Come sanno tutti quelli che frequentano librerie, festival e mondo dell’editoria in generale, benché la data ufficiale sia il 15 ottobre la gigantesca macchina delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Italo Calvino sta girando già da inizio anno. Mondadori, editore par excellence di Italo Calvino, ha deciso rinnovare tutta la veste grafica dell’autore con un ambizioso progetto di respiro internazionale.
Nel suo memoir Storia confidenziale dell’editoria Gianarturo Ferrari, che Maremosso ha incontrato e intervistato in occasione proprio dell’uscita del libro, racconta le circostanze dell’ingresso di Italo Calvino nel catalogo Mondadori. Siamo negli anni ’90, e l’agente Andrew Wylie mette sul tavolo una richiesta economica che Ferrari definisce «inaudita, quasi oltraggiosa», che finisce tuttavia per essere accolta. La firma di quel contratto segnerà l’inizio di una felice collaborazione, anche perché – conclude Ferrari – «nonostante l’enormità, l’anticipo nel corso degli anni verrà interamente recuperato».
Da allora, a Italo Calvino Mondadori ha già dedicato diverse collane ad hoc. «Sono progetti a cui lavoriamo con regolarità» spiega Cecilia Flegenheimer, art director Mondadori, «sia per i grandi autori della letteratura come George Orwell o Ernest Hemingway, sia per i bestseller del nostro catalogo come Sophie Kinsella o Fabio Volo. Il fatto che l’idea – che prende sempre le mosse dal comparto editoriale – sia poi elaborata insieme all’ufficio grafico rende il progetto più forte, perché sorretto da una comunanza di vedute».
«Per quanto riguarda Calvino, finora, l’idea portante era sempre stata quella di creare una stretta correlazione fra l’autore e un artista», interviene Elisabetta Risari, senior editor degli Oscar e della poesia Mondadori. «La prima volta fu scelto Francesco Clemente, poi Fausto Melotti e infine Luigi Ghirri. Questa strategia, che indubbiamente valorizzava il brand conferendogli una grande riconoscibilità, aveva però il difetto di comprimere Calvino dentro un’unica chiave di lettura, di costringerlo in un’unica rappresentazione visiva».
E così, dopo avere associato l’autore del Visconte Dimezzato prima a un pittore, poi a uno scultore e infine a un fotografo, questa volta Mondadori ha deciso di provare una strada nuova e di indire una gara internazionale, alla ricerca di una nuova interpretazione grafica dell’opera di Italo Calvino.
Maremosso: Come siete arrivati a questa decisione?
Cecilia Flegenheimer Il progetto di uniform edition, come dicevo, nasce sempre su iniziativa dell’editoriale per essere poi condiviso in tutte le varie tappe. Anche la decisione di indire una gara è stata presa insieme, e fin da subito è stato chiaro che dovesse essere una gara internazionale.
MM Per quale motivo?
Elisabetta Risari Cercavamo uno sguardo nuovo, fresco, non influenzato dalla visione “scolastica” dell’autore che inevitabilmente avrebbe avuto un grafico o illustratore italiano. I professionisti all’estero non rischiavano di proiettare nel lavoro una visione “gerarchizzata” dell’opera di Calvino, riproducendo la scala valoriale assimilata a scuola. Sapevamo che un professionista straniero avrebbe avuto un approccio più laico, avrebbe trattato tutti i 33 titoli allo stesso modo, dedicato a ogni copertina la stessa attenzione. Inoltre Calvino è tradotto all’estero, è probabilmente l’autore italiano più letto e conosciuto nel mondo, e questo era un vantaggio. Oltre a tutte le informazioni contenute nel nostro brief i candidati avrebbero potuto documentarsi leggendo le opere e osservando le vesti grafiche presenti altrove.
MM Puoi spiegarci cosa si intende per brief in questo contesto?
Elisabetta Risari Credo che il brief sia la più difficile fra le azioni editoriali. Elaborare un brief chiama in causa la capacità di trasmettere indicazioni pensate dal mondo editoriale – un mondo di parole scritte, quindi – ai colleghi grafici che sono abituati a pensare per immagini, e quindi di estrapolare gli elementi essenziali di un libro per consentire ai creativi di tradurli in elementi grafici. La difficoltà sta nel fatto che sono proprio due modi diversi di parlare al pubblico. Noi editoriali siamo preparatissimi sui contenuti, sappiamo quando, come e perché è stata scritta un’opera, ma quando si tratta di capire cosa mettere in copertina è tutta un’altra storia. Eppure questo salto dalla conoscenza dell’opera in sé a una conoscenza interpretativa costituisce, a mio parere, uno dei punti più decisivi dell’immagine di un editore.
MM E in questo caso, qual era il brief presentato per la gara?
Cecilia Flegenheimer Una delle cose chiare fin da subito era il desiderio di uscire dall’ “accostamento a un artista” di cui parlava prima Elisabetta. Volevamo costringere un artista a pensare le copertine appositamente. Il progetto doveva tenere conto della lunga storia editoriale di Calvino in Italia e all’estero. Volevamo copertine fresche e giovani che allargassero il bacino di lettori e lettrici, senza per questo sconfinare nella categoria young adults. Italo Calvino doveva essere trattato come un brand ma le copertine non dovevano essere eccessivamente concettuali. Non abbiamo specificato nulla riguardo al trattamento – illustrazioni, fotografie, altre forme d’arte: abbiamo lasciato a loro la scelta.
MM Più concretamente, come vi siete mossi?
Cecilia Flegenheimer Abbiamo individuato quattro grafici stranieri di cui conoscevo e apprezzavo il lavoro. Li ho contattati proponendo loro di partecipare, dando un mese di tempo per consegnare il progetto.
MM E come è andata?
Cecilia Flegenheimer Benissimo! Indire una gara può essere un rischio: non sempre infatti i professionisti si impegnano come per un lavoro già assegnato. In questo caso, devo dire che davvero la risposta è stata entusiasmante. La qualità dei quattro progetti consegnati era altissima. Ci siamo presi un mese di tempo per valutarli tutti insieme, abbiamo chiesto alcune modifiche fino ad arrivare a una decisione finale e alla condivisione con i vertici della casa editrice, prima di chiedere l’approvazione anche all’agente e agli eredi.
MM La gara è stata vinta dal graphic designer irlandese Jack Smyth. Cosa vi ha conquistato nel suo progetto?
Cecilia Flegenheimer Sicuramente gli aspetti legati alla visibilità, alla freschezza e all’immediatezza. Ma soprattutto è stata evidente da subito la straordinaria capacità interpretativa dell’autore. Non a caso, come abbiamo scoperto in seguito, Jack Smyth è un lettore appassionato di Calvino. Come ha lui stesso confessato, questo era veramente il progetto dei suoi sogni.
Elisabetta Risari La chiave di lettura che Jack è riuscito a dare suscita in me davvero un’ammirazione sconfinata. Ha saputo concepire copertine semplici e immediate ma al tempo stesso intelligenti, argute, ognuna con un suo specifico tocco brillante. Dopotutto i libri sono 33, e lui non ha mai mollato la presa, è riuscito a mantenere la stessa cura, la stessa attenzione per tutte le copertine.
Viste tutte insieme creano un effetto potentissimo, ma se le guardiamo nel dettaglio siamo ancora più colpiti. Sono una più bella dell’altra. E soprattutto, come dicevamo, il progetto rispecchia alla perfezione la poetica di Calvino senza per questo essere troppo cerebrale. Questo era un rischio: Calvino è un autore che si muove su un piano narrativo semplice su cui si innesta un aspetto concettuale. Queste premesse hanno portato alcuni candidati a complicare la lettura, a richiedere una decodifica troppo sofisticata.
MM Il lavoro di Jack Smyth invece vi ha convinto da subito?
Elisabetta Risari Sostanzialmente sì. La primissima versione del progetto mi suscitava qualche piccola perplessità, ma riguardavano più che altro il lettering del nome dell’autore – troppo industriale, troppo concentrato su un solo Calvino, quello “della fabbrica” . Una volta fatte alcune modifiche in questo senso, la mia attenzione si è concentrata sulle immagini, che mi piacciono ogni giorno di più.
Il progetto esprime alla perfezione la leggerezza calviniana. Avere capito che al cuore del Barone Rampante c’è un modo di guardare il mondo, e di guardarlo dall’alto; avere reso il concetto di Città invisibili con quest’immagine che può essere di pulviscolo, di pioggia, di fari luminosi…è semplicemente geniale. La rapidità con cui ha colto l’essenza, la capacità che ha avuto di andare al cuore dei libri è quasi commovente.
MM E da un punto di vista più tecnico, quali sono le caratteristiche del progetto?
Cecilia Flegenheimer Jack ha scelto di lavorare con due pantoni più il nero. Questo ha prodotto una gamma cromatica molto specifica, molto curata, che consente tantissime variazioni: non ci sono due colori uguali. Per il marchio ha usato un lettering anni ’70 che è ormai un classico. Ogni immagine è composta da un elemento a mano e uno vettoriale – e anche questo è un modo di procedere molto calviniano.
Elisabetta Risari Sì, Jack si è dato delle gabbie concettuali per poi muoversi al loro interno, proprio come fa Calvino. C’è davvero una somiglianza profonda fra i due nel tipo di approccio. Jack ha saputo compiere salti logici e paradigmatici di grande efficacia: penso per esempio alla cover de I nostri antenati, che raccoglie tre novelle di cui lui ha recuperato i singoli elementi grafici trasformandoli in emblemi araldici per creare un’immagine nuova. Siamo di fronte a un’intelligenza che dialoga con un’altra intelligenza.
«Raccolgo in questo volume tre storie che ho scritto nel decennio '50-60 e che hanno in comune il fatto di essere inverosimili e di svolgersi in epoche lontane e in paesi immaginari. Ho voluto farne una trilogia d'esperienze sul come realizzarsi esseri umani»
MM Che riscontri avete avuto fin qui?
Elisabetta Risari Di grandissima soddisfazione. Rispetto all’anniversario calviniano, noi abbiamo lavorato con grande anticipo. Sapevamo che nel corso dell’anno l’attenzione si sarebbe concentrata su una grande quantità di produzione critica come infatti è accaduto. Noi siamo arrivati con la uniform edition in libreria già a fine 2022. Ormai i volumi sono usciti tutti e la risposta è stata entusiasmante, sia dal punto di vista delle vendite sia per la curiosità che il progetto ha suscitato all’estero, fra gli editori stranieri.
MM Avete altri progetti analoghi in cantiere?
Cecilia Flegenheimer Il rinnovo di una veste grafica – quello che all’estero chiamano repackaging – è un’attività che svolgiamo con regolarità. Direi ogni 6-8 anni circa, per gli autori più importanti. Al momento non sono previste altre gare internazionali. Posso dire però che il lavoro su Calvino ha generato nuovi contatti, nuovi rapporti di lavoro e quindi nuovi progetti – con Jack Smyth, naturalmente, ma non solo. Abbiamo ampliato la nostra rete di contatti, creato nuovi rapporti, e questo è sempre positivo.
MM Concludo come sempre chiedendovi un consiglio di lettura.
Elisabetta Risari Per chi legge tantissimo per lavoro è una domanda difficilissima! Te ne consiglio due: uno è Volver di Silena Santoni. L’Argentina, la dittatura, una donna (e una nonna) straordinaria. Si legge d’un fiato e non si dimentica più. L’altro, che avrei voluto pubblicare io, è La terra inumana di Josef Czapski. Siamo alla fine del 1941: il generale Anders organizza la sua armata reclutando soldati polacchi appena liberati dai gulag sovietici, ma gli ufficiali sembrano tutti spariti nel nulla…
Cecilia Flegenheimer Anche se li ho letti alcuni anni fa, io non mi stanco mai di consigliare Berta Isla di Javier Marías e Follia di Patrick McGrath – quest’ultimo mi è piaciuto tantissimo anche alla seconda lettura.
MM E una colonna sonora, magari un po’ calviniana?
Elisabetta Risari I Pink Floyd: classici del futuro.
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