100 anni di Wisława Szymborska
Maria Wisława Anna Szymborska, nata a Kórnik il 2 luglio 1923 e morta a Cracovia l'1 febbraio 2012, è stata una grande poetessa polacca. Premiata con il Nobel per la letteratura nel 1996 e numerosi altri riconoscimenti, è considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni e una delle poetesse più amate dal pubblico di tutto il mondo.
In occasione dei 100 anni dalla sua nascita, riscopriamo una delle sue più belle poesie commentata per noi da Daniele Piccini.
In una Varsavia che crolla a pezzi, i ragazzi di strada stringono fra le mani le bottiglie di benzina che sono impazienti di scagliare contro i carri armati tedeschi, mentre intorno a loro infuria quell’insurrezione che Białoszewski ha saputo miracolosamente farci vivere dall’interno.
Una volta conoscevamo il mondo per averne letto e sentito parlare, quasi come un insieme di nozioni. Poi è stato il nostro turno di entrare nell’agone, di ricevere il battesimo della Storia.
Allora la nostra conoscenza è cambiata: è diventata profonda, intima, reale. Il nostro conoscere è divenuto un fatto, un’acquisizione, un’esperienza incancellabile, tatuata nella nostra anima.
Ci sono eventi, nella vita delle persone e nella vita dei poeti, che segnano un solco: mai nulla potrà più essere come prima; l’ingenuità e la vaghezza sono sostituite dalla consapevolezza, dalla coscienza, prima di tutto del male.
È quello che accade alla giovane Wisława Szymborska.
Nata nel 1923 (morirà nel 2012), vive l’esperienza drammatica dell’invasione della Polonia, l’abisso della Seconda Guerra Mondiale.
Le sue prime poesie, destinate a formare una raccolta che non verrà mai stampata, risalgono al periodo dal 1944 al 1948. In particolare Un tempo sapevamo il mondo dalla A alla Z venne pubblicata in rivista per la prima volta nel 1945.
È la poesia del ritrovarsi all’improvviso maturi, mutati, pur restando ancora gli stessi. La vita e la Storia lasciano i loro segni indelebili su di noi, ma non per questo ci trasformano del tutto; piuttosto ci obbligano a vedere, a capire. Ciò che sembrava facile diviene difficile, ciò che era piccolo grande, ciò che era familiare singolare. La nostra breve, unica canzone, quella di chi come noi (la poesia parla infatti al plurale) ha visto quelle cose e vissuto quelle esperienze, prende forma: la nostra nota non sarà più trillante e aerea come prima, ma sarà la nostra, unica e singolare per sempre.
La giovane Wisława non pubblicherà in volume questi suoi primi testi, che appariranno infine in forma di libro soltanto dopo la sua morte, nel 2014. Il suo esordio pubblico avverrà nei primi anni Cinquanta sotto la spinta del realismo socialista e solo in seguito la poetessa troverà la sua strada nella leggerezza, nell’apparente semplicità, nella perfezione formale e nell’ironia, a partire dal libro del 1957: Appello allo Yeti.
Quasi tutti i testi di Canzone nera rimarranno così nascosti per decenni. Leggendo Un tempo sapevamo il mondo dalla A alla Z, poesia lontana dai toni dell’esordio pubblico dell’autrice e anche dalla sua voce matura, si sente il filo di lama che taglia in due il foglio della vita.
Riconosciamo l’evento, gli eventi che ci fanno venire al mondo per la seconda volta, che ci fanno entrare nella canzone nera e tumultuosa della realtà, mettendoci alla prova e ricordandoci di non perdere, nonostante tutto, noi stessi, ricordandoci di cercare nella sorte singolare, nostra e della nostra generazione, l’eco di antiche verità racchiuse in una preghiera: le antiche verità che ora diventano vive e presenti per noi.
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