I 75 anni pulp & fury di Samuel L. Jackson

Il successo lo ha travolto dopo i quaranta e oggi, di anni ne compie 75. Attore culto, Samuel L. Jackson è uno dei volti più apprezzati di Hollywood, con oltre 200 ruoli tra cinema e tv. Finisce in parità (6 a 6) la gara tra Spike Lee e Quentin Tarantino, per chi lo ha diretto in più pellicole. Sono 12, invece, i film Marvel in cui è comparso il suo Nick Fury, rendendolo il terzo attore con i maggiori incassi di tutti i tempi (dietro a Scarlett Johansson e a Robert Downey jr). Nel 2022 ha ricevuto l'Oscar alla carriera.

Figlio unico di Roy Henry Jackson ed Elizabeth Montgomery, Samuel L. Jackson – la L sta per Leroy – nasce a Washington D.C. ma cresce con la madre a Chattanooga nel Tennessee.
Suo padre vive lontano dalla famiglia e morirà alcolista: Samuel lo incontrerà solo due volte, nel corso della vita. Frequenta il Morehouse College di Atlanta, dove viene coinvolto nel rivoluzionario movimento delle Pantere Nere.

Nel 1969, è espulso dal college per aver tenuto per due giorni diversi membri del consiglio scolastico rinchiusi in un edificio.
Dopo aver trascorso due anni a Los Angeles lavorando nei servizi sociali, Jackson torna a Morehouse per studiare recitazione. Più tardi entra nella compagnia teatrale Negro Ensemble di New York. In seguito, viene assunto come stand-in per Bill Cosby durante le pause della popolare sitcom I Robinson.

Appare in Ragtime (1981) di Miloš Forman e ne Il principe cerca moglie (1988) di John Landis, nel cameo dello sboccato rapinatore del fast food «McDowell's».
I successivi ruoli marginali lo faranno precipitare nella dipendenza da alcool e cocaina. L'occasione del riscatto arriva grazie a Spike Lee. Per il regista, Jackson diventa DJ in Fa' la cosa giusta (1989), sotto i vistosi cappelli che il ruolo cuce sulla testa di Mister Señor Love Daddy.
Nel 1991 è la volta di Jungle Fever (1991), dove interpreta il dipendente da crack Gator Purify: un ruolo che gli vale il premio speciale al Festival di Cannes.

Nel 1994 ottiene la consacrazione definitiva con Pulp Fiction di Quentin Tarantino, grazie anche alla semiautomatica di Jules Winnfield: il sicario che recita alle sue vittime il libro di Ezechiele e lascia mance estraendo banconote da un portafoglio con scritto «Bad Motherfucker» (portafoglio che nella realtà apparteneva a Tarantino).
Il celebre monologo biblico, in realtà, non proviene dal testo sacro ma è una citazione dal Kung Fu movie Karate Kiba.
Da bambino, Samuel aveva sofferto di balbuzie e una leggenda vuole che riuscì a smettere soltanto pronunciando a mo' di mantra l’imprecazione «motherfucker».
La performance in Pulp Fiction gli vale la nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista.

Con il nuovo millennio, Samuel L. Jackson si afferma anche nel mainstream, a cominciare dal Maestro Jedi Mace Windu, nella trilogia prequel di Star Wars.
Dal 2008 diventa Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D. nel Marvel Cinematic Universe, ruolo che incarnerà in ben 12 film e ne farà poi il protagonista di una serie tutta sua.
Ma il suo coinvolgimento nella "Casa delle idee" non è affatto una coincidenza. Quando i fumetti The Ultimates furono lanciati nel 2002, presentavano una versione aggiornata del character originale che l’autore Mark Millar e il disegnatore Bryan Hitch avevano modellato sullo stesso Jackson. Quando l’attore scoprì che la sua immagine veniva utilizzata a sua insaputa, pensò di trascinare Marvel in tribunale. Fu allora che gli Studios si offrirono di scritturarlo nella parte di Fury, personaggio inedito fino a quel momento al cinema.
E Jackson non esitò ad accettare l'accordo.