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La Rivoluzione di Cuba, degli ultimi e degli oppressi

Immagine tratta dal libro "La rivoluzione cubana. Le origini del socialismo latinoamericano", di Fidel Castro, Pgreco, 2015

Immagine tratta dal libro "La rivoluzione cubana. Le origini del socialismo latinoamericano", di Fidel Castro, Pgreco, 2015

Raccontare come l’isola di Cuba – latitudine 21° 30’ nord e longitudine 80° ovest, sotto il Tropico del Cancro – sia diventata, in un certo momento storico, il centro del mondo e abbia rappresentato un esperimento unico è più difficile che parlare dell’uovo di Colombo.

A Frei Betto, politico e scrittore imprigionato e torturato dalla dittatura brasiliana, Fidel Castro aveva svelato il gran segreto: «A ben guardare ci potrebbe essere un mistero intorno al numero 26. Sono nato nel ’26. Avevo 26 anni quando ho cominciato la lotta armata. E sono nato il giorno 13, la metà di 26. Batista ha fatto il suo colpo di stato nel ’52, il doppio di 26. 26,26,26,26,26: vi era una certa logica in tutto ciò. E a coronamento l’M- 26, il movimento 26 luglio, data dell’attacco al Moncada».

Batista era tornato al potere con un colpo di stato nel 1952 appoggiato dagli Stati Uniti. Nel giro di pochi anni il regime divenne sempre più oppressivo e corrotto. Batista aveva collegamenti con la mafia americana e Cuba era meta di ricchi statunitensi che alloggiavano in alberghi di lusso e frequentavano casinò, mentre la maggior parte della popolazione viveva nella miseria più nera.

In questo contesto di degrado sociale e politico iniziarono a nascere a Cuba movimenti di opposizione più o meno clandestini che avevano come obiettivo quello di contrastare il regime di Batista.

La rivoluzione cubana. Le origini del socialismo latinoamericano

Rivoluzionario, uomo di potere, affabulatore, dittatore: così e in molti altri modi è stato definito Fidel Castro, il Líder Máximo del primo Stato americano ad essersi avviato verso il socialismo. Al di là delle ombre che circondano il suo personaggio, è però innegabile che Castro guidò un'impresa senza precedenti: la Rivoluzione cubana.

Nel 1952 nessuno ovviamente poteva prevedere quale sarebbe diventata la statura politica di Fidel e la sua oggettiva potenza. Il colpo di stato di Batista convinse Castro a prendere le armi perché non rimaneva più nessuna via legale per condurre una battaglia politica.

Nel luglio del 1953 il piano era di attaccare due caserme dell’esercito della provincia d’Oriente, la caserma Moncada a Santiago e quella di Bayamo. Il grosso delle forze, centotrentaquattro uomini, avrebbe attaccato Santiago, mentre a Bayamo era attesa una guarnigione di ventotto soldati.

Gli uomini che seguirono Castro erano quasi tutti appartenenti alla piccola borghesia o al proletariato: pochi erano studenti, e solo una minoranza era andata all’università. Su circa centocinquanta che presero parte all’assalto delle caserme la maggior parte era composta da operai di fabbrica, lavoratori agricoli e commessi di negozio. Tra questi uomini c’era anche Raul Castro, fratello di Fidel.

Fidel Castro non aveva una strategia elaborata ma era mosso soprattutto dalla volontà di rovesciare il tiranno Batista. Aveva preparato un programma che si basava su cinque riforme, la prima delle quali era relativa all’istruzione, che riteneva indispensabile per alzare il livello culturale e la coscienza dei cubani.

Castro non era un anarchico, ma i suoi metodi presentavano elementi vicini a questo movimento e non a caso scelse come propri colori il nero e il rosso della bandiera anarchica.

L’attacco sarebbe stato sferrato all’alba del 26 luglio, una data favorevole perché coincideva con il carnevale cubano e si sarebbero potuti cogliere di sorpresa i soldati reduci dai festeggiamenti. Le cose però non andarono come previsto. Per una serie di coincidenze negative, la caserma di Moncada non fu presa di sorpresa e i militari riuscirono a reagire all’attacco. Diversi uomini al seguito di Castro caddero durante la sparatoria e tanti altri vennero fatti prigionieri. Molti vennero torturati e poi uccisi con colpi di pistola alla nuca.

Anche Fidel, dopo alcuni giorni di fuga nella Sierra, venne catturato.

La rivoluzione si richiamava agli ideali di Josè Martì e ai postulati del partito rivoluzionario cubano, da lui fondato nel 1892.

Nonostante il fallimento, l’attacco al Moncada avvenne in un brutto momento per l’esercito di Batista, minato da faide interne e da una diffusa corruzione, ma che riuscì a reagire e a sconfiggere i rivoltosi grazie alla soverchiante superiorità numerica: millecinquecento soldati contro 45 uomini.

In ottobre Castro e alcuni suoi compagni furono processati. Ci furono diversi tentativi di avvelenamento, ma poi il 16 ottobre Fidel riuscì a comparire davanti ai giudici e pronunciò il famoso discorso che durò ben cinque ore.

Io so bene che la prigionia sarà per me dura come lo è sempre stata per chicchessia, piena di vili minacce e di orribile tortura. Ma io non temo la prigione, come non temo la furia del miserabile tiranno che ha spento la vita di settanta miei fratelli. Condannatemi, non m’importa. La storia mi assolverà.

La storia mi assolverà è un testo storico ed è considerato il primo manifesto programmatico del Movimento del 26 luglio che ha iniziato la rivoluzione a Cuba. Castro, per la sua rivolta, venne condannato a 15 anni di reclusione e venne trasferito nelle prigioni dell’isola dei Pini.

Il 15 maggio 1955 Castro e suo fratello Raul lasciarono l’Isola dei Pini insieme a diciotto seguaci usufruendo dell’amnistia prevista dalla legge. La situazione comunque era insostenibile e nel giro di poche settimane Fidel prese la decisione di andarsene in Messico e costituire un nucleo ben addestrato e disciplinato per tentare di rovesciare Battista con la forza. Qui organizzò presto la pubblicazione di un settimanale del Movimento 26 luglio che venne battezzato Revolution.

Fidel tornò a Cuba nel dicembre del 1956 a bordo del Granma. Allo sbarco gli uomini legati a Castro vennero subito intercettati dalla milizia di Batista e solo 15 sopravvissero e si rifugiarono nella Sierra. Dopo circa due anni il gruppo castrista del Movimento 26 luglio aveva raggiunto il numero di 300 unità, ma dovevano combattere contro un esercito che contava circa 10.000 soldati.

Gli Stati Uniti nel frattempo iniziarono ad abbandonare il dittatore e interruppero la fornitura di armi, mentre il piccolo esercito di Castro era sempre più appoggiato dalla popolazione che non riusciva più a sopportare i soprusi della dittatura.

L’esercito di liberazione entrò all’Avana la mattina del 1° gennaio 1959: Batista fuggì all’estero e si rifugiò prima in Florida e poi successivamente in Spagna sotto la protezione di Franco. Un piccolo manipolo di uomini del Movimento 26 luglio guidati da un leader con grande carisma riuscì a destituire una della più corrotte dittature del XX secolo.

Autobiografia a due voci
Autobiografia a due voci Di Fidel Castro;Ignacio Ramonet;

"El Comandante" racconta di sé e del mondo che ha conosciuto, dei grandi della terra, delle crisi internazionali in cui ha svolto un ruolo di primo piano. Ripercorre i più recenti eventi di politica internazionale che lo hanno visto coinvolto e offre un punto di vista di grande lucidità sulla difficile fase che il nostro mondo sta attraversando.

Il resto della storia di Cuba è noto. Castro muore all’età di 90 anni il 25 novembre 2016, lasciando un segno indelebile nella storia contemporanea.

In una famosa intervista rilasciata a Gianni Minà (morto il 27 marzo di quest’anno e grande amico di Fidel), Castro diceva: «Quale può essere il futuro dell’uomo? Il capitalismo? Il capitalismo è una giungla, è l’uomo nemico dell’uomo. L’uomo che saccheggia l’uomo contro l’uomo».

«Il problema di Cuba – scriverà in seguito Minà – è stato sempre quello dell’informazione, subita o montata per mettere in difficoltà la Rivoluzione o la comunicazione che cerca, a fatica, uno spazio per illustrare le proprie idee e far rispettare i propri valori e i propri diritti. Cuba sconta sicuramente il peccato di aver scelto il socialismo nell’intento di costruire una società più equa».

La storia assolverà Fidel? «Ai posteri l’ardua sentenza», come scrisse il Manzoni nell’ode Il cinque maggio in riferimento a Napoleone. Qualsiasi cosa se ne penserà, il Movimento 26 luglio rimane comunque un baluardo e un esempio di uomini oppressi che si ribellano agli oppressori in nome della libertà e dell’uguaglianza.

La Rivoluzione cubana nei libri

Autobiografia a due voci

Di Fidel CastroIgnacio Ramonet | Mondadori, 2008

Fidel Castro. L'ultimo «re cattolico»

Di Loris Zanatta | Salerno Editrice, 2020

Dissidenti o mercenari? Obiettivo: liquidare la rivoluzione cubana

Di Hernando Calvo OspinaKatlijn Declercq | Achab Editrice, 1999

Storia dell'America Latina contemporanea

Di Loris Zanatta | Laterza, 2017

Fidel Castro. Una vita

Di Serge Raffy | Rizzoli, 2016

La storia mi assolverà

Di Fidel Castro | Nda Press, 2023

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