Arrivi e partenze

Ne L'orecchio di Kiev di Andrei Kurkov risuona l'assurdo di ogni guerra

Nel 1921 l'Ucraina perse l'opportunità di diventare indipendente, ma conservò il proprio umorismo

Andrei Kurkov
L'orecchio di Kiev
L'orecchio di Kiev Di Andrei Kurkov;

L’orecchio di Kiev è il primo episodio di una nuova serie firmata da Andrei Kurkov, un romanzo picaresco che ridà vita al passato del suo paese, confermandolo come uno dei migliori autori viventi di lingua russa. Un poliziesco di grande ritmo e, per di più, un libro divertente.

Il Comma 22 di Andrei Kurkov non dev'essere certificato da alcun medico militare, perché passa per la coda a cavaturaccioli di un maiale. 
Già: leggendo L'orecchio di Kiev, nelle (rare) pause per riprendere fiato fra risate, commozione e semplice ammirazione per la bravura mostruosa di Kurkov, torna alla mente il paradosso che fu al centro del fortunatissimo romanzo di guerra scritto da Joseph Heller. «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.», recitava l'inesistente paragrafo al codice di guerra. E la storia che Kurkov ci racconta nel corso dell'intervista che abbiamo raccolto al Salone del libro di Torino presso lo stand dell'editore, ricorda da vicino l'assurdità di cui ogni guerra è impregnata. L'orecchio di Kiev introduce ai lettori due personaggi - lo studente Samson Kolečko, eroe suo malgrado, e la bella Nadežda, impiegata degli uffici di statistica di fede bolscevica che saprà conquistare il suo cuore  -e li fa correre a perdifiato in un plot che miscela sapientemente elementi crime e da fiction storica, ricetta di difficilissima preparazione che Kurkov maneggia in souplesse grazie alla sua grande inclinazione umoristica.

Così, quando questo cosmopolita e sanguigno scrittore - la cui voce si inscrive a pieno titolo nel solco tracciato da Gogol e da Bulgakov - ci racconta dei maiali ucraini durante la rivoluzione del 1921, ecco che l'assurdo si prende la scena senza chiedere il permesso. E una risata cortocircuita d'emblée la stupidità della burocrazia sovietica, i vicoli ciechi della corruzione, la profonda iniquità dell'arbitrio e del potere.
Sentite Kurkov: "I bolscevichi permettevano ai contadini di tenere maiali vivi. Ma i contadini non potevano macellarli e vendere la carne. Se avevi maiali e ne vendevi la carne potevi essere processato e condannato ad una sentenza fra i tre e i cinque anni perché, secondo le regole bolsceviche, tutta la carne apparteneva al Governo. Se il maiale era vivo, però, poteva appartenere al contadino".

È un romanzo storico ed è una crime fiction. Racconta della vita delle persone a Kiev nel periodo più difficile, con molti dettagli onesti che nessuno conosce, perché li ho recuperati dagli archivi

Il romanzo (pubblicato dalle edizioni Marsilio) riesce a spingersi là dov'è raro che i romanzi contemporanei d'impronta storica riescano ad arrivare: Kurkov poggia infatti su una solidissima erudizione, una conoscenza dei fatti storici e dei personaggi che ne furono protagonisti che si nutre dell'accesso in profondità ad archivi finora non scandagliati con tanto scrupolo.
Ma soprattutto, Kurkov unisce a quell'approccio da storico una disinvoltura nel trattare i materiali di partenza che supera il timor reverenziale spesso avvertito dai romanzieri nei confronti delle fonti (altrimenti L'orecchio di Kiev non sarebbe il romanzo selvaggiamente divertente che è) ma non trascende mai da una profonda consapevolezza del contesto storico narrato. 
Ecco perché la riflessione sulla giustizia che nel libro è contenuta può dirci qualcosa anche delle pastoie in cui ci dibattiamo oggi, ad esempio nella sanguinosa e drammatica vicenda dell'invasione russa dell'Ucraina.

C'è squilibrio fra la cosiddetta giustizia e la moralità, ma per qualcuno è molto importante capire cosa sono la vera giustizia e la vera moralità

Kurkov scrive in russo, la lingua nella quale ha sempre scritto, e racconta della mancata indipendenza del Paese in cui vive da quando aveva pochi anni - l'Ucraina - consapevole del fatto che quella che si sta consumando in questi mesi è l'ennesima tappa di una vicenda storica che prende la rincorsa da lontano, e che è destinata a non esaurirsi neppure quando (auspicabilmente presto) i cannoni taceranno.
Ma anche nella notte più nera, ci ricorda l'autore (il cui romanzo è stato candidato al Premio Strega Europeo 2023, poi vinto da Emmanuel Carrère con il suo V13), il biancore di una chiostra di denti aperta in un sorriso ci fa tornare umani. 
Si può chiedere di più, ad un romanzo?

Mettetevi all'ascolto dell'Orecchio di Kiev, e salutate i vostri nuovi amici Samson e Nadezda, grati al loro papà letterario Andrei Kurkov

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Conosci l'autore

Scrittore nato in Russia, ma di origine ucraina, vive a Kiev dall'età di due anni. A 12 anni possedeva la settima collezione di cactus dell’Ucraina. È autore di otto romanzi (che hanno spesso protagonisti animali: un topo, un camaleonte, un pappagallo…) e di quattro libri per bambini. Pic nic sul ghiaccio, tradotto in dieci lingue, è stato un best seller in Germania e in Francia.Ha pubblicato, sempre per Garzanti, L'angelo del Caucaso, I pinguini non vanno in vacanza e L'ultimo amore del presidente. Nel 2023 esce per Marsilio L'orecchio di Kiev.

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