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L'essenziale. Appunti di un lettore avventuroso di Giovanni Floris

Giovanni Floris è un giornalista, scrittore, autore e conduttore televisivo, ma prima di essere tutto questo, egli è stato lettore, e quindi un avventuriero.

E questo libro è il diario di bordo che si trova a scrivere a posteriori, nel quale tenta di ricostruire quell'avventura che lo ha accompagnato per tutta la vita fino al qui e ora: la lettura

Ne L'essenziale. Appunti di un lettore avventuroso (edito da Solferino), Floris si accinge nell'impresa di ripercorrere a ritroso le tappe dello sviluppo della sua sensibilità per la parola scritta, ponendosi in principio la domanda di bambino: Perché?

L'essenziale. Appunti di un lettore avventuroso

Floris, che confessa di non essere «un lettore naturale», condivide con semplicità in queste pagine ciò che ha ricavato assecondando il suo bisogno di leggere, un bisogno che, magari misconosciuto, appartiene a tutti. Perché la vita è fatta della stessa materia di cui sono fatti i libri e queste pagine ce lo dimostrano.

Perché leggiamo? Qual è il primo motore che chiama all'azione? La cosiddetta quest che spinge l'eroe a partire all'avventura. «Lo compio per difendermi dalla logica» dichiara in principio e, subito dopo, affigge le sue tesi alle porte della razionalità e del suo culto, che come un'epidemia sembra affliggere una fetta sempre più vasta di persone.

Il lavoro, la vita quotidiana, ci spingono a razionalizzare, a ragionare in chiave di causa ed effetto, di decisioni e conseguenze. Guai se non lo facessimo, tanto più se abbiamo un incarico che comporta responsabilità verso altre persone: è l'unico modo per fare scelte giuste e utili. Ma non è (per fortuna) l'unico modo di vivere. Perché chi garantisce che la nostra logica sia infallibile? (...) Tra causa ed effetto, in realtà, c'è di mezzo quell'oceano di pensieri, sensazioni, emozioni, riflessioni che sei sicuro di trovare sempre nei romanzi, o più in generale nell'arte.

Tra causa ed effetto, quindi, c'è di mezzo il lettore. Con la sua sensibilità affinata e il bagaglio emotivo di chi sente e sa che esiste un universo al di là del mondo visibile, misurabile, logicamente comprensibile.

Così Floris rivendica il diritto a uscire dal tracciato della logica, boicottando la tirannia dei come e ricordare i perché, e l'unico modo per farlo è «scendere in verticale, abbandonando il percorso orizzontale della vita».

Come un sommozzatore, quindi, il lettore si spinge verso il fondo delle cose. O almeno questa è l'immagine subacqua che viene evocata nella mia mente. Perché, in fondo, anche io sono stata lettrice di questo libro, prima di essere la penna che ora ne scrive, e a mia volta la lettura di queste parole ha scavato nel mio immaginario, spingendosi sul fondo e riaffiorando con nuovi significati e associazioni.

Perché, in fondo, è questo che fa un buon libro.

Un buon romanzo, un buon libro, ti prende per mano (o per il bavero) e ti sposta, in un punto da cui le cose si vedono diversamente, o si vedono meglio.

La seconda domanda che muove lo scrittore verso la tappa successiva del suo viaggio a ritroso nell'avventura di lettore è: quando?

In quale momento della vita i libri colpiscono per lasciare il segno? « Mi colpisce sempre quando nelle interviste ai personaggi famosi viene chiesto quale sia il libro della vita, e la risposta è un libro letto a trenta, quaranta, o addirittura cinquant'anni» confessa il giornalista a un certo punto.

Non è dunque quando si è più navigati, secondo Floris, che si leggono i libri che per noi sono più importanti. Perché i libri che contano davvero, nella vita, sono proprio quello che ci fanno cambiare radicalmente rotta, che ci danno nuova direzione e quindi, inevitabilmente, nuovo sguardo.

Allo spazio della scuola, eventualmente dell'università, risale il tempo della formazione. Il peso specifico di ogni attimo passato tra i banchi è infinitamente maggiore di quello che acquistano poi gran parte dei successivi attimi, giorni e anni nel «mondo reale».

So che è una teoria piuttosto radicale, ma secondo me gli occhiali per vedere il mondo li acquisti prima dei vent'anni, e da lì in poi cambi la montatura, ma non le lenti.

Ma il filo rosso che attraversa il libro lungo tutta la sua estensione e che tiene insieme ogni elemento, ogni tappa, di cui si compone è: il come. Come è diventato nel tempo il lettore, lo scrittore e il giornalista che conosciamo oggi?

Floris risale il fiume dell'esperienza, delle scelte professionali e personali nelle quali è sempre stato accompagnato un coro di autori e da compagni di vita e di letture con cui ha condiviso scoperte, pensieri, avventure. «Non è la mia memoria personale, ma un substrato collettivo cui attingere».

Per capire infatti quale essere umano diventare e quali principi abbracciare nel lavoro da giornalista che sogna fin da ragazzo, ha interrogato autori diversi tra loro, accogliendone le provocazioni, soppesando i turbamenti vissuti dai personaggi come fossero amici o parenti a cui chiedere consiglio.

«Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira» scrive J.D. Salinger nel romanzo che lo ha reso famoso Il giovane Holden e lo stesso sembra essere accaduto a Floris con gli autori delle letture che lo hanno formato. Ma soprattutto che lo hanno aiutato a «risolvere il dilemma tra logica ed empatia».

Da adolescente, ha frequentato Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Joris-Karl Huysmans, Paul Verlaine, Oscar Wilde, «maestri decadenti» che con i loro versi o la loro prosa, hanno avuto il merito di aver dato a quella stagione di gioventù e ribellione il diritto di vivere «solo nel possibile».

D'altronde non c'è giovinezza senza ribellione e i libri, anche se in pochi ce lo dicono, sono tra i più potenti strumenti di ribellione che esistano.

Man mano che è diventato adulto, è andato a scontrarsi con le indecisioni del matematico dell'Uomo senza qualità, i dilemmi di Vitangelo Moscarda di Uno, nessuno, centomila le ossessioni di Zeno Cosini ne La coscienza di Zeno, scoprendo così di dover cucire insieme nella lettura «possibile e reale».

Giovanni Floris, quindi, ci concede il racconto della sua vita a partire dall’«essenziale» che ha ereditato di volta in volta, di libro in libro, da ciascun romanziere, poeta, saggista o regista, le cui parole pur quando cancellate dal tempo, si sono trasformate in un necessario cambio di sguardo o di rotta

E quando rileggo quello che ho annotato, magari anni dopo, il più delle volte non ricordo il collegamento che c'è tra le mie righe e la trama del testo. Mi ritorna però, come un brusio nella memoria, il senso del paragrafo che avevo sottolineato, il ricordo di ciò che quelle righe mi avevano detto. Non la trama intera, non la storia. Il senso di quelle poche righe. L'essenziale. Quello che resta quando dimentichi tutto.

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Conosci l'autore

Giornalista italiano. È noto al grande pubblico per la conduzione del talk-show Ballarò, dopo il quale è diventato autore di Dimartedì su La7. Superata la prova di idoneità professionale, fu assunto dal Giornale Radio Rai nel 1996, dove fu inviato e conduttore. In particolare, si trovava a New York all'epoca dei fatti dell'11 settembre 2001. Dopo quella esperienza, fu nominato corrispondente per la RAI dagli USA, con sede a New York, dove si trasferì. Dopo un anno, nel 2002, divenne conduttore del nuovo talk-show Ballarò, che lo ha portato alla notorietà. È vincitore di numerosi premi tra cui Saint-Vincent, Premiolino, Flaiano, Guidarello e Elsa Morante. Tra le pubblicazioni per Rizzoli si ricordano: Monopoli (2005), Risiko (2006), Mal di merito (2007),  La fabbrica degli ignoranti (2008), Separati in patria. Nord contro Sud: perché l'Italia è sempre più divisa (2009), Zona retrocessione. Perché l'Italia rischia di finire in serie B (2010), Decapitati. Perché abbiamo la classe dirigente che non ci meritiamo (2011), L'invisibile (2019). Per Feltrinelli Il confine di Bonetti (2008) e La prima regola degli Shardana (2016), con il quale ha vinto il Premio Internazionale Capalbio Piazza Magenta 2016 - Sezione Letteratura e giornalismo televisivo. Nel 2020 è uscito per Solferino L' alleanza. Noi e i nostri figli: dalla guerra tra i mondi al patto per crescere, nel 2022 il romanzo Il gioco e nel 2023 L'essenziale.

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