50 anni e non sentirli.
Potrebbe essere questo il sottotitolo per descrivere Il grande Gatsby, film del 1974 diretto da Jack Clayton con Robert Redford protagonista.
Se poi si pensa che il romanzo omonimo dal quale il film è tratto è stato scritto nel 1925 allora sì che la questione si fa interessante.
Com'è noto, infatti, Il grande Gatsby nasce come romanzo firmato da Francis Scott Fitzgerald, ma, nel corso degli anni darà vita a diverse trasposizioni per il grande schermo.
La prima versione in celluloide arriva l’anno immediatamente successivo alla pubblicazione del romanzo, il 1926, con una versione muta diretta da Herbert Brenon, andata purtroppo perduta.
Per la seconda versione bisognerà aspettare circa 20 anni - più precisamente il 1949 - e sarà quella diretta da Elliott Nugent con un perfetto Alan Ladd nel ruolo di Gatsby.
Nick Carraway, un giovane del Midwest trasferitosi a Long Island, è affascinato dal misterioso passato e dallo stile di vita eccessivo del suo padrone di casa, il nuovo ricco Jay Gatsby. Entrerà a far parte del suo circolo e diverrà testimone di ossessioni e tragedie. Rifacimento di "The Great Gatsby" del 1926.
A distanza di 25 anni arriva poi la terza versione, quella che quest’anno compie ben 50 anni e di cui parliamo.
La storia, ambientata negli anni ’20, è facilmente riassumibile: a Long Island, isola abitata da facoltosi, s’installa il milionario Gatsby, ex gangster divenuto miliardario e che non riesce a dimenticare il suo primo, grande amore, Daisy, ragazza che ha dovuto lasciare per andare al fronte e che poi si è sposata con un altro, suo pari. Per cercare di starle vicino, riconquistarla e far rivivere quel passato che li aveva fatti incontrare e innamorare, Gatsby inizia a dare feste memorabili, pur rimanendo misterioso per tutti, fatta eccezione per il vicino di casa con il quale stringe amicizia.
Sicuramente la trasposizione più fedele in assoluto al testo di partenza di Fitzgerald, anche confrontandola con quella ancora successiva, del 2013, a opera di Baz Luhrmann, la versione “cinquantenne” di una delle storie che, almeno in letteratura, ha rappresentato un punto di svolta epocale è capace di toccare le giuste corde del pubblico e di farlo emozionare e innamorare ancora oggi, come se fosse la prima volta. Un’attenzione, quindi, particolare alla sceneggiatura, affidata originariamente a Truman Capote, ma andata poi a Francis Ford Coppola, il cui risultato, però, fu fin troppo didascalico, tanto che venne ulteriormente rivisitata e modificata in fase di regia.
Dalle atmosfere ai costumi, passando per la scenografia e la fotografia, il film di Jack Clayton sembra richiamare un’atmosfera passata e al tempo stesso sfarzosa, ricca ma misteriosa, in perfetta linea con il protagonista, affascinante ed enigmatico.
Quanto al passato, non posso farci niente. È vero una volta l'ho amato… Ma amavo anche te!
Se l’atmosfera e tutto ciò che circonda questa storia d’amore triste e romantica sono in grado di raggiungere un livello tanto alto, stessa cosa fanno i costumi che riescono, tra l'altro, a nascondere la gravidanza dell’attrice protagonista Mia Farrow, in dolce attesa all’epoca delle riprese. Lo sguardo del regista e la sua volontà di puntare soprattutto sui primi piani, aiutati dall’ottima realizzazione degli abiti (che varranno al film il premio Oscar per i migliori costumi), hanno permesso di non far trapelare alcunché e anzi di rendere ancora più fedele la rappresentazione.
Se poi si pensa che non doveva essere originariamente Mia Farrow a interpretare la giovane Daisy si comprende anche come il lavoro del reparto costumi sia stato ancora più notevole.
Perché il produttore Robert Evans, avendo acquistato i diritti del romanzo nel 1971, chiese di far interpretare la protagonista ad Ali MacGraw, all’epoca sua moglie, che, però, abbandonò il set a causa di un ritardo nella stesura della sceneggiatura e accettò una parte in Getaway, dove si innamorò del co-protagonista Steve McQueen lasciando il marito ed emulando così, in parte, il personaggio che avrebbe dovuto interpretare ne Il grande Gatsby.
Un film, quello di Jack Clayton, sicuramente con un richiamo più classicheggiante rispetto agli altri, diviso in una prima parte più legata a mostrare le feste di Gatsby e introdurre la vicenda e una seconda che, invece, cresce di intensità e voluta imperfezione. Un film che, però, riesce a portarsi a casa numerosi riconoscimenti, tra cui il già citato Oscar per i costumi, al quale si affianca anche quello per la colonna sonora. E un film che, anche a distanza di 50 anni, sembra non invecchiare mai troppo.
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