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Quando il cielo non fa più paura di Domenico Quirico

Ecco: le sirene. La paura inizia sempre così per i civili, per la gente comune che la guerra non l’ha scelta come mestiere ma che semplicemente la subisce: è arrivata addosso come la grandine o una malattia che blocca il respiro e il battito del cuore

Il 24 febbraio è esattamente un anno dall’invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Un anno in cui si è sofferto, lottato, combattuto, pianto, sperato. E ogni volta si ha enorme difficoltà a trovare le parole, a spiegare o a credere a quelle di qualcun altro. Ma soprattutto è complicato scegliere quelle adatte per spiegare a un bambino che non ha mai visto un conflitto, cosa sia.
Domenico Quirico si cimenta per la prima volta con un libro per ragazzi, Quando il cielo non fa più paura, per spiegare loro cosa sia la guerra, come nasca, perché. Se un perché c’è. E in questo anniversario così doloroso e pieno di riflessioni, la sua è lucida e limpida, costruita senza impalcature.

Quando il cielo non fa più paura. Le storie della guerra per raccontare la pace

Domenico Quirico, giornalista e reporter di guerra, ha raccontato i più importanti conflitti dei nostri tempi, vivendoli in prima persona. Una voce d'eccezione, la sua, che ci guida nel tentativo di comprenderne i meccanismi, le cause e gli effetti devastanti, raccontandoci la paura che accomuna soldati e civili, l'insensatezza dei conflitti ma soprattutto la pietà che ci rende esseri umani. Ci ricorda che è dovere di noi tutti combattere i fanatismi e mantenere viva la memoria come fondamentale strumento per costruire un futuro di pace.

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Un libro sulla guerra deve essere scritto, perché anche per coloro che oggi sono ragazzi, che si preparano a diventare adulti, questo sarà un male che bisognerà conoscere, combattere, limitare: e forse un giorno, chissà, eliminare per sempre

Una delle grandi riflessioni che vengono fatte nel libro è quella della differenza fra eroi, guerrieri, soldati e civili. Appartenuti a epoche diverse, ciascuno con un’identità ben precisa – l’orgoglio nel fare la guerra a cambiare i tratti di ciascuno. Nell’antichità si combatteva con maggior valore, per attestare la propria presenza nella società, ma questo non toglieva la sofferenza di perdere membri di una famiglia, di ritornare a casa e non sentirsi gli stessi. Quirico fa una riflessione anche sul racconto di quelle figure che scrivono, riportano le vicende – chissà se Omero stesso non è stato un vero e proprio giornalista che si è imbattuto nelle epopee incredibili, ma pur sempre gesta eroiche non prive di sangue e perdite. E nelle vicende scelte dall’autore – dalle più remote alle più recenti – in comune c’è sempre l’orrore. Fuori dal motivo scatenante, fuori dalle situazioni, a prescindere dai territori. C’è la morte e l’inspiegabile, c’è sempre un nemico da combattere, che nemico non è.

Per creare un nemico bisogna inventare dei miti, ovvero delle narrazioni o delle leggende che si tramandino di generazione in generazione […]. Il razzismo, che specula sulla differenza nel colore della pelle e nell’aspetto fisico, è uno dei più velenosi ed efficaci. “Noi siamo una razza diversa, questa terra ci appartiene, loro sono invasori” si urla facendo finta di non sapere che le razze dal punto di vista scientifico non esistono. Tutti i fatti che possono contribuire a sfatare i miti vengono negati

La guerra viene così conosciuta come una ricercatrice di nemici che spesso sono tutto fuorché tali. Perché si combatte? Cosa spinge le persone a essere le une contro le altre? L’autore lo spiega bene attraverso le parole che sceglie – fanatismo, paura, vittoria – perché anche questo conta. Il vocabolario che uno sceglie, ciò che viene detto per influenzare un pensiero, per dare in pasto alle persone un nemico utile con cui avercela, ed eseguire per il proprio Stato tutto ciò che pretende, senza porsi domande. È quello che accade oggigiorno in Russia, un Paese in cui non esiste altra legge al di fuori della persona che la governa, che non accetta altri che possano pensarla contrariamente a lui. Ecco che il nemico ha preso forma, e non si sa perché. È solo accettare e applicare un ordine.

Si verifica spesso che quando la guerra ti ha morso, come il veleno di un serpente, a poco a poco si allarga dentro di te, ti infetta. Ho conosciuto reduci delle guerre in Iraq e in Afghanistan che non sapevano abituarsi alla pace, non vedevano l’ora di tornare a combattere, quasi fosse una liberazione. Molti di loro non riescono a trattenersi dalla violenza

E poi c’è soprattutto la testimonianza di Domenico Quirico all’interno di questo libro. La storia di un uomo che è stato rapito, che ha raccontato le guerre, che è ritornato dopo aver vissuto quanto sia difficile crescere in dei posti in cui combattere è motivo di vita – l’unica scelta. Per questo, senza metterci a giudicare nessuno, senza preconcetti facili, è importante capire sin da piccoli che il mondo che conosciamo non è il solo possibile e che, in posti che poi non sono così distanti da noi, basta un niente per tornare nella bruttura. Basta un niente per dimenticare. Basta un niente per scatenare tutto, ancora. Basta un niente.

Sì, la guerra non è mai cambiata. È puro semplice colpevole inumano orrore

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Conosci l'autore

Giornalista italiano, Domenico Quirico è reporter per il quotidiano torinese «La Stampa» e caposervizio esteri. È stato corrispondente da Parigi e inviato di guerra. Si è interessato fra l'altro degli avvenimenti sorti a partire dal 2010-2011 e noti come "Primavera araba". Il 9 aprile 2013, mentre si trovava in Siria come corrispondente, è stato rapito. Viene liberato l'8 settembre dello stesso anno, in seguito ad un intervento dello Stato italiano. Tra i suoi molti libri, ricordiamo Naja. Storia del servizio di leva in Italia (Mondadori, 2008), Primavera araba. Le rivoluzioni dall'altra parte del mare (Bollati Boringhieri, 2011), Gli ultimi. La magnifica storia dei vinti (Neri Pozza, 2013), Il paese del male. 152 giorni in ostaggio in Siria (Neri Pozza, 2013), Il grande califfato (Neri Pozza, 2015), Esodo. Storia del nuovo millennio (Neri Pozza, 2016), Morte di un ragazzo italiano. In memoria di Giovanni Lo Porto (Neri Pozza, 2019), Che cos'è la guerra. Il racconto di chi l'ha vissuta in prima persona (Salani, 2019).

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