Diario di bordo

La sconfitta degli antipatici

Venedì 4 febbraio

Oggi mettiamo insieme due notizie apparentemente lontane e che riguardano due modi di vivere diversi. 

La prima viene dal nuovo mondo, gli Stati Uniti, dove Wall Street è precipitata, guidata nella caduta dal crollo delle azioni di Facebook, che ora si chiama Meta e che ha perso in una sola seduta il 26,5 per cento del suo valore, mandando in fumo 230 miliardi di dollari del suo capitale. Il motivo è che Facebook perde clienti: per l’esattezza, un milione in tre mesi, su 1,9 miliardi di persone che la usano; non è tanto, ma è la prima volta che accade ed è un brutto segnale. Dove vanno i clienti perduti? Su TikTok, la piattaforma cinese preferita dai giovani, che trasmette quasi esclusivamente brevi video e musica. Non solo, ma da quando Apple ha reso più difficile tracciare le abitudini di consumo degli utenti delle sue app, Facebook perde dieci miliardi di pubblicità al mese. Difficile che Facebook possa riprendersi, dicono gli esperti: ha perso il “tocco magico”, non è più vista come una ingenua rete che serve per farsi gli auguri e scambiarsi ricette, ma un vampiro mangiasoldi sulle nostre debolezze. Beh, qualche volta il libero mercato può fare cose buone!

Il vecchio mondo, non più abituato a queste ricchezze e a questi crolli, si prende una rivincita sul terreno dello stile. L’ incredibile storia dei party alcoolici sotto lockdown con il premier Boris Johnson al numero 10 di Downing Street, sta arrivando all’epilogo. I giornali pubblicano le fotografie dei più fidati consiglieri del premier che escono dal numero 10 con gli scatoloni; il caso più clamoroso è quello della giovane consigliera speciale, Murina Mirza (un passato da marxista radicale) che accusa l’uomo in cui aveva creduto di “mancanza di dignità”. Ormai il destino di Boris si misura nei giorni, o nelle ore, ma l’uomo non sembra ancora rendersene conto; continua a pensare che il suo privilegio di nascita aristocratica, i suoi studi a Oxford, il suo personale carisma, lo mettano al riparo dai mugugni della plebe laburista. Prepara una finale shakespeariano o uscirà dalla porta di servizio? Comunque sia, è una vittoria del vecchio parlamento e della culla della democrazia.

Due storie diverse, ma accomunate da qualcosa: sia Boris Johnson che Mark Zuckerberg sono antipatici.
E l’empatia, di questi tempi, è richiesta.

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Con quella faccia un po' così. Storie di antipatici.

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