Www.
Tre lettere uguali, ripetute: www e dopo, miliardi di significarti.
Era il 12 marzo del 1989 quando Tim Berners-Lee, informatico britannico che aveva lavorato al CERN di Ginevra, fece la sua prima proposta formale di ipertesto.
La promessa originaria di Internet è stata tradita. Nata come uno spazio infinito di libertà creativa e partecipazione democratica, questa tecnologia rivoluzionaria si è trasformata in una grande arena in cui vince chi applica le logiche commerciali più spietate.
Un concetto che per i non addetti ai lavori – e forse, anche per qualcuno di loro – appariva di difficile comprensione: un programma che permettesse di creare uno spazio nel quale qualsiasi cosa potesse essere linkata a qualcun’altra.
Questa proposta di un ampio database ipertestuale con link – a cui, va detto, Berners-Lee lavorava già da circa dieci anni, in forme diverse – non raccolse l’interesse e i consensi che una intuizione di quella portata avrebbe dovuto avere. Lui l’aveva chiamato World Wide Web, ma per più di un anno rimase nei corridoi del CERN di Ginevra.
La scomparsa di internet dalle nostre vite è imminente e inevitabile. Gli esperti ci avvertono da anni, ci hanno prospettato il grande collasso digitale, ci hanno detto come potrebbe avvenire, quando e perché.
Fu solo nel 1991 che altri ricercatori e scienziati si interessarono al progetto HTTP di Berners-Lee e il Web uscì dai confini del CERN – dopo poco lo stesso informatico lasciò la struttura per il MIT, dove continuò a sviluppare il suo progetto. I primi due, tre anni furono a totale utilizzo delle istituzioni accademiche, fino all’aprile 1993, quando il CERN concesse l’uso del Web a tutti. I server crebbero a dismisura nei mesi successivi.
Fu la fine del mondo per come lo si conosceva, e l’inizio del mondo per come lo conosciamo adesso.
Il web – che era stato fino all’inizio degli anni Novanta ad uso esclusivo di ricerca e difesa – divenne la casa di tutti. Crebbero gli utenti, le pagine, nacquero start up legate al mondo di internet, multinazionali legate inestricabilmente all’e-commerce.
Come il web ha smesso di essere world wide.
Una crescita esponenziale e costante che porto, tra il 1997 e il 2000, alla bolla speculativa delle Dot-com; un collasso che portò ad una generale sfiducia verso il mondo del Web, sfiducia che durò pochissimo, giusto il tempo di ricalibrare e permettere agli attori potenti di scendere in campo per ristabilire gli equilibri e plasmare quella che sarebbe diventata la faccia nuovissima del web.
Nel 2004, lo sappiamo bene, nasce TheFacebook (ha appena compiuto vent'anni: leggete qui il nostro approfondimento!). È l’inizio del Web 2.0.
Cosa vuol dire? Che il Web non è più statico, passivo, ma diventa dinamico, interagisce attivamente con l’utente. Le pagine di programmazione non sono più modificabili solo dall’amministratore. La connessione sociale, la condivisione porta alla nascita di forum, blog, social network. Nasce lentamente il mondo così come lo conosciamo, con il Web che inizia a pervadere tutti gli aspetti delle nostre vite, anche quelli più privati.
In occasione del trentesimo anniversario dal formale progetto di ipertesto digitale inviato ai suoi superiori del CERN, Tim Berners-Lee ci ha tenuto a sottolineare che è bello festeggiare i progressi compiuti grazie al Web, ma è anche importante riflettere sul futuro e sugli obiettivi, le forme che questo avrà nei prossimi anni.
Il Web è una risorsa infinita e illimitata, ma i suoi usi sono – lo sappiamo bene – a volte possono essere molto pericolosi. Per questo serve forse più consapevolezza, più cura, tenendo bene a mente che i progressi tecnologici che l’uomo ha fatto negli ultimi trent’anni devono farci essere fieri e consapevoli che il mondo è in continuo divenire, e noi con lui.
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