Luigi Lo Cascio è un affabulatore naturale, e il suo Storielle per granchi e per scorpioni è un'occasione per conoscere meglio l'autore e noi stessi.
Lo Cascio ci parla di incontri, letture, persone, sogni, e tutti sentiamo di conoscere ciò di cui racconta perché tutti abbiamo incontrato persone, letto libri, sognato vite, trovando in queste occasioni il modo di guardare a noi stessi leggermente di sbieco e aprendo così a prospettive inedite un'idea che credevamo - quanto erroneamente! - cristallizzata e immobile.
Chiamarle “storielle” è cosa seria – come seri sono sempre i giochi –, perché in verità questi racconti, con una vena umoristica che percorre tutto il libro, invitano a meditare, e con il lettore – proprio come fa il titolo – giocano continuamente: lo spiazzano, ne spostano lo sguardo sollevandolo dalla quotidianità o, al contrario, spingendolo nelle pieghe dei giorni per osservarli al microscopio.
Ecco: le 33 storielle che questo bel libro consegna nelle nostre mani sono altrettanti enzimi.
Trentatré occasioni per dar seguito al motto latino nosce te ipsum attraverso la maieutica che è propria dei racconti ben raccontati.
Dica trentatré, Dottor Lo Cascio! ... ed ecco che davanti a noi si squaderna un bestiario come nei fabliaux medievali, un giardino di parole che lavorano con ironia, paradosso e respiro nella nostra coscienza di lettori.
Moderno bestiario di Esopo, wunderkammer bagnata dalla luce antica dei cuntisti palermitani che attorno al dimenarsi dei pupi hanno saputo imbastire un’epica senza tempo, i racconti sono anche debitori al furore semantico di Landolfi e guardano a volte alla Centuria di Manganelli, riuscendo però ad affermare una voce completamente originale, dalla quale è bello lasciarsi sorprendere.
Qua ci sono uomini, animali e piante che danno vita a racconti ad orologeria, pronti a disinnescare certezze, a metterci di fronte allo specchio delle nostre fallaci sicumere.
E dappertutto ridiamo, di quel riso che non è cinismo ma partecipazione sensibile e attiva ai fatti della vita.
Con una vena umoristica che lo percorre, il libro è un invito a meditare, un gioco con il lettore che impara a leggere la propria quotidianità ora con leggerezza, ora in profondità.
Proprio come i due animali che danno il titolo alla raccolta, Lo Cascio ci avvisa: questi brani vanno letti con il beneficio del dubbio.
Questo libro è dedicato e scritto per chi - come i granchi e gli scorpioni - prenderà queste storielle con le pinze. [...] con la virtù di crederci, ma non fino in fondo.
Se è vero che il diavolo si nasconde nei dettagli, le “Storielle” cui allude il titolo del libro scritto da Luigi Lo Cascio non sono dunque da intendersi come “storie piccole”.
Piuttosto, si tratta di frammenti, testimonianze, scarti, illuminazioni: piccole storie nelle quali ciascuno di noi può rispecchiarsi il tanto che gli basta per affilare chele ed aculei, e poter guardare poi alle cose di tutti i giorni con uno sguardo diverso. Come sempre la buona narrativa dovrebbe fare, i racconti di Lo Cascio inducono cortocircuiti e spaesamenti in modo da riattivare il metabolismo narrativo del lettore.
In questa intervista, che siamo felicissimi di poter proporre ai lettori di Maremosso, conosceremo più da vicino Luigi Lo Cascio, ma avremo modo di scoprire anche il ricordo di un Andrea Camilleri ancora sconosciuto e di essere ammessi sul set di I cento passi, il film di Marco Tullio Giordana grazie al quale Lo Cascio, nei panni di un indimenticabile Peppino Impastato divenne famoso.
Entrate assieme a noi in queste Storielle: sarà bellissimo, vedrete!
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