A comprare la casa più cara di Londra è stato il fondatore e presidente di Evergrande, secondo maggiore gruppo immobiliare della Cina e uno degli uomini più ricchi del suo Paese
Chiamarla casa, come si direbbe a Londra, è un understatement: un modo per minimizzare.
Ha 45 stanze e 58 finestre, contando soltanto quelle che si affacciano su Hyde Park. Il suo indirizzo, 2-8 Rutland Gate, è noto da un paio d’anni agli agenti immobiliari come la proprietà più cara della capitale britannica: fu venduta nel gennaio 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia, per 210 milioni di sterline, qualcosa come 230 milioni di euro.
Il venditore era noto: l’ex- principe della corona saudita Sultan bin Abduladiz. Ma soltanto oggi, secondo il Financial Times, si è capito chi è il vero compratore.
Il volto pubblico dell’acquirente era Cheung Chung-kiu, un costruttore cinese che possiede fra le altre cose il Cheesegrater, la "grattugia del formaggio", come è soprannominato uno dei più nuovi grattacieli della City. In questi giorni, tuttavia, citando cinque fonti anonime a conoscenza dell’affare, il quotidiano finanziario britannico scrive che a comprare davvero la casa più cara di Londra è stato un altro cinese, Hui Ka Yan, fondatore e presidente di Evergrande, il secondo maggiore gruppo immobiliare della Cina e uno degli uomini più ricchi del suo Paese.
Un po’ meno ricco, dopo che la crisi del mattone gli ha fatto perdere una parte di un patrimonio personale stimato in 45 miliardi di dollari, ma comunque abbastanza ricco da comprare la lussuosa residenza affacciata ad Hyde Park. Ora, poiché ha bisogno di soldi, è possibile che metta la casa in vendita, a un prezzo un po’ più basso secondo gli esperti, anche perché l’immensa magione ha bisogno di un ampio e costoso restauro, dentro e fuori.
Hui e Cheung, peraltro, sono grandi amici, amano entrambi il lusso sfrenato e passano molte serate a giocare a carte insieme.
In fondo non fa differenza chi dei due sia il proprietario. Il messaggio importante è che, fino a qualche anno fa, i nuovi padroni di Londra, i soli in grado di fare spese pazze, erano i russi.
Adesso sono i cinesi.
La Cina è davvero «vicina» come recitava il titolo di un vecchio film d'autore? No, sostiene Giada Messetti nel suo Nella testa del Dragone. È, anzi, molto lontana. Soprattutto, è diversa.
Altre riflessioni di Enrico Franceschini
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