l’eroe aviatore della prima traversata atlantica. Aveva fondato un movimento molto popolare, “America First”, contro gli ebrei e gli immigrati e “sconsigliava” apertamente l’America ad entrare in guerra. Perché? Era stato ospite dei nazisti, aveva visto ed era rimasto ammirato dalla loro Luftwaffe. “Sono fortissimi”, continuava a ripetere “non ci conviene”. Il libro di riferimento è, naturalmente, “il complotto contro l’America” di Philip Roth, Einaudi.
Il terzo riguarda la resistenza, come abbiamo imparato a conoscerla, come cambierà il nostro immaginario nel futuro. Ce la faranno gli ucraini? Sono come i nostri partigiani? Rileggiamoci Beppe Fenoglio, il più grande, che ci racconta cosa fu l’inverno del 1944, lassù sulle langhe, aspettando un lancio di armi degli inglesi. Non c’è che da scegliere: Il partigiano Johnny, Una questione privata, I racconti, tutti pubblicati da Einaudi.
Sperando che aprile non sia il mese più crudele
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