La redazione segnala

Un anno dalla scomparsa di Letizia Battaglia

«La signora deve passare».
E a dirlo era Boris Giuliano alla sua squadra, mentre la signora si dimenava per riuscire a scattare le sue fotografie. Lavorava per il giornale L’Ora di Palermo e mai nessuno faceva passare quel caschetto indimenticabile sotto le cordate di polizia, giornalisti e avventori. E l’unico modo per farla smettere era soddisfare il suo grandangolo: in redazione non si tornava di certo a mani vuote. In caso contrario, urlava. Letteralmente.

Quella signora era Letizia Battaglia.

È passato un anno dalla notizia della sua scomparsa. Un anno senza una lente metodica e precisa, unica, pronta a raccontare il mondo. Battaglia è stata definita la fotografa della mafia, ma lei amava sottolineare che era uno stigma che le avevano messo addosso gli altri. E, semmai, lei era la fotografa contro la mafia. È passata alla storia la foto che scattò all’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre tirava via dall’automobile suo fratello Piersanti, senza vita. Le sue fotografie scandagliavano il perbenismo e l’omertà, erano come frasi che non necessitavano di complementi, raccontavano senza inutilità la sua Sicilia, la sua Palermo diventata un far west sempre più ingordo di morte.

Tanto che quell’assenza di vita, quell’olezzo di morte perenne la colpì dritta quando a pagarne le spese furono Falcone e Borsellino. In quei luoghi non ci andò, perché la sua psiche non avrebbe retto ulteriormente. La sua città amata che si trasformava in un cimitero di giusti lasciati per le strade, senza poter guardare il marcio che perde e viene stanato.

Dopo un periodo lontana dall’obiettivo, ritorna a fotografare, le donne su tutti. Nelle bambine c’era lo sguardo della possibilità senza confine, della delusione che ancora non ha radicamento vero. Nelle donne si riconosceva per quell’opposizione recalcitrante del ruolo imposto loro dalla società. Le contemplò attraverso i giochi di lenti, perché più armoniche, con i loro corpi bellissimi: le inneggiava le donne, le incoraggiava a sentirsi belle. Fu una delle prime a cercare di renderle fiere proprio con i suoi negativi, provando a convincerle che non era sotto l’occhio degli uomini che il giudizio sarebbe pesato, ma sotto il loro stesso sguardo. Quando le ritraeva in macchina voleva che si sentissero libere, ha sempre inneggiato al loro coraggio. Così come aveva sempre dovuto battersi per il suo, di coraggio.

Quando aprì il centro dedicato alla fotografia, con il benestare del sindaco Orlando, i giornalisti non alzarono il plauso ma gli chiesero «Picchì idda?». Come se fosse una domanda che aveva bisogno di risposta.

Ma lei ci ha fumato su.
E avrebbe continuato a farlo, avrebbe acceso un’altra sigaretta, si sarebbe tinta ancora i capelli di colori vivi e avrebbe cercato la prossima vibrazione di vita da cogliere dietro la sua macchina.

Un anno dopo e ancora e ancora, senza fermarsi mai, senza smettere di guardare.

La signora deve passare.

Letizia Battaglia in mostra

Alcune delle fotografie di Letizia Battaglia sono esposte nella mostra Letizia Battaglia. Testimonianza e narrazione, a Trani dal 31 marzo al 31 maggio 2023

I libri per approfondire la figura di Letizia Battaglia

La mia Battaglia. Conversazioni con Letizia Battaglia

Di Franco Maresco | Il Saggiatore, 2023

Diario

Di Letizia Battaglia | Castelvecchi, 2022

Volare alto volare basso. Conversazioni, ricordi e invettive

Di Goffredo FofiLetizia Battaglia | Contrasto, 2021

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