Cosa fare se erediti un castello?
La domanda che leggo stamani sul Financial Times non si riferisce a Carlo, che diventando re ne ha ereditati dalla madre Elisabetta II tre o quattro a seconda della definizione che si vuole dare di una fortezza, antico maniero o imponente magione, tra cui Buckingham Palace, Windsor e Balmoral in Scozia, i primi due in realtà di proprietà dello stato, che li lascia usare gratis al sovrano di turno, il terzo una proprietà privata della regina, passato da un genitore al figlio (primogenito, come si usa nelle dinastie) “tax free”, perché la famiglia reale è esentata dal pagamento della patrimoniale.
No, la domanda del quotidiano finanziario britannico si riferisce a tutti gli altri che ricevono in dote un castello o magari lo acquistano e un giorno lo lasceranno alla prole.
La questione non riguarda un numero così ristretto di persone come si potrebbe credere. Consultando Google, si scopre che la nazione con il maggior numero di castelli è la Germania, che ne ha 25 mila. L’Italia non è molto più indietro, a quota 20 mila. Nel Regno Unito, le regioni che ne hanno di più sono Galles e Scozia. Il problema comune a tutti i proprietari è che molti di questi antichi edifici sono diroccati, la stragrande maggioranza ha bisogno di continui restauri e le spese di manutenzione sono altissime, basti pensare al riscaldamento, specie in tempi di crisi energetica.
Non c’è bisogno di essere miliardari per comprare un castello.
Un’amica giornalista inglese, andata in pensione con il desiderio di cambiare vita, ha venduto la propria casa di Londra e comprato un castelletto (diciotto stanze, sterminate cantine, vasto terreno) nel nord-est dell’Inghilterra: affascinante, forse popolato da spettri, ma talmente diroccato che non è sicura di riuscire a restarci per sempre. La soluzione che molti proprietari vecchi e nuovi di castelli adottano è trasformare il proprio in albergo o almeno in un B&B. Senza scomodare il capolavoro di Kafka, il risultato è che, nella suddivisione di classe “upstairs, downstairs”, bene illustrata dalla serie tivù Downton Abbey, in questo caso al piano di sotto ci finiscono i padroni di casa, impegnati a servire la colazione e rifare le stanze ai clienti.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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