Potevamo trovare momento più appropriato per intervistare lo storico Alessandro Vanoli sul suo Estate. Promessa e nostalgia?
Una nuova stagione è arrivata: promessa di sole, mare e vacanze. Ma vi siete mai chiesti quando e come siamo arrivati a vedere l'estate come un momento di festa, viaggio, spiaggia e relax?
Scavando fino alle radici della storia, ce lo spiega proprio lui.
Un saggio che ripercorre la storia di una stagione, quella che per noi oggi significa vacanze in riva al mare, fine delle scuole, viaggi intorno al mondo, ma che nel passato ha rappresentato molto altro.
L'estate non è sempre stata così come la conosciamo.
Nell'antichità era fatica, dolore, sudore e lavoro nei campi. Strettamente legata alla natura, lo era anche alla superstizione e sì, alla paura. In una piana assolata, senza ombre tra cui cercare riparo, era comune la credenza che fosse proprio quello il luogo e il momento in cui divinità e demoni si facevano largo tra gli uomini.
Solo tra il Settecento e Ottocento la borghesia inizia a mobilitarsi verso le case di villeggiatura, prima tra le terme di montagna, poi spostandosi verso il mare. Per arrivare alla concezione dell'estate così come l'abbiamo ora, dovremo aspettare il post-Seconda Guerra Mondiale.
L'estate è un prodotto culturale e sociale, la costruiamo e le abbiamo dato tanti significati nei secoli. Dunque, forse inevitabilmente, la fraintendiamo
Estate. Promessa e nostalgia è un libro alla scoperta del Mediterraneo, una ricerca delle nostre radici. Vanoli stesso, il frutto di questo suo studio, lo definisce uno <<sguardo al passato con gli occhiali del presente>>.
E ci dimostra che tutto, ancora una volta, torna alla natura. Noi stessi siamo natura, influenzati dalle stagioni tanto quanto le piante e gli animali.
L'autore di questo libro ci mette di fronte agli occhi la vera essenza di amore e violenza, e mentre legge dei passi tratti dal suo libro, voi lo direste mai che - in realtà - Vanoli odia l'estate?
Non perdetevi la nostra recensione del libro!
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