Arrivi e partenze

Lost in translation. Ottavio Fatica e l'arte di tradurre

“Nous voici encore seuls”. Eccoci ancora soli.
Con l’incipit di “Mort à credit” di Louis Férdinand Céline introduciamo questa conversazione sull’arte di tradurre.
Sì, "eccoci ancora soli", la frase che Ottavio Fatica sceglie fra mille altri inizi possibili, per dire del mestiere che svolge da anni e del quale è riconosciuto maestro. Sarà perché il traduttore è, in fondo, sempre solo. Solo con il testo sul quale sta lavorando, solo con sé stesso, solo con l’autore, in una danza che in certi momenti può somigliare a un incontro di boxe.
Una sfida che, se affrontata senza preparazione, può distruggere chi la stia praticando.


Leggete anche Ottavio Fatica. Il rumore di Guerra, la musica di Céline, sulla sua traduzione-capolavoro di Guerra.

Lost in traslation
Lost in traslation Di Ottavio Fatica;

«Il traduttore ha come compito l’interpretazione dei segni, che sono anch’essi sogni, di quei sogni che imbastiscono parole, che le animano: che sono le parole».

La traduzione è un gioco vertiginoso, che chiede a chi lo pratica una combinazione di sensibilità propria e orecchio per la sensibilità altrui.
Ma soprattutto, è un mestiere che porta con sé una “solitudine troppo rumorosa” (… e qui rendiamo omaggio a Bohumil Hrabal) per l’apnea nel testo che il traduttore è costretto a compiere, coi sensi vigili ma facendosi sordo ai rumori del mondo, mentre dialoga con il suo autore, domandandogli se il ritmo e la musica della sua prosa vivano anche nella lingua di cui egli sta vestendo il testo.
Il traduttore interroga, scrive, riscrive. Ascolta, soprattutto: perché non c’è altro lavoro, nel mondo del libro, che chieda in modo tanto esigente di sapersi mettere all’ascolto di ogni vibrazione, intenzione, ripensamento.

Ecco allora che, quando Fatica ci spiega come tradurre possa diventare a volte impossibile perché una data epoca non riesce a “sentire certe cose", tutto si chiarisce: gli strumenti di cui il traduttore dispone non sono solamente quelli tecnici ma anche - e soprattutto - quelli culturali, che in quanto tali non possono vivere fuori dal tempo in cui si esprimono. 

Lost in translation, pubblicato da Adelphi, è un libro che traduce per tutti i lettori le bellezze e le fatiche del tradurre, una summa condensata dell’arte di Ottavio Fatica, che è fra i più grandi traduttori del nostro tempo. Attraverso la conversazione che abbiamo avuto con lui, speriamo di poter offrire a tutti coloro che sono interessati alla traduzione, alla sua pratica e al mestiere che ne discende, tanti spunti su cui riflettere. 

Abbiamo aperto con un incipit céliniano. Chiudiamo allora con l'explicit del Voyage che lo stesso autore compì verso il fondo scuro della notte: "qu'on en ne parle plus". Non se ne parli più.

Alcune traduzioni di Ottavio Fatica

Moby Dick

Di Herman Melville | Einaudi, 2016

La peste scarlatta

Di Jack London | Adelphi, 2000

Il signore degli anelli

Di John R. R. Tolkien | Bompiani, 2020

Fuoco e ghiaccio. Testo originale a fronte

Di Robert Frost | Adelphi, 2022

Kim

Di Rudyard Kipling | Adelphi, 2003

Un vaso d'alabastro illuminato dall'interno. Diari

Di George G. Byron | Adelphi, 2018

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