Diario di bordo

Mattarella, un discorso memorabile

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Lunedì 2 gennaio 2023

Buon anno, prima di tutto.

Il 2023 di sicuro partorirà qualcosa, visto che il 2022 è stato così gravido di avvenimenti epocali.
Un grande stato indipendente nel cuore dell’Europa invaso da un esercito brutale e barbarico, come non succedeva dal 1939. La Corte Suprema americana ha condannato l’aborto che la stessa Corte aveva permesso e garantito quarant’anni fa, dando l’esempio al mondo.
Poi il voto delle donne americane, che condanna senza appello la decisione della Corte suprema; e ancora, la sconfitta di Bolsonaro in Brasile, la vittoria di Biden in America, il disastro dell’Inghilterra post Brexit, la vittoria (resistibile) di Giorgia Meloni in Italia, la catatonia del PD, l’incerto futuro della Chiesa Cattolica colpita dalla morte lungamente annunciata del Papa Emerito (sono veramente ammirevoli gli sforzi di molti di spiegare quanto sia stato un grande teologo e persino umanamente simpatico…)

Poi altre cose sono successe, quasi improvvisamente: la Cina – pare, perché non si sa niente di preciso – è invasa dal Covid, di cui nessuno sa prevedere le conseguenze; l’America sta assistendo al crollo finanziario degli uomini più ricchi del mondo – i tecnocrati che pensavano di avere il potere sul pianeta – primo fra tutti quell’Elon Musk che trovava normale essere eletto Papa dell’universo e dettare i nuovi dieci comandamenti; Zelensky ha parlato davanti al Congresso americano… Provate a pensare se Imre Nagy nel 1956 o Alexander Dubceck nel 1968 avessero potuto fare lo stesso viaggio….

Con tutto questo bendidio di promesse, difficile che il 2023 possa essere un anno banale.

Credo che lo abbia ben capito il nostro Presidente Mattarella, autore – a mio parere – di un notevole discorso di Capodanno, come se fosse un giovane leader e non un vecchio zio di 81 anni. Tante le cose schiette che hanno colpito: pagate le tasse! Difendete la sanità pubblica! Fate largo ai giovani e alle loro idee, che sono buone, difendete la scienza e buttatevi con coraggio nella transizione elettrica… Poi, ha indicato degli esempi da seguire e con cui solidarizzare, quando ha detto:

“… lo testimoniano le giovani dell’Iran, con il loro coraggio. Le donne afghane che lottano per la loro libertà. Quei ragazzi russi, che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra…

Ora, se il riferimento alle donne afghane e alla ragazze iraniane era quasi “dovuto” – nel senso che è difficile non solidarizzare con loro – quel riferimento ai ragazzi russi che rifiutano la guerra, mi è sembrato molto coraggioso. Sì, perché su questo terreno, possiamo davvero fare molte cose: aiutarli a fuggire, accoglierli in Italia, dare loro ospitalità e sostegno nelle nostre sedi diplomatiche, fornire loro assistenza legale, parlare di loro sulla nostra stampa…

Bravo, presidente ad indicare una strada che il nostro governo può seguire!
E un terreno di impegno per i nostri pacifisti.

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