Barbie compie 65 anni

Come il recente successo del film diretto da Greta Gerwig ed interpretato dalla perfetta Margot Robbie ha dimostrato, Barbie è tutt’oggi un’icona indiscussa, capace di evolversi insieme alle donne e di farsi veicolo di contenuti a loro rivolti.

E dire che quest’anno compie ben 65 anni. Tanti sono gli anni passati dal 9 marzo 1959, quando la prima Barbie venne immessa in commercio al costo di 3 dollari: una donna dalle lunghe gambe e un vitino da vespa, rossetto e permanente, con indosso solo un succinto costumino da bagno zebrato. Fu un successo clamoroso dal primo istante: 350.000 esemplari venduti e una storia unica nel suo genere di cui veniva scritto solo il primo capitolo di una lunga serie.

La geniale intuizione che portò a Barbie e alla fondazione dell’azienda Mattel fu di Ruth Handler: osservando i suoi figli giocare, infatti, notò che le bambole destinate alle bambine erano ideate al solo scopo di essere accudite, così da proporre alle future donne l’immedesimazione nel ruolo principale a loro destinato, ovvero quello di moglie e di madre. Per i maschi, invece, erano previsti giocattoli diversi con cui poter giocare ad essere poliziotti, pompieri, dottori, astronauti e tutto quello a cui la loro immaginazione poteva aspirare.

Urgeva una linea di bambole dall’aspetto adulto che ispirasse le bambine tanto quanto i loro coetanei maschi. E così fu.

Da allora Barbie ha percorso una lunga strada, attraversando i giochi di generazioni di bambine che si sono divertite a vestirla e pettinarla, perse in infinite storie che la vedevano protagonista. È diventata la bambola in assoluto più venduta al mondo, trasformandosi in icona fashion, ma non solo. Ha raccontato la storia della società, le sue differenze, i cambiamenti, le aspirazioni delle donne.

Con un veloce cambio d'abito Barbie cambiava professione, precorrendo i tempi e facendo tutto quello che alle donne era ancora precluso. Donna in carriera alla guida di un’auto, proprietaria di case bellissime, Barbie era al centro di un vero e proprio universo dalle sfumature rosa, in cui il suo eterno fidanzato Ken, pur restando sempre al suo fianco, manteneva una posizione defilata, rigorosamente un passo indietro. In un mondo in cui alle donne accadeva esattamente il contrario, non era cosa da poco.

Certo, Barbie è stata anche a lungo criticata dalle femministe (famoso il loro slogan I’m not a Barbie Doll) perché non aderente alla realtà, di indole superficiale, troppo attenta alle mode e simbolo di una perfezione irraggiungibile, che imponeva uno standard estetico diseducativo e rischiava di minare l’autostima delle bambine.

Anche a seguito di queste critiche, nel tempo Mattel ha lanciato sul mercato bambole dall’aspetto più aderente alla diversità che caratterizza le donne, con bambole dalle taglie curvy, esemplari inclusivi di tutte le etnie e con un'attenzione anche alla disabilità. Così che nessuna bambina si sentisse esclusa ma al contrario potesse riconoscersi nella bambola.

Un cambio di passo importante, un bagno di realtà che mantiene Barbie all’apice delle vendite di giocattoli.

Non sappiamo dire se le bambine di oggi, sopraffatte nella scelta da giocattoli di ogni tipo e attratte dalle sirene dei social a cui si affacciano sempre più precocemente, ne subiscano ancora il fascino, ma per noi che abbiamo ben più di qualche anno di più sulle spalle, cresciute in simbiosi con lei, Barbie rappresenta un pezzo della nostra infanzia e, come tale, va celebrato.

Anche perché, a 65 anni portati benissimo, ha ancora molto da dire.