Bassa marea

L'importanza di parlare del tempo

Uno studio dell’università inglese di Warwick rivela che bastano quattro minuti di “small talk”, le piccole chiacchiere informali che si fanno tra persone che si incontrano per la prima volta o non hanno grande confidenza, per rivelare aspetti della nostra personalità

Malcom Gladwell, un giornalista americano del settimanale New Yorker diventato una specie di guru del nostro tempo grazie a una serie di libri best-seller, lo chiama in uno dei suoi saggi Il dilemma dello sconosciuto: anche se parliamo la stessa lingua, afferma, capirsi con il nostro prossimo può essere complicato, specie se non conosciamo niente della persona che ci sta di fronte, ovvero se incontriamo un estraneo. Più che trovare una ricetta o una soluzione al problema, Gladwell lo descrive, spiegando perché è così difficile comprendere chi non conosciamo.

Personalmente, diffido dei giornalisti che cercano di cambiare professione, presentandosi come scienziati, filosofi o indovini, in genere con il trucco di spacciare banalità per grandi scoperte. È ovvio, infatti, che sia difficile capire chi sia uno sconosciuto: a volte non basta una vita per capire fino in fondo la persona che ci sta accanto, per non parlare di capire veramente sé stessi.
Una ricerca pubblicata in questi giorni, tuttavia, illumina un diffuso luogo comune sull’argomento: le prime impressioni sono quelle che contano. Lo studio dell’università inglese di Warwick rivela che bastano quattro minuti di “small talk”, le piccole chiacchiere informali che si fanno tra persone che si incontrano per la prima volta o non hanno grande confidenza, per rivelare aspetti della nostra personalità che lasciano un’impressione a lungo termine e influenzano futuri rapporti di lavoro o interpersonali.

Maestri di questi dialoghi piuttosto scontati, in cui non si dice apparentemente nulla di rilievo, sono gli inglesi, famosi per le disquisizioni sul tempo, anche perché sulla loro isola esposta alle correnti dell’Atlantico cambia in continuazione.
Ma perfino quando si dicono amenità come “bella giornata, nevvero?”, afferma la ricerca, l’intonazione, il breve scambio di battute, la maniera di relazionarsi, hanno una notevole importanza. Non esistono regole o consigli in materia, se non uno, concludono gli studiosi inglesi: mostrare curiosità per il prossimo aiuta a fare buona impressione e avere migliori relazioni, anche quando si parla del tempo. Specie se la curiosità che si mostra è sincera. A me viene in mente quella famosa battuta di Tennessee Williams in Un tram che si chiama desiderio, il dramma teatrale da cui fu tratto un famoso film dallo stesso titolo: “Devo sempre affidarmi”, dice a un certo punto Vivien Leigh a Marlon Brando, “alla gentilezza degli sconosciuti”.

Un tram che si chiama Desiderio
Un tram che si chiama Desiderio Di Tennessee Williams;

Uno dei grandi classici del teatro del Novecento in una nuova traduzione integrale. La metafora melodrammatica e passionale di un'America divisa nel profondo, ieri proprio come oggi.

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