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Un tramonto color rouge allure n. 41

È sorprendente che non abbia mai perso il Rouge allure velvet n. 41, rossetto color cioccolato al latte acquistato in una profumeria di corso Garibaldi, prima di uno spettacolo allo Strehler preceduto a sua volta da aperitivo rituale al Jamaica. Dopo due traslochi e dieci anni di tournée è ancora qui, inspiegabilmente. Sopravvissuto a cambi di taglio, colore di capelli, forma, stile nel vestire, non mi ha lasciata al termine di viaggi lunghissimi né di fughe veloci.

E dire che, invece, non ho idea di dove si trovino capi che credevo irrinunciabili e non conto più i mazzi di chiavi, soldi, ricordi, persino qualche mobile, smarriti chissà dove.  

Davvero, non so spiegarmi cosa abbia reso il Rouge allure velvet n. 41 così importante.

Momenti più speciali di altri, forse? Non mi sembra, non ne ho in mente nemmeno uno… solo qualche fotografia in cui faccio la smorfia che mi ha insegnato Insi (AKA “demone dell’insicurezza”) e che faccio ogni volta che non mi sento abbastanza bella e quindi provo a puntare sulla simpatia.  

… Ma dai! E chi l’avrebbe mai immaginato che insi-curezza potesse diventare insi-carezza?

The New York Stories

Di John O'Hara | Vintage Publishing, 2018

La vasca del Führer

Di Serena Dandini | Einaudi, 2020

Addio, mia amata

Di Raymond Chandler | Adelphi, 2020

Il marrone sulle labbra, infatti, è una dichiarazione di auto-amore per momenti così-così, un sostituto del più celebre rosso intenso nei giorni scarichi.
Ma è anche quello che mi dona di più quando sono abbronzata. Poi, facile dire rosso intenso... Io, ad esempio di rossi e varianti di quello che sembra lo stesso colore ne ho almeno una decina tra matte, gloss, polveri varie e inchiostri per labbra.

Eppure, a volte solo il color cioccolato mi salva, anzi: mi salva e mi consola. 

A volte un rossetto può tenermi insieme quando piove dentro ma non ho voglia di pioggia.

Complice Giudi (AKA “demone del giudizio”), mi sono sempre sentita un po’ frivola rispetto a questa sensazione, finché non ho scoperto che Lee Miller non rinunciava al rossetto sulle labbra nemmeno quando si trovava sulle scene di guerra e che tra i più efficaci interventi umanitari di sempre c’è la donazione di rossetti effettuata dalla Croce Rossa alle donne prigioniere dei lager nazisti. La restituzione della dignità è passata anche da un colore sulle labbra. Mia madre conserva un fazzolettino su cui mia nonna ha lasciato un bacio rosso, quello che da bambina vedevo attorno al filtro delle sue MS e mi faceva parecchio ridere.

Non c’è stato momento di crisi senza un’impennata di vendite di rossetti. Esiste addirittura un termine per spiegare il fenomeno: è il Lipstick index, che in questo presente fatto di mascherine conferma che più è seria la situazione, più coloriamo le labbra. Persino Hermes - non l’avrebbe mai detto nessuno! - ha prodotto il suo primo rossetto proprio alla fine del primo, tragico momento di pandemia.

Volevo scrivere di idealizzazione e relatività ma poi ho infilato il cappotto e se nella tasca sinistra ho trovato il lip maximizer in quella destra ad aspettarmi c’era lui, l’allure velvet n. 41 che non producono più da anni e al quale ormai mancheranno dieci passate al massimo, prima di esaurirsi. Ho capito che forse è il momento di alzarsi da questo tavolino e andare a cercare il suo erede.

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