Sebbene sia di uso comune anche nella dizione originale inglese, "hobby" in italiano si traduce con “passatempo”: ma nessuno ammetterebbe che sfogliare i social media sul web, il modo più diffuso di passare il tempo per quasi tutte le generazioni odierne, sia un hobby
Nei tempi antichi della mia infanzia e adolescenza era abbastanza comune avere un hobby.
C’erano compagni di scuola che collezionavano francobolli, altri che costruivano modellini di navi, altri ancora che si dedicavano appassionatamente ai puzzle. In epoca più recente, la parola "hobby" era passata di moda: aveva un che di arcaico, come il gioco dei quattro cantoni e ruba bandiera. Riportata in auge dai lockdown della pandemia, oggi sembra vivere una seconda giovinezza.
Solo che non è semplice mettersi d’accordo sulle attività che possono rientrare nella categoria.
Sebbene sia di uso comune anche nella dizione originale inglese, hobby in italiano si traduce con “passatempo”: ma nessuno ammetterebbe che sfogliare i social media sul web, il modo più diffuso di passare il tempo per quasi tutte le generazioni odierne, sia un hobby.
Né troverete qualcuno disposto a includere la lettura di libri o l’ascolto di musica nella definizione di “passatempo”: una passione, casomai, o un arricchimento culturale. Il bridge o gli scacchi? Due giochi che possono addirittura diventare una professione.
Correre o fare surf? Due sport. Andare per ristoranti o per vigneti? Un vizio, o un piacere, a seconda dei punti di vista.
E allora, insomma, che cosa rimane, se uno vuole avere un hobby?
Il giardinaggio, risponderebbe un inglese. I cruciverba, direbbe mia suocera. Il sudoku, direbbe un mio nipote fortissimo in matematica.
La verità per quanto mi riguarda è che per avere un “passatempo” bisogna innanzi tutto avere tempo: e adesso che a tutte le altre cose da fare, lavoro famiglia casa, si aggiungono le distrazioni digitali, di tempo ne abbiamo sempre meno. Un buon hobby, in un certo senso, sarebbe non fare niente: almeno per qualche minuto al giorno. E’ quello che consigliano i guru della meditazione.
Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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