“Diversity e inclusion sono valori e creano valore”: al Festival del Management si racconta il successo di chi ha messo accessibilità e inclusività al centro della propria strategia.
Oggi 8 marzo, seconda e ultima giornata del Festival del Management, è stata dedicata ad una serie di appuntamenti sul management al femminile, sull’inclusività, sul gender gap e sulla diversity. Si è discusso in diverse tavole rotonde con imprenditrici, leader ai vertici di primarie aziende pubbliche e private e di fondazioni, di parità di genere e di nuovi modelli organizzativi che riescano a catturare più giovani talenti: tutte hanno raccontato principalmente le strategie e le opportunità per una reale parità di genere. E si è parlato di quanto riescano a incidere le donne, sempre più numerose nei board di aziende di cui fanno parte, grazie anche alla legge Golfo-Mosca.
Capacità, esperienze, competenze, valori ma anche intelligenza emotiva questo è l’asset di qualità che indirizzano le aziende verso scelte e approcci sempre più inclusivi. Una voce unica di tutte le protagoniste è stata rivolta a “dare coraggio alle giovani donne”, un appello a non perdersi nel primo approccio lavorativo ma di continuare la carriera anche in presenza di figli, consapevoli che le organizzazioni aziendali debbano favorire maggiormente l’uso dei congedi parentali per i padri e di rispondere con più flessibilità alle esigenze delle donne.
Ricca di spunti e di grande interesse la tavola rotonda sulle politiche di inclusività e accessibilità in diversi contesti culturali e professionali nell’incontro dal titolo Casi ed esperienze di diversity and inclusion management. Il ruolo dei brand, dei media e dello sport per l’abbattimento degli stereotipi, coordinato da Marco Frey e Maria Della Lucia e moderato da Emanuele Acconciamessa, Consigliere Delegato SIMA, che ha fornito i dati di una ricerca sui brand inclusivi “Net promoter Score”, da cui risulta che nel passa parola il 74 per cento delle persone apprezza l’attività promozionale da parte di marchi che puntano sull’inclusività, mentre ben l’87 per cento parla male di brand non inclusivi. Mentre 6 su dieci parlano male anche dei brand che non vogliono prendere posizione sul tema.
Anche per questo, ha sottolineato il delegato Sima, valorizzare la diversità è un lavoro, un impegno vero frutto di scelte consapevoli e mirate. “La diversità e l’inclusione – ha spiegato Maria Della Lucia – sono valori e creano valore per l’azienda che li persegue. Saper fare management con cura vuol dire guardare a questi temi, combattendo preconcetti e pregiudizi”. Marco Frey ha aggiunto: “La politica deve fornire il framework in cui inserire meccanismi di penetrazione culturale in relazione a questo tema”. In questo contesto il management è lo strumento per affrontare la diversità e l’inclusività in ambito aziendale: “Sia internamente che esternamente all’azienda – come spiega Gabriella Crafa (Vicepresidente, Fondazione Diversity) – e l’azienda deve guardare a questi temi non solo per etica ma anche in una logica di business, dal momento che guidano i comportamenti e le scelte dei consumatori”.
Francesca Vecchioni (Presidente, Fondazione Diversity) ha spiegato che: “Gli stereotipi ci consentono di capire la realtà ma allo stesso tempo non devono essere dei limiti ed è in particolare responsabilità dei leader e di chi si occupa di comunicazione avere nella propria mente e nei propri processi la diversità. I media plasmano l’immaginario collettivo e allo stesso tempo le nuove generazioni hanno bisogno e vogliono essere rappresentati nella loro diversità”.
Tra le testimonianze aziendali è stata interessante quella di Paola Longobardo (Responsabile People Care, Gruppo FS) che ha raccontato come, nella sua azienda “l’acquisizione di nuove competenze professionali consente di affrontare con professionalità le diverse esigenze dell’utenza. Ad esempio, con il servizio di interpretazione simultanea di LIS che abbiamo introdotto in una serie di stazioni tra Milano e Roma”.
Tra i brand più forti dal punto di vista della diversity & inclusion c’è senza dubbio Ikea che, in particolare, mostra una solida coerenza tra l’immagine esterna e le politiche interne: “La vision di Ikea – spiega Teresa Gigliotti (Communication Operations Manager, IKEA Italia Retail) – è quella di creare una vita migliore al maggior numero possibile di persone. Ogni persona deve sentirsi a casa e questo ha mosso un percorso di inclusione che negli ultimi anni si è strutturato e quindi è diventato concreto, tangibile e misurabile”.
Il gioco è un momento di apprendimento e di formazione di modelli comportamentali, in particolare, come racconta Andrea Ziella (AD, Mattel Italia) “uno studio della New York University ha rilevato che giocare con le bambole contribuisce alla formazione dell’empatia ecco perché giocare con le Barbie non è solo un’attività per le bambine ma anche molto importante per i bambini. E in tema di diversità Barbie da sempre rappresenta diverse tipologie di donna, di lavoro e di fisicità”. Interessante è stata anche la testimonianza di Giovanni Verreschi (Founder e AD, ETT Spa), la cui azienda si occupa di creare esperienze museali: “Spesso ci capita di partire da esperienze pensate per chi ha disabilità per arrivare a creare qualcosa che coinvolge tutti”.
Nicole Morganti (Head of Originals, Italy & Southern Europe, Prime Video) ha affrontato il tema delle politiche aziendali volte a imporre la necessità di cercare e formare figure femminili laddove la prevalenza è ancora maschile e ha raccontato che: “Quando abbiamo lavorato alla produzione italiana del format LOL ci siamo scontrati con la realtà italiana in cui i comici sono prevalentemente uomini e spesso usano un umorismo discriminatorio, abbiamo voluto una forte presenza femminile e tutti i partecipanti hanno seguito una formazione specifica per rispettare determinate regole: non si tratta di censura ma di cultura. Abbiamo anche introdotto, sui set, la figura dell’Intimacy Coordinator che ha lo scopo di tutelare la privacy delle donne quando si girano scene di intimità”.
Sono state preziose anche le testimonianze personali della comica Michela Giraud e dell’atleta paralimpica Alessia Berra, argento alle paralimpiadi di Tokyo nel 2020. Giraud ha raccontato che “la comicità può aiutare ad abbattere degli stereotipi perché per ridere di un tema bisogna conoscerlo e conoscendolo vengono meno i preconcetti su di esso”. “Inclusione non significa diversificare ma includere – ha spiegato Berra – e con il progetto “Ma si può” incentiviamo la partecipazione e la consapevolezza del mondo paralimpico non solo tra i disabili ma anche tra chi non ha disabilità”.
Nella giornata internazionale della donna, perché è ancora importante parlare di parità di genere nei settori delle Lifescience e del Management di startup? Ne hanno parlato le relatrici del panel Donne e Lifescience Innovation & Startup Management: l'ecosistema di ricerca e innovazione da una prospettiva di genere, che si è tenuto questa mattina all’interno della SDA Bocconi. Tra queste, Roberta Gilardi (CEO di G-Gravity), ha affermato: “Nelle startup è difficile trovare team al femminile, sia a livello numerico che a livello finanziario, e i dati ci dicono che dal punto di vista degli investimenti le realtà composte da donne raccolgono finanziamenti con più difficoltà. In effetti, la percentuale di fundraising per le donne è del 10%. Le donne sono sottorappresentate nel mondo delle startup, ed è essenziale stimolarle per mettere le basi per la creazione di sempre più imprese guidate da team al femminile».
Hanno preso parte al panel anche Maria Cristina Porta (Direttrice, Eneatech Biomedical), Simona Roggero (PhD, Entrepreneur), Caterina La Porta (Università di Milano, CEO, ComplexData), Chiara Giovenzana (Scientist, Entrepreneur, Investor), Elizabeth Robinson (VP, Fondo di Investimento Indaco), coordinate da Laura Gatti e moderate dalla giornalista Angelica Gianbelluca. Per Caterina La Porta, parlare di donne e scienza è ancora molto importante perché “Siamo ancora poche a ricoprire posizioni apicali e alle giovani di oggi dico: Non desistete!”. Per Maria Cristina Porta, le donne possono portare un beneficio all’economia delle imprese, mentre per Elizabeth Robinson parlare di Lifescience e innovazione offre tante nuove opportunità al giorno d’oggi: “È un momento che le giovanissime non devono farsi sfuggire”, ha affermato al termine del panel.
Feltrinelli Librerie è Media partner del festival
Nelle librerie milanesi di Duomo, Piazza Piemonte, Buenois Aires, Stazione Centrale, Pasubio, XXII Marzo, Porta Romana, Gae Aulenti, City Life e Portello i lettori potranno trovare una ricca proposta bibliografica curata dai nostri librai sui temi oggetto di approfondimento nel corso delle due giornate. In fondo all'articolo ne troverete un assaggio.
Gli altri partner
Main partner: Eni, Crédit Agricole Italia, SDA Bocconi
Partner istituzionali: Imprenditoria Femminile con Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Invitalia finanziato dall’Unione europa - NextGenerationEU
Hosting partner: Università Bocconi
Partner: EIT Health, GeneGis GI, KITON, Protiviti Italia
Media partner: RAI CULTURA, RAI RADIO 1, TGR, Radio Kiss Kiss, Feltrinelli Librerie, EGEA
Partner tecnici: Borgo Molino, Chocolateitaly
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