Il 25 aprile rappresenta una data storica per l'Italia: la fine della guerra, la vittoria dei partigiani sull'esercito fascista, la fine del regime di Benito Mussolini, l'inizio di una nuova era. Si festeggia tutti gli anni dal 1945 ed è festa nazionale. È il giorno in cui l’Italia si libera definitivamente del governo nazifascista grazie all’azione spontanea e coraggiosa di una parte della popolazione, uomini donne e ragazzini che con sacrifici importanti e condizioni di vita durissime hanno dedicato la loro vita all’ideale della libertà: i partigiani. Quelli che, come dice la parola stessa, in un momento estremamente particolare e pericoloso hanno scelto da che parte stare, quelli che hanno scelto di resistere, di non soccombere al governo prepotente di nazisti e fascisti (nel momento in cui l’esercito italiano smise di combattere al fianco della Germania di Hitler) e con una serie di azioni anche militari hanno dato vita alla Resistenza italiana.
È importante celebrare questa data per ricordare ogni anno il sacrificio dei partigiani che, pur essendo spesso molto giovani, hanno combattuto per garantire a tutti uno Stato fondato su giustizia, libertà e democrazia, oltre che parità di diritti per tutte le classi sociali. Ma il tempo passa e per mantenere viva la memoria, ora che la tradizione orale sta venendo meno perché molti dei protagonisti di quegli anni non ci sono più, possiamo leggere assieme ai nostri ragazzi le loro storie e testimonianze. Per esempio, Noi ragazzi della libertà contiene oltre cinquecento interviste, realizzate in collaborazione con l'Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, perché restasse viva la voce e fosse reso omaggio a tutti coloro che hanno rischiato e perso la propria vita per la libertà dell’Italia, o anche Oh Bella ciao, che attraverso otto storie vere di ragazzini partigiani ripercorre l’Italia da Nord a Sud, dalle città ai paesi di montagna, perché il loro sacrificio per il bene di tutti non venga dimenticato. Sono racconti forti, che emozionano, fanno pensare e lasciano senza fiato, racconti in cui non è facile immedesimarsi e per questo un’insegnante li regala ai propri ragazzi: perché possano riempire loro la testa di storie, e i cuori di coraggio o imparino che la libertà non è un regalo, ma va conquistata e difesa tutti assieme, come ricorda anche I racconti della Resistenza.
Per cogliere a pieno quello che avvenne in quei venti mesi che vanno dall’armistizio di Cassibile, il 3 settembre 1943, al 25 aprile 1945, è necessario farsi delle domande che riguardano tanto la terribile quotidianità della gente che viveva sotto la dittatura fascista quanto gli avvenimenti che si verificavano in Europa in contemporanea. Per rispondere possiamo servirci di titoli snelli e piacevoli come quello in cui Piero, Nilde e i loro compagni di classe si avventurano lungo sentieri di montagna con la maestra e dall'incontro con uomini e donne coraggiosi comprendono che libertà, democrazia e pace sono state una difficile e sofferta conquista, o storie in cui la forza dell’amicizia sarà rifugio e trampolino per coloro che devono scegliere se vivere facendo finta di nulla o rischiare la vita per la libertà.
In questa battaglia, a volte silenziosa ma quotidiana, un ruolo fondamentale lo hanno svolto le donne e le ragazze, senza le quali quello che è accaduto sarebbe stato impossibile, visto che spessissimo oltre a essere di sostentamento per gli uomini nascosti tra campagne e monti, avevano il ruolo di staffette: con le loro biciclette macinavano chilometri per trasportare comunicazioni clandestine e materiale di varia natura ai partigiani sparsi nei territori, consentendo loro di organizzarsi in una rete efficientissima, pur rimanendo al sicuro. Tra tante ricordiamo Tina Anselmi che, a 17 anni, disgustata e scioccata dall’impiccagione del fratello di una sua compagna di classe per mano dei fascisti, decide di unirsi alla lotta partigiana scegliendo “Gabriella” come nome di battaglia. Nel libro Gabriella in bicicletta, che ha scelto di scrivere per non dimenticare, racconta in prima persona la Resistenza attraverso circostanze difficilissime da gestire che lei vive come se fossero normali: dai rischi alla solidarietà sperimentata, dagli ideali alle speranze collettive, con semplicità e immediatezza ci fa entrare nella grande Storia attraverso le vicende quotidiane, comunicandoci forza, coraggio e convinta fiducia nelle azioni che porta avanti con i propri compagni. Non a caso, in appendice sceglie di inserire anche schede sui momenti salienti del Fascismo e della Resistenza e sui suoi principali protagonisti, come Matteotti e Pertini, oltre che alcune lettere dei partigiani condannati a morte.
In questa fase storica, in Italia anche i nomi fanno la differenza: ce lo dimostra la piccola Luce che, nata nel 1922 nel giorno in cui Mussolini sale al potere, viene chiamata così dai genitori perché possa illuminare il buio in cui sta per cadere l’Italia. E così sarà per coloro che la incontreranno, soprattutto per le persone che durante il fascismo “fingono che tutto sia normale, quando normale non è”. Cresciuta con il monito Alza la testa, che dà il titolo al libro, e intollerante alle ingiustizie, quando incontrerà Bruno, giovane partigiano ferito, diventerà una staffetta perfetta e utilissima, affrontando paura e pericoli per essere il collegamento tra la città e il mondo fino al momento in cui, il 25 aprile 1945, scoppia la Liberazione. Sebbene nel corteo stesso il contributo fondamentale delle donne non sarà riconosciuto come tale, lei procederà “a testa alta”, ricordando il monito dei genitori per se stessa e per le altre donne che come lei hanno fatto la differenza. Le splendide illustrazioni di Paolo d’Altan fanno da cornice perfetta alle parole di Guia Risari che ne racconta la storia e ci riporta a vivere le emozioni di quel momento storico terribile. Utilissime anche qui le pillole di storia alla fine del testo e una lista di siti internet adatti ai ragazzi dove approfondire la Resistenza e i suoi ideali. Nel frattempo, tante altre storie appassionanti tutte al femminile stanno facendo capolino e dimostrano continuamente quante madri e quante nonne, nel silenzio, hanno rischiato la vita pur di non rivelare ciò che sapevano, come quella nonna Clementina con un passato partigiano, o l’avventura della piccola Leda.
Nella Resistenza e nei suoi ideali di uguaglianza, libertà e pace vengono quindi riconosciute le radici della Repubblica italiana e della nostra Costituzione, che rimane una delle più belle e complete del mondo contemporaneo, poiché sancisce il rispetto non solo dell’individuo, ma anche di minoranze e diversità, senza dimenticare ciò che è successo durante i vent’anni di dittatura fascista. La forza di questi valori la ritroviamo da subito in Bella Ciao, canto partigiano popolare che nel tempo è diventato il simbolo dell’antifascismo e dell'eroe pronto a morire per i suoi ideali. È proprio con un libro dalle splendide illustrazioni che accompagnano le parole di questo canto - che i nostri nonni ci hanno insegnato sin da piccoli - e una serie di lettere a un dodicenne contemporaneo su quel che il fascismo è stato e rischia in maniera subdola di continuare a essere attraverso i nostri atteggiamenti, che vogliamo concludere questo omaggio a tutti i coloro a cui dobbiamo la libertà di cui godiamo oggi.
Bella ciao è una magia che ogni volta si avvera. Se la vita è una festa da vivere assieme, la libertà è una canzone che dà inizio alla festa. Allora, forza, comincia a cantare
Giugno, 1944. La guerra sembra lontana, vista dal paese di Montecalvo, un posto in cui non succede mai nulla, almeno secondo gli adulti, sempre troppo impegnati o troppo distratti. Non è così per i ragazzi delle bande in cui è diviso il paese: la Stazione, guidata dallo "storpio" Antonio, la Piazza, con a capo l'energica Alessandra, i Barotti del saggio Michele e il Mulino, con il suo leader "figlio di papà" Adrien. Sarà l'inizio di un'avventura unica: un Comandante partigiano sceglierà proprio loro per compiere una missione e cambierà le loro vite
Giuditta è strana: è in grado di andare in giro per i sentieri della montagna come se ci vedesse, conosce tutte le erbe e i rimedi come le fattucchiere e parla con gli animali. Un giorno scopre l'Orecchio del Diavolo, un posto misterioso e maledetto dove si trova un muro alto e concavo, con al centro un sedile. Seduta lì, Giuditta sente le voci che arrivano dal fondovalle. Così, ogni giorno, torna all'Orecchio del Diavolo. ascolta le voci e i rumori, e riesce ad avvertire in anticipo i partigiani quando i tedeschi si mettono in moto
Questo libro salda un debito che ho contratto con mia nonna Emma e la sua grande famiglia, i Damiani Bolocan. Mi sento obbligato a raccontare la sua storia perché in un tempo tragico e difficile - gli anni trenta e quaranta del Novecento -, quella famiglia, quell'insieme di uomini e donne, di ragazzi per lo più, ha mostrato un coraggio formidabile, ha cercato di resistere all'orrore nazifascista mettendo in gioco la propria vita. In una parola, bella e nobilissima, ha fatto resistenza
Dal 1934, con la vittoria dei mondiali di calcio, al 1945, il giorno della Liberazione, una piazza italiana vede passare la Storia. È una storia di guerra, di esclusioni, di perdite. E poi finalmente di rinascita. È la storia della nostra Repubblica e della nostra libertà, raccontata attraverso lo sguardo poetico di una bambina.
Maggio 1944. Leda è una bambina di dieci anni che fa la staffetta partigiana. Un giorno, in bicicletta, è intercettata dai tedeschi. Mentre sta per essere raggiunta, un vecchio stravagante e ubriacone, che si fa chiamare il Mago, la trae in salvo. Leda sospetta che si tratti di una spia e gli vorrebbe nascondere il messaggio cifrato in suo possesso, ma l'uomo scopre la lettera e... Una bambina coraggiosa, un'avventura incalzante durante l'occupazione nazista.
Che cos'è la dittatura? Chi erano i partigiani? Com'è nata la Costituzione italiana? Per rispondere a queste e ad altre domande, Piero, Nilde e i loro compagni di classe si avventurano lungo sentieri di montagna guidati dalla maestra Anna. Dall'incontro con uomini e donne coraggiosi comprendono che libertà, democrazia e pace sono state una difficile e sofferta conquista, su cui, d'ora in poi, anche loro vigileranno
È il 1943. Nonostante il mondo sia sconvolto dalla seconda guerra mondiale, tre ragazzi trovano rifugio nella loro amicizia. Ma accadrà qualcosa che li costringerà a diventare adulti in fretta e li metterà davanti a una scelta difficile: far finta di nulla o rischiare la vita per la libertà.
È estate e Giulia trascorre le vacanze dal nonno. A seguito delle prepotenze di un ragazzo del paese, il nonno le racconta una vicenda della sua vita di giovane partigiano. Sono passati molti anni, ma Giulia capisce che l'episodio accaduto al nonno è molto simile a quello che sta vivendo lei con il bullo del paese. E come allora la soluzione è una sola: bisogna avere coraggio e non rassegnarsi ai soprusi.
1953. Alessandro vive a Torino, nel quartiere San Paolo. In famiglia è l'unico maschio perché gli altri se li è portati via la guerra, ma nessuno gli dice come. Inizia così un vortice crescente di indagini che lo porteranno a scoprire le vicende di famiglia. L'esilio spontaneo del nonno, le imprese del padre nelle brigate in Val di Susa e la loro morte, che hanno portato nonna Clementina a condurre... una doppia vita: casalinga per i vicini, in verità spia contro i nazisti.
La Storia si può ripetere? I fantasmi del passato possono ripresentarsi? Come riconoscerli, come opporsi? Daniele Aristarco esplora alcuni degli aspetti più complessi e contraddittori del nostro tempo. Attraverso una serie di lettere indirizzate a Giulia, una giovanissima studentessa, l'Autore narra la storia della dittatura fascista, prova a sbrogliarne gli intricati fili e indaga l'enigma del consenso. Con un pizzico di umorismo e uno stile avvincente, queste pagine ripercorrono la storia italiana del Novecento per raggiungere il presente.
Perché festeggiamo il 25 aprile? Cos'è stata la Resistenza? Chi erano i partigiani? Quali avvenimenti hanno portato l'Italia a partecipare alla Seconda Guerra Mondiale? Queste sono solo alcune delle domande a cui risponde l'autore, che però considera anche un altro punto di vista, spesso trascurato: quello di coloro che erano ragazzi prima e durante la guerra.
Cosa ha spinto, tra il 1943 e il 1945, ragazzi e ragazze, uomini e donne a lottare, a rischiare, a morire persino, per la libertà? L'autore ci invita a seguirlo nel suo viaggio in treno tra le città d'Italia, per mostrarci i luoghi della Resistenza e farci ascoltare le voci di chi si è opposto al regime fascista e di chi oggi porta avanti quella lotta.
La guerra di Piero è uno dei brani più celebri di Fabrizio De André. Questo romanzo immagina la storia di Piero prima della scena descritta nella canzone. Cresciuto insieme agli amici Nina e Luigi in un paesino sulle colline del Monferrato, Piero trascorre infanzia e adolescenza tra la scuola e i giochi nei campi di grano.
Il passato del nonno paterno Edoardo, nome di battaglia Dado, è un intrico di ricordi bisbigliati, in cui ci si addentra piano, per paura di perdersi. Tornare insieme a lui nei boschi dove si è nascosto da ragazzo significa ripercorrere quei sentieri su cui si è combattuta la storia italiana, dove migliaia di partigiani hanno rischiato la vita, ribellandosi ai fascisti per riscrivere il futuro del nostro Paese.
È il 2 giugno 1946, è un grande giorno per l'Italia, ai seggi c'è fermento: per la prima volta in massa anche le donne si recano al voto, per dare forma al futuro del nostro paese. Stringono fiere le loro tessere elettorali, ancora intonse.
Cora è una ragazza di città, frequenta le medie e vive con la madre Tilda che è sempre molto triste, mentre il padre si è trasferito già da qualche anno a Stoccolma. All'inizio dell'estate madre e figlia vengono richiamate a Brisca, un piccolo borgo dell'Appennino tosco-romagnolo, dove vive Irma, la nonna di Cora, che lei non ha mai veramente conosciuto per colpa di un vecchio litigio.
Il più intenso desiderio che la guerra, ogni guerra, lascia è quello di un vento che spazzi via per sempre dissidi, violenze, contraddizioni. È ciò che accade in Francia durante la Seconda guerra mondiale.
Provincia di Belluno, fine degli anni trenta. Maria è una ragazzina intelligente e vivace, che ama studiare. Tutti i giorni va a scuola con la sua amica Cristina, e lungo il tragitto si divertono a inventare storie e poesie.
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