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Piero fa la Merica di Paolo Malaguti

Il modo migliore per conoscere un Paese o una regione, oltre a tutte le nozioni che possiamo trovare su libri, musei o internet è quello di leggere gli scrittori del posto, in particolare quelli che raccontano un determinato luogo attraverso le proprie storie. Se si vuole leggere il Veneto, uno scrittore d'eccezione è Paolo Malaguti, autore che sa coniugare conoscenza storica, dialetto veneto e cultura locale in modo schietto, semplice e incantevole.
Dopo aver affrontato il tema dei barcari in Se l'acqua ride e quello della montagna in Il Moro della cima, possiamo trovare, da poco uscito in libreria Piero fa la Merica edito Einaudi dove il tema principale è la storia degli emigrati veneti in Brasile a partire dalla fine dell'Ottocento

Piero fa la Merica
Piero fa la Merica Di Paolo Malaguti;

Quelli come i Gevori li chiamano «i bisnenti»: hanno due volte niente. Per loro partire, più che una scelta, è un tuffo in un niente diverso, ancora sconosciuto.

Piero è un ragazzino che cresce a Biadene, un piccolo paesino del Montello, l'antica riserva di legna della Serenissima, alle pendici del Monte Grappa. Una famiglia poverissima i Zanata, ma con questo cognome a Biadene ce ne sono tanti e quindi, come succede a volte ancora adesso nei paesi veneti, la loro menda ovvero il loro soprannome di famiglia è Gevari, che sarebbero le lepri perché, come questi animali che sono soliti proliferare molto, anche loro sono tanti, tanti e poverissimi. Sono bisnenti, hanno due volte niente, non hanno la terra e pur essendo boscaioli, per decreto regio non possono usare la legna che la selva del Montello ha con gran disponibilità. Piero capisce subito che per sopravvivere bisogna “prendere”.

La faccenda del peccato non è complicata. Si tratta di prendere. Di prendere e di ficcare gli occhi dove non devi. Quella volta era un nido di merli. Piero non sapeva, e ha ficcato gli occhi nel piccolo gnaro nascosto nella lunga siesa, alta e fitta... Quello che ha visto gli si è inchiodato tra le tempie come un cristo in croce: i piccoli della merla avevano gli occhi chiusi dietro un velo di palpebre rosa.

L'immagine del gnaro sacrificato, gli uccellini presi per poterli mangiare con la polenta e sopravvivere alla fame è l'istantanea portante di tutto il libro. Piero sa che non dovrebbe guardare ma la curiosità vince. Allo stesso modo sa che deve proteggere il fratellino e fa di tutto per sottrarlo alla vista degli animaletti prima di schiacciar loro la testa. Questa protezione la manterrà anche dopo con lui, quando con il padre e la sorella più piccola attraverseranno l'oceano per giungere in America. La madre, gravida di un altro figlio rimane a casa con il resto dei piccoli e Piero, impaurito ma allo stesso tempo forte e coraggioso, si ritrova a ripercorrere quel viaggio che tanti come lui hanno dovuto affrontare dalla fine dell'Ottocento a dopo la Seconda Guerra Mondiale. L'arrivo in terra straniera non è per nulla facile, dovranno strappare la terra al mato, ma si ritroveranno anche a prenderla ai nativi che quella terra abitano da sempre.

Seguiremo Piero in tutte le sue contraddizioni, nel cercare di capire perché per sopravvivere bisogna per forza passare da vittime a carnefici, e se guardare nel nido e vedere gli uccellini che pigolano e cercano speranzosi la madre possa bastare per sopravvivere, senza dover per forza sopraffare gli altri.

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Paolo Malaguti è nato a Monselice (Padova) nel 1978. Attualmente vive ad Asolo e lavora come docente di Lettere a Bassano del Grappa. Con Neri Pozza ha pubblicato La reliquia di Costantinopoli (2015), finalista al Premio Strega 2016. Tra le sue opere Nuovo sillabario veneto (BEAT, 2016), Prima dell'alba (Neri Pozza, 2017) e L' ultimo carnevale (Solferino, 2019).

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