«Se non avessi fatto l’attore, sarei diventato un truffatore o sarei diventato pazzo»
Cento anni fa, nasceva il mito. Figlio di un’attrice di teatro e di un venditore di carbonato di calcio di Omaha, nel Nebraska, Marlon Brando venne al mondo il 3 aprile 1924.
A 19 anni, lasciò il padre con il quale aveva un rapporto conflittuale per iniziare una nuova vita a New York, con la mentore Stella Adler. Nella canotta del rude Stanley Kowalski in Un tram che si chiama Desiderio (1951) e nel giubbetto dello scaricatore ed ex pugile Terry Malloy in Fronte del porto (1954), entrambi di Elia Kazan, Brando cambiò per sempre il modo di recitare a Hollywood, grazie al rivoluzionario «method acting».
Ex pugile e scaricatore del porto di New York, è succube del fratello, pezzo grosso di una banda che gestisce le attività illecite attraverso i sindacati. Innamoratosi di un'ingenua ragazza, il cui fratello è stato assassinato dagli uomini del boss perché voleva testimoniare alla commissione d'inchiesta viene a contatto con un coraggioso prete che si batte da sempre contro l'omertà.
I suoi primi ruoli, basati su un’immedesimazione profonda, erano in contrapposizione con le performance (a volte tronfie) di icone della Golden Age come Cary Grant e Lawrence Olivier.
Esiste un prima e un dopo Brando. Anche il suo «phisique du rôle» - il corpo statuario in netto contrasto col volto angelico - contribuirono alla sua fama, consacrandolo a nuovo sex symbol d’America. Nel corso della sua leggendaria carriera, l’antidivo fu nominato a 8 Oscar vincendo due volte (per On the Waterfront e per Il padrino nel 1973), rifiutandosi però di ritirare la seconda statuetta come segno di protesta contro il trattamento riservato ai nativi americani dall'industria dell'intrattenimento. Al suo posto, mandò una giovane attivista di origini apache che respinse il premio per conto dello stesso attore. Brando morì nel 2004 all'età di 80 anni. Aveva origini europee e in particolare tedesche, olandesi, inglesi, irlandesi e francesi, ma non italiane.
Il suo stile recitativo è stato fonte d'ispirazione per attori come James Dean, Paul Newman, Al Pacino, Jack Nicholson, Robert De Niro, Dustin Hoffman, Johnny Depp, Robert Duvall e Gene Hackman. Ma chi sono gli attori che hanno influenzato il più grande di tutti?
Blanche Dubois, dopo la morte del marito, si trasferisce a New Orleans a casa della sorella Stella, in attesa del suo primo figlio. Il marito di Stella, Stanley, vuole sapere di più sul passato che Blanche nasconde ma soprattutto sull'eredità che spetta alle due sorelle. Quando scopre che Blanche ha perduto la proprietà di famiglia la tensione tra i due diventa sempre più alta, esplodendo durante l'assenza di Stella.
Stella Adler
Brando studiò al Libertyville High School nell’Illinois, prima di iscriversi alla Shattuck Military Academy nel Minnesota, da cui fu espulso.
Nel 1943, raggiunse le sorelle - Jocelyn e Frances - a New York e qui frequentò la scuola d'arte drammatica The Dramatic Workshop fondata da Erwin Piscator, dove fu allievo di Stella Adler, definita da Brando stesso come «l'anima della scuola». Membro della famosa famiglia di attori del teatro yiddish, Adler introdusse il giovane Brando al Metodo Stanislavski. La tecnica messa a punto dal celebre attore russo che si basa sull'approfondimento psicologico del personaggio, attraverso la «memoria emotiva». Adler incoraggiò Brando a esplorare i propri sentimenti e le esperienze passate, per sviluppare il suo character sul palcoscenico.
A 20 anni, debutta a Broadway nella commedia agrodolce I Remember Mama e nel 1947, conquista il successo nel dramma A Streetcar Named Desire di Tennessee Williams che, quattro anni più tardi, lo imporrà ad Hollywood. Nel frattempo, Brando continua a perfezionare il Metodo iscrivendosi al rinomato Actor’s Studio di Lee Strasberg. Fondato da Elia Kazan nel 1947, ha acquisito nel tempo una fama planetaria per aver plasmato tre generazioni di star. A cominciare dallo stesso Brando che farà degli insegnamenti dell'Actor's Studio e della sua capacità di introspezione il proprio manifesto attoriale. Nonostante sia considerato l’icona del method acting, Brando non stimava affatto Strasberg, accusandolo di prendersi il merito per averlo formato professionalmente: «Strasberg non mi ha mai insegnato a recitare. Stella (Adler) lo fece e più tardi Kazan».
In piena guerra del Viêt-Nam, il capitano Willard è mandato in missione nel cuore della giungla. Il suo compito è di eliminare il colonello Kurtz, diventato incontrollabile, secondo i suoi superiori. Un viaggio tra i labirinti della follia umana, attende il capitano Willard...
Gli amati e gli odiati di Brando
Brando detestava Humphrey Bogart, Gary Cooper e Clark Gable. Riteneva che fossero privi di talento e che interpretassero, sempre, gli stessi personaggi.
Una volta, la star di Apocalypse Now rivelò i nomi di quelli che, a suo dire, erano i cinque attori più straordinari di sempre, ovvero: John Barrymore, Spencer Tracy, James Cagney, Fredric March e Paul Muni. Di Cagney, Tracy e Barrymore apprezzava la naturalezza, mentre di March e Muni la versatilità.
In occasione del 50° anniversario, arriva per la prima volta in un'unica collezione, la saga completa della famiglia Corleone, supervisionata dal regista Francis Ford Coppola e basata sul bestseller di Mario Puzo.
Paul Muni
Secondo Brando, nessuno al mondo era però grandioso quanto la star dell’originale Scarface. Andò a vedere Paul Muni per la prima volta da bambino, al teatro yiddish con i suoi genitori quando il nome dell’attore era, ancora, Frederich Weisenfreund. Incontrò il suo idolo agli albori della sua carriera, apparendo nella commedia A Flag Is Born del 1946 in cui Muni era protagonista.
Brando descrisse la sua performance come «la migliore che abbia mai visto in vita mia». La stima era reciproca, in quanto anche Muni rimase molto impressionato dalla giovane leva: «Come diavolo può un attore del genere venire da Omaha, nel Nebraska?». Sfortunatamente per Brando, lui e l’eclettico divo dell’età d'oro di Hollywood non avrebbero più lavorato insieme.
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