È un libro bellissimo, pieno di emozioni che racconta un’Italia che non c’è più, ma un’Italia che ha ancora dei punti di collegamento con l’attualità
1590. Primi anni della Controriforma. Una neonata viene abbandonata al convento di San Michele, Novara. È una bambina dai colori molto scuri e per questo le suore le danno il cognome "Spagnoli".
Antonia cresce in un ambiente protettivo, sebbene estremamente religioso e severo, mostrando di possedere un animo pacato, generoso. Poco alla volta, la ragazza diventa sempre più bella, molto più delle sue compagne. Sarà proprio la sua bellezza a farla scegliere come la persona che reciterà una poesia di benvenuto all'arrivo del vescovo Bascapè.
Tutto questo, però, è forse troppo per l'emotività ancora acerba di una ragazza. Antonia sviene durante l'esibizione.
Nel 1610 Zardino è un piccolo borgo immerso tra le nebbie e le risaie a sud del Monte Rosa. Un villaggio come tanti, sembra, ma che in realtà racchiude una storia incredibile. Quella di una donna, Antonia, una trovatella cresciuta nella Pia Casa di Novara, scelta da due contadini e portata in paese, dove cerca di vivere nella fede e con semplicità, come le hanno insegnato le monache. Ma la ragazza è strana, dice la gente
Così si potrebbe riassumere la prima parte del romanzo grazie al quale Sebastiano Vassalli vinse il Premio Strega nel 1990. La chimera segue a passo di cronaca la vita di una "esposta" dalla sua nascita al tragico epilogo: l'accusa di stregoneria e la morte sul rogo, avvenuta intorno al 1610.
Cosa vuole raccontare Vassalli con il suo libro ? La genesi di un pregiudizio.
Quella di Antonia è una storia vera, infatti: la donna è realmente vissuta nelle valli della Bassa ed è stata processata per stregoneria, le carte processuali a cui l'autore ha attinto lo dimostrano.
La caccia alle streghe, quel fenomeno sviluppatosi in Europa tra il XV e il XVIII secolo, fece sentire i suoi drammatici effetti anche in Italia, dove avrebbe raggiunto l'apice nell'area compresa tra Lombardia e Piemonte.
Ma a cosa allude la "chimera" evocata dal titolo? Innanzitutto al profilo del Monte Rosa, massiccio che osserva indifferente le vicende e le tragedie umane che si svolgono nella pianura sottostante. Ma nel titolo è contenuto anche un implicito omaggio alla potenza del sogno, al tempo stesso rifugio ideale per chi deve far fronte a tempi difficili e delirio di onnipotenza da parte di chi esercita arbitrariamente il potere in quegli stessi tempi.
Alessandro Zan, politico coraggioso il cui nome è associato indelebilmente alla proposta di una legge che combatta l'omofobia, la transfobia, la misoginia e l'abilismo, ci racconta perché "La chimera" è diventato per lui un vero e proprio libro cult. Nella testimonianza di Zan, troviamo spunti di riflessione per avvicinarci (o riavvicinarci) a quello che - col passare del tempo - va configurandosi sempre più come un piccolo classico.
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