Do inizio oggi a una rubrica piccina picciò, con un intento altrettanto umile: quello di arricchire il vocabolario di chi mi legge, una parola alla volta. Ho deciso di presentare concisamente sostantivi, aggettivi, verbi poco noti, appartenenti a un lessico letterario, o inconsueto, o un po’ arcaico. Sono tutti lemmi che, a mio avviso, possono servire per impreziosire un discorso, per dare lustro a un periodo, per rendere indimenticabile una frase.
Secondo gli studi di Tullio De Mauro, circa 6.500 parole ci bastano per cavarcela nella quotidianità, senza avere particolari pretese; una persona mediamente acculturata ne conosce tra le 20.000 e le 30.000, ma ne usa molte meno. Un vocabolario come lo Zingarelli contiene circa 145.000 lemmi. Questo vuol dire che possiamo continuare a far collezione di parole, ad ampliare il nostro lessico, per tutta la nostra vita. E allora, perché non iniziare subito?
Apro le danze con l’aggettivo icàstico/icàstica
Gli dimostra affetto, tra gli altri, il sublime Italo Calvino in Lezioni americane, in particolare nella lezione sull’esattezza:
Esattezza vuol dire per me soprattutto tre cose:
1) un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato;
2) l’evocazione d’immagini visuali nitide, incisive, memorabili; in italiano abbiamo un aggettivo che non esiste in inglese, «icastico», dal greco εἰκαστικός;
3) un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione.
Siamo nel 1985: quindici anni appena ci separano dall’inizio d’un nuovo millennio. … Il millennio che sta per chiudersi ha visto nascere ed espandersi le lingue moderne dell’Occidente e le letterature che di queste lingue hanno esplorato le possibilità espressive e cognitive e immaginative. È stato anche il millennio del libro, in quanto ha visto l’oggetto-libro prendere la forma che ci è familiare.
Abbiamo dunque un vantaggio rispetto a chi parla inglese, ci dice Calvino: un aggettivo che ha, secondo lo Zingarelli, due significati principali: quello di indicare qualcosa che fornisce una rappresentazione vivida della realtà e, al contempo quello di descrivere qualcosa di molto efficace, incisivo, espressivo.
L’aggettivo deriva dal sostantivo icastica, termine letterario che significa ‘arte di rappresentare il reale con immagini’, e che deriva dal greco eikastiké (sottinteso téchne) ‘(arte) rappresentativa’, a sua volta dal verbo eikázein ‘rappresentare’.
Può essere icastica una frase particolarmente efficace, come “Yes, we can”, lo slogan elettorale usato da Barack Obama nel 2008; è icastico il refrain di una canzone che diventa un classico (si pensi a certi ritornelli dei Beatles); o ancora, potrebbe essere icastica una pubblicità (“Perché io valgo”).
Pensate ora al figurone che farete di fronte ai vostri familiari quando, nel complimentarvi con zio Mario per il suo discorso al brindisi in onore di qualche festività, lo ringrazierete dicendo “Zio Mario, complimenti, hai tenuto un discorso davvero icastico, grazie di cuore!”.
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