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Quando, nell'ottobre 2023, il femminicidio di Giulia Cecchettin ha scosso le coscienze come in Italia non accadeva da molto tempo, Lea Melandri ha sentito che bisognava tornare, con parole aggiornate, sul legame indicibile che corre fra l'amore e la violenza. Non era solo il fatto in sé - terribile, ma purtroppo non inedito - quanto ciò che ad esso ha fatto seguito: il padre e la sorella di Giulia, in quei giorni terribili, piuttosto che puntare l'indice contro "il mostro" di turno e chiederne la testa, hanno messo un'intero Paese e la cultura che esprime davanti a uno specchio.
Con parole coraggiose, intelligenti, sensibili, due persone toccate tanto da vicino da una tragedia hanno scelto di trasformare quel momento di dolore in un invito alla riflessione collettiva.
"Il maschio violento non è malato, è il figlio sano del patriarcato", recita lo slogan coniato da Non una di meno, il movimento femminista e transfemminista che si batte contro la violenza di genere. E nelle parole di Gino ed Elena Cecchettin quella consapevolezza è risuonata con forza, costringendo tutti a interrogarsi e a porsi domande troppo a lungo rimosse dal dibattito pubblico.
Dove nasce la violenza di genere? Qual è il rapporto fra lo spazio pubblico e quello privato, quando si parla di relazioni di coppia? Dove affondano le radici della pretesa di possesso che i maschi vogliono esercitare sulle loro compagne? Qual è la responsabilità del legame fra madri e figli maschi, nell'emergere dell'aggressività di questi, una volta che saranno adulti? Infine - e soprattutto - qual è il legame fra amore e violenza, questo "fattore molesto della civiltà"?
Nella nuova prefazione, Lea Melandri aggiorna la propria riflessione a partire dalla svolta segnata dai recenti fatti di cronaca, fiduciosa nel fatto che essi rappresentino uno spartiacque, se non persino una rivoluzione della coscienza storica per quanto riguarda la millenaria cultura patriarcale arrivata fino a noi.
Lea Melandri si pone quelle stesse domande da anni e il libro del quale abbiamo parlato con questa pensatrice femminista che da cinquant'anni si interroga e ci interroga sulla condizione femminile all'interno della società - ma anche e soprattutto all'interno della relazione e della famiglia - è uscito per la prima volta nel 2011.
Ma il "Caso Cecchettin" le ha fatto capire come fosse arrivato il momento di ripubblicare quel formidabile saggio, in modo da aggiornarne le premesse e portando temi e idee a una nuova platea di lettrici e lettori. Obbiettivo raggiunto: Amore e violenza. Il fattore molesto della civiltà è un libro per il quale si può usare - per una volta senza abusarne - l'aggettivo "necessario".
«Tra tutte le forme di dominio, quella che un sesso ha imposto all’altro è del tutto particolare, perché passa attraverso le esperienze più intime come la sessualità, la maternità, gli affetti familiari».
E sulla scorta di un pensiero che non smette di invitarci a riflettere, siamo felici di poter condividere questa intervista a Lea Melandri con tutti.
Buona visione, e buona lettura.
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