Monica Acito dice di aver «pensato molto a quale libro scegliere», ma in realtà la risposta l'aveva già tatuata addosso.
In occasione dell'uscita del suo romanzo d'esordio Uvaspina di cui è venuta a parlarci, è partita proprio da quell'amore epidermico per un personaggio di Gabriel García Márquez, Remedios, per consigliarci di leggere Cent'anni di solitudine, capolavoro dell'autore colombiano.
Con questo romanzo tumultuoso che usa i toni della favola, sorretto da un linguaggio portentoso e da un'inarrestabile fantasia, Gabriel García Márquez ha saputo rifondare la realtà e, attraverso Macondo, il mitico villaggio sperduto fra le paludi, creare un vero e proprio paradigma dell'esistenza umana.
Una famiglia centenaria quella dei Buendía, il cui incipit del libro è rimasto impresso nella storia della letteratura tanto quanto nelle nostre menti.
“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio”.
Una fine dall'inizio, un preludio di ciò che ci aspetta nelle pagine che seguono, dove tutti i primi elementi evocano la storia stessa, quella di sette generazioni il cui destino si ripete ad ogni discendenza. Quella degli Arcadio e degli Aureliano, con stessi nomi, stesso carattere, stessa esistenza solitaria provenienti dalla propria linea di sangue.
Iniziamo con José Arcadio, fondatore del villaggio di Macondo.
Da qui, sette generazioni di personaggi incredibilmente longevi, si snodano negli anni, partendo da Ursula Iguarán, la più vecchia donna di casa Buendía e moglie di José Arcadio, la quale vivrà 120 anni.
La fondazione di Macondo avviene in seguito alla spedizione dei due consorti in compagnia di ventuno amici. Dopo ventisei mesi di viaggio durante i quali Ursula mette al mondo il primogenito José Arcadio, la comitiva si ferma e fonda Macondo sulla riva di un fiume. Qui nasce il secondogenito dei Buendía, Aureliano, con il potere della chiaroveggenza.
A collegare la città con il mondo esterno è lo zingaro Melquíades, portatore di progresso e alchimia, alla quale il capostipite dei Buendía si affascina a tal punto da perdere interesse nella propria famiglia per anni, finché Ursula non riesce a riportarlo coi piedi per terra. Da qui nasce però la soledad che, nel corso di tutta la vicenda, sarà compagna di ogni personaggio di Márquez.
Una fitta rete di personaggi costella la vicenda, come Rebeca, una ragazzina di undici anni che viene adottata dai Buendía ed è causa di un’epidemia di insonnia che contagia Macondo, o Amaranta, terzogenita di Ursula e José che cresce invidiosa nei confronti della sorellastra. Pietro Crespi, l'uomo di cui le due si innamorano. Remedios Moscote, la bambina di nove anni sposata da Aureliano che morirà tra le bambole del suo letto durante l'aborto dei due gemelli che aveva in grembo. Fernanda del Carpio, di cui si invaghisce Aureliano Secondo, uno dei fratelli gemelli di Remedios.
In un incrocio di storie, legami amorosi, tragedie e magia, Márquez ci racconta una favola per adulti dove tutto può succedere.
È il libro che mi ha cresciuta, svezzata, che mi ha dato il respiro, la lingua, e soprattutto mi ha fatto capire che avrei voluto narrare nella vita
Venti capitoli nei quali vi invitiamo a trovare ciò che Monica Acito ha scoperto, appreso e amato a tal punto da decidere che lei stessa avrebbe fatto, della scrittura, la sua vita.
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