La redazione segnala

Panorama L’Aquila, un festival per l’arte

Foto: © Louis De Belle / ITALICS

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Immota Manet, leggiamo sul gonfalone col rapace che dà il nome a L’Aquila e che ne è il simbolo, ma a ben vedere, una volta lì, constatiamo che il capoluogo abruzzese non è affatto fermo.

Si è da poco conclusa la 729esima edizione della Perdonanza Celestiniana (che lo scorso anno ha avuto come super ospite Papa Francesco) – con il corteo della Bolla e l’apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio – e la nona edizione de Il jazz italiano per le terre del sisma con oltre 200 musicisti e 50 concerti complessivi. Il sisma che l’ha colpita il 6 aprile del 2009 ha lasciato ferite ancora aperte e cicatrici indelebili, ma l’intera città e i suoi abitanti stanno dimostrando sempre di più la loro voglia di tornare a volare più forti di prima. Ve ne renderete conto iniziando una passeggiata nel centro cittadino, da corso Federico II – poco distante dalla Villa Comunale e dal palazzo dell’Emiciclo – fino a piazza Duomo, per poi continuare il famoso rituale dello ‘struscio’ sotto o fuori i portici di corso Vittorio Emanuele arrivando alla fontana Luminosa e al Castello Cinquecentesco con il colorato auditorium progettato da Renzo Piano.

Foto: © Louis De Belle / ITALICS

Ovunque c’è gente di ogni età, cittadini che vogliono esserci pensando al nuovo che c’è e che si vede tra tanti turisti. “Chi vuol muovere il mondo, prima muova sé stesso” diceva Socrate e gli aquilani, a quanto pare, lo stanno facendo.  

In questi giorni, poi, dal 7 fino a domenica 10 settembre, L’Aquila ospiterà la terza edizione di Panorama, la mostra diffusa itinerante che dal 2021 mette in relazione arte, architettura, antichità e contemporaneo con il territorio e le sue comunità. Dopo Procida e Monopoli, è la protagonista del format espositivo promosso da Italics, consorzio (il primo al mondo) di oltre 70 gallerie italiane nato in pandemia da un’idea di Lorenzo Fiaschi (Galleria Continua) e Pepi Marchetti Franchi (Gagosian). A essere presenti, oltre 60 artisti tra italiani e stranieri.

Foto: © Louis De Belle / ITALICS

«L’Aquila sollecita un immaginario preciso e forte legato al terremoto, ma anche alla sua rinascita», ci spiega la curatrice Cristiana Perrella. «Non è una città di mare e a differenza delle due che l’hanno preceduta, è una città importante. È stata una delle capitali del Regno Borbonico come si legge nelle sue architetture e nella sua stratificazione culturale e di questa sua lunga storia non si può non tenere conto». L’ex direttrice del Centro Pecci di Prato ha voluto conoscerla al meglio iniziando ad ascoltare un territorio che ricco lo è già, aprendo per la prima volta o facendo conoscere meglio luoghi speciali come il Castello Cinquecentesco, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo (MuNDA) con lo scheletro del mammut, il Casino delle Delizie Branconio e la Fondazione Giorgio de Marchis con una triangolazione aquilana attorno al Futurismo grazie all’impresario Giancarlo Gentilucci che realizzò con Fabio Mauri (all’epoca docente all’Accademia delle belle Arti cittadina) tutte le sue performance teatrali più importanti.

Foto: © Louis De Belle / ITALICS

Mentre continuiamo a respirare la storia di questa città che ha 99 piazze, 99 fontane e 99 chiese, sentiamo un rumore e alziamo gli occhi al cielo. Su uno striscione aereo c’è la scritta Let’s talk about art, creazione dell’artista Maurizio Nannucci, maestro nel saper far vedere oltre il visibile, già protagonista con un’opera sulla facciata del Museo Maxxi di Roma e con un’altra dentro il Maxxi dell’Aquila (sede di Performative 03), aperto di recente nel suggestivo palazzo Ardinghelli.

Dentro il Palazzetto dei Nobili affacciato sulla splendida piazza Santa Margherita, troviamo invece la performance di Chiara Camoni, mentre nel chiostro di Palazzo Cappa Cappelli, sul corso principale, c’è Jacopo Benassi. Da Førma Bakery, in via Fortebraccio, sotto la scalinata della Basilica di San Bernardino (l’organo monumentale è imperdibile), Luca Trevisani dà vita all’azione scultorea panpestato, mentre Darren Bader fa una performance nello studio dell’artista Marcello Mariani, il cui ricordo è vivo nel cuore di molti. La visita continua tra i palazzi, in particolar modo a Palazzo Rivera, altri cortili e tanti nuovi spazi pubblici – «non contenitori di opere ma generatori di contenuti di per sé», precisa Perrella.

Prendiamo un caffè con gli artisti, andiamo al cinema mentre Ugo La Pietra riceve l’Italics d’oro 2023, in libreria e persino fuori città, nei tanti appuntamenti di Panorama Off: all’Oratorio di San Pellegrino a Bominaco ad esempio o alla Straperetana a Pereto grazie alla galleria Monitor (che è anche a Roma e a Lisbona), senza dimenticare il Museo Laboratorio a Città Sant’Angelo con Giuseppe Stampone e ArteParco a Pescasseroli nelle faggete vetuste, sito Unesco.

Foto: © Louis De Belle / ITALICS

Capiamo così l’omaggio a Bracha L. Ettinger con il titolo Wit(h)nessing scelto per questa edizione «che estende il concetto di testimonianza allargandola dalla dimensione individuale a quella collettiva e partecipativa».

«La pittura – ci disse anni fa al Castello di Rivoli l’artista visiva e psicoanalista israeliana – assomiglia alla psicoanalisi perché può essere una forma di cura» e a L’Aquila, questo è sicuro, se ne apprezza ancora di più il valore.

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