Non voglio condannare l'enfasi, perché talvolta per comunicare un sentimento occorre forzare un po'... però direi che il nostro Paese sia proprio malato di questo abuso continuo di retorica
Domanda: che differenza c’è fra una stagione di retorica e una stagione all’inferno?
A leggere l’ultimo libro di Edoardo Albinati, Velo pietoso (il cui sottotitolo molto opportunamente denuncia la “stagione di retorica” di cui sopra) si potrebbe essere tentati di rispondere: non c’è alcuna differenza. Già, perché se la retorica è termometro dei tempi, quelli in cui viviamo sono tempi davvero infernali, in verità.
Mescolati con l'ironia pungente di un pamphlet, brandelli di tv, giornali, libri, pubblicità e cronaca politica si alternano a brevi racconti esemplari e riflessioni sul parlare e sullo scrivere, schegge di bellezza e verità che ci permettono di muoverci dall'abulia e andare avanti.
Ma cos’è, esattamente, la retorica contro la quale Albinati punta l’indice?
Non è certo l’arte di padroneggiare il discorso, con la capacità espressiva che questo comporta. È piuttosto l’inclinazione a trasformare in una melassa sentimentale qualsiasi momento comunicativo che dovrebbe essere invece informato da asciuttezza e precisione, come ad esempio accade nelle campagne di pubblicità progresso, in mille trasmissioni televisive, sui social network, perfino nella segnaletica stradale!
In altri paesi, se una legge dice che bisogna legare i propri figli al seggiolino, mentre si va in automobile, sui cartelli a LED che si leggono in autostrada c’è scritto "allacciate le cinture al seggiolino", e basta. In Italia, invece, coi LED viene scritto "Un capriccio non vale la vita"... una cosa poetica… ma perché non invitare semplicemente ad allacciare le cinture?
Vero: perché far leva sui sentimenti, quando tutto quel che servirebbe, in alcuni casi, è ricordare come ci siano delle leggi e dei contratti, a regolare i rapporti fra i cittadini e le istituzioni?
L’esercizio cui si è dunque sottoposto Albinati è difficile, e dobbiamo essergli grati per l’operazione da “artificiere della lingua” cui si è prestato in vece nostra: disinnescare alcune sbrodolate che inquinano prima di tutto il modo di pensare, se è vero com’è vero che “Le parole sono importanti! Chi parla male, pensa male e vive male”, e non ce ne vorrà Nanni Moretti se ci permettiamo di citare il suo Palombella rossa, altro momento importante di decisa avversione alla retorica.
Insomma, il libello che Albinati compone come un “Blob” di parole è agile nella mole ma importante nei contenuti, assolvendo a una duplice funzione di repertorio dei luoghi comuni alla “Bouvard e Pécuchet” e di antidoto a un veleno che s’insinua sottilmente, un poco alla volta, anche nelle intelligenze più vigili.
E così, forse, impareremo meglio a non soprassedere. Non passare oltre.
Non stendere – mai – veli pietosi.
Le nostre interviste
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
I libri di Edoardo Albinati
Di
| Rizzoli, 2017Di
| Rizzoli, 2017Di
| Rizzoli, 2018Di
| Baldini + Castoldi, 2018Di
| Rizzoli, 2020Di
| Rizzoli, 2019Di
| Rizzoli, 2017Di
| Baldini + Castoldi, 2018Di
| Rizzoli, 2018Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente